Mostre 2021: l’arte dell’incisione

Capelli sempre rigorosamente tirati all’indietro, per poter vedere meglio quando lavorava, china al tavolino, e vestiti un po’ vezzosi, con qualche fiorellino: Federica Galli, tra le più importanti esperte di arte incisoria e grafica in Italia, era così. Non si curava di apparire un po’ provinciale. Voleva essere sé stessa.

Veniva da Soresina, profonda provincia padana e il paesaggio della bassa, lei che poi “sposerà” Milano (e il liceo artistico e l’Accademia di Brera e Giovanni Raimondi, caporedattore del Corriere della Sera), non lo ha mai dimenticato. È nata nel ‘32 ed è venuta a mancare dodici anni fa, predisponendo una fondazione che porta il suo nome per conservare l’archivio di una vita dedicata all’arte dell’incisione (quasi 900 opere): dentro troviamo decine di cascine e alberi (quando di green quasi nessuno voleva sentir parlare) e poi Milano, tanto amata, e Venezia, la Sublime.

La chiesa rossa, 1989
La chiesa rossa, 1989

Cento dei suoi migliori lavori sono ora allestiti a Palazzo Morando, in via Sant’Andrea d Milano: nel cuore del quadrilatero della moda, con una vetrina su strada da cui si scorgono le notevolissime grafiche, Federica Galli. Green Grand Tour, è la mostra di cui abbiamo davvero bisogno e che aprirà non appena le disposizioni governative lo permetteranno. Speriamo presto.

L’ha curata Lorenza Salamon, che la stessa Galli ha voluto a capo della sua fondazione («L’ho saputo dal notaio, il giorno del funerale dell’artista: mi aveva ‘studiata’ e aveva deciso che potevo farlo», racconta Salamon) e ci restituisce la freschezza e la potenza di una figura davvero moderna. Una che – tanto per raccontare qualche dettaglio – veniva da famiglia piccolo borghese ma che non si preoccupava, ventenne, di prendere il treno ed andare ad Amsterdam, da sola, dormendo in ostello e senza parlare una parola di inglese, perché voleva vedere una mostra su Rembrandt, sua ossessione. Una che fece di tutto per convincere i genitori a frequentare il liceo artistico e poi l’Accademia e, una volta lì, dopo essersi diplomata con Carrà e De Dominicis, “le star del momento” a Brera, stupì tutti e si dedicò all’incisione, snobbando la più facile pittura. Una che si sposò sì con un giornalista affermato, con cui fece coppia tutta la vita (e niente figli: «Non avrei avuto tempo per il mio lavoro», diceva), ma senza mai passare come “la moglie di”.

Via Scaldasole, 1989
Via Scaldasole, 1989

Colta, franca, acuta, curiosissima, ha avuto amiche come Natalia Aspesi ed Edgarda Ferri. Ha sempre seguito la sua strada, studiando l’arte incisoria a dovere e imprimendo con abilità estrema il suo spirito sul paesaggio, rurale o cittadino, che ha ritratto.

Lo cogliamo nelle cento opere esposte, scandite in dieci sale, dove l’originale e colorato allestimento di Michele Piva esalta il bianco e nero dei lavori: il Grand Tour di Federica Galli parte dagli spazi pianeggianti della pianura lombarda, le cui architetture rurali paiono moderne cattedrali, approda tra le “foreste” della bassa e quelle cittadine, come il bosco di Albairate, appena fuori Milano, e poi ancora si sofferma sulla sua città d’elezione, di cui coglie la miseria delle case di ringhiera dopo i bombardamenti e poi la voglia di riscatto e di ricostruzione, per finire con le vedute perfette, quasi oniriche, di Venezia.

Mostra necessaria, questa, perché racconta la vicenda umana e professionale di un’artista che ha anticipato canoni di bellezza oggi così tremendamente attuali: l’armonia sta nelle piccole e grandi cose che ci circondano. Sta in una cascina operosa, in un cantiere metropolitano, in un albero dalle fronde ampie. La bellezza sta negli occhi di chi sa osservare, con lentezza e perserveranza, il mondo.

Informazioni sulla mostra

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant’Andrea 6, Milano – spazi espositivi piano terra – fino al 27 giugno

Il progetto grafico è a cura di Francesca Habe

Villa Reale
Villa Reale
Federica Galli ritratta da Gianni Berengo Gardin
Federica Galli ritratta da Gianni Berengo Gardin