Attenzione, l’account in oggetto provoca alto tasso di dipendenza
Andate su Instagram e cercate @accidentallywesanderson.
Il profilo è stato aperto poco più di tre anni fa dall’americano Wally Koval, esperto di marketing, e dalla moglie Amanda e, all’apparenza, raccoglie una serie di fotografie di paesaggi e di interni.
Ora scrollate per bene: che cosa notate?
Le foto, geolocalizzate in luoghi vari da mezzo mondo, sono molto diverse tra loro e apparentemente collegate da nulla se non dal sapore “casualmente wesandersoniano” che le contraddistingue. Probabilmente vi stiamo indicando un profilo che, se siete appassionati di viaggi o di fotografia, già conoscete o che avete già visto repostato da altri vostri. Non c’è da stupirsi: in poco tempo @accidentallyweanderson ha superato un milione e trecentomila follower.
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Gente che non solo mette cuoricini e commenti ma che, da ogni latitudine, invia il proprio contributo sottoforma di foto. Sono scatti di edifici, paesaggi, casette, moli, macchine, campanili, teatri, bar dal sapore bizzarro. Non un bizzarro qualunque, ma quel tipo di atmosfera che si trova nei film del grande regista texano: qualcosa che nei toni pastello ricorda Grand Budapest Hotel e nelle atmosfere di viaggio la pellicola The Darjeeling Limited.
Sono immagini che, dall’Alaska a Taiwan, hanno un non so che di favolistico, costruite come sono attorno ad attente geometrie e punteggiate di colori (uno su tutti: il rosa). Se frequentate (e speriamo di poterci presto tornare) la Fondazione Prada di Milano, pensate al Bar Luce che proprio da Anderson è stato progettato (se non ci siete mai stati, eccolo qui).
Il profilo @accidentallyweanderson vive così grazie a chi lo segue (a proposito: se siete dei cultori della carta, Koval ha da poco pubblicato anche un volume che raccoglie gli scatti migliori, con il suo primo posto in copertina. Sono 369 pagine di puro piacere, una specie di atlante finemente rilegato dall’editore Voracious). Su Instagram disegna ogni giorno una geografia tutta wesandersoniana grazie ai contributi dgli appassionati del regista texano che si struggono per quel suo immaginifico mondo fatto di gusto retrò e tocco glam, colori pastello e geometrie studiate, atmosfere senza tempo ma mai “già viste”.
Ma lui, il diretto interessato, che ne dice?
Ufficialmente non ha rilasciato dichiarazioni sulla pagina Instagram né commenti, ma ha accettato di scrivere la prefazione al libro in cui si legge: «Le fotografie di questo libro sono state scattate da persone che non ho mai incontrato, ritraggono luoghi e cose che non ho, quasi senza eccezioni, mai visto. Ma devo dirlo: ho intenzione di farlo».
Accidenti, Wes Anderson, come si fa a non amarti?