Artefatto, per l’Enciclopedia Treccani, è un’opera che deriva da un processo trasformativo intenzionale da parte dell’uomo. Ma, sempre per la stessa enciclopedia, artefatto è anche qualcosa di fatto con artifizio, artificioso, adulterato. Una parola, diversi significati e soprattutto diverse accezioni intorno a cui ruotare, con piedi e cervello, alla ricerca di un nuovo punto di vista. Magari con due guide tanto eccellenti quanto inattese come Francesco Bonami e Costantino della Gherardesca.

Artefatti, il nuovo podcast con protagonisti proprio il critico d’arte e curatore e l’intellettuale pop per antonomasia, in fondo vuole essere proprio questo: un mo(n)do diverso di concepire l’arte e gli artisti per estrarla e astrarla dai suoi circuiti d’elezione. O, per meglio dire, dalla sua  comfort zone. 10 puntate da 30 minuti l’una, a cadenza settimanale e gratuitamente disponibili su iTunes, Spreaker e su tutte le principali piattaforme, organizzate per temi per parlare di gallerie, professionisti, artisti e opere in scienza e conoscenza grazie alle opinioni tranchant di Bonami e della Gherardesca (che oltre a essere un appassionato è anche collezionista d’arte).

Artefatti è prodotto da Kidney Bingos, società di produzione fondata da Costantino della Gherardesca   ed è scritto da Costantino della Gherardesca, Francesco Bonami e Pasquale La Forgia.

Abbiamo intervistato i due autori.

Come nasce l’idea di un podcast?

Costantino della Gheradesca: “Ho conosciuto Francesco Bonami quando ho presentato un suo libro sull’arte nell’era del selfie,  si è creata immediatamente un’intesa umana tra di noi. Io sono molto sensibile a quello che mi circonda, soprattutto le persone, e Francesco mi rallegra, mi mette di buon umore, specialmente quando mi prende in giro. Ho subito trovato fondamentale fare qualcosa con lui, anche solo per passare del tempo insieme, ed ovviamente ci accomuna la passione per l’arte. Francesco è un grande esperto, ne ha viste di tutti i colori e la sua disillusione si scontra allegramente con il mio entusiasmo da giovane collezionista.“

Francesco Bonami: “Da un’imprevedibile sintonia e allora se ci piace chiacchierare assieme meglio parlare di arte che di vino”

Francesco Bonami (© Federica Turrin)
Francesco Bonami (© Federica Turrin)

E perché proprio un podcast?

Francesco Bonami: “Costantino dice che funziona meglio di un programma radio. Io mi fido di lui… anche se non dovrei.”

Costantino della Gheradesca: “Il podcast è una forma di comunicazione ideale per approfondire, molto più intima della televisione a cui sono abituato, direi ideale per l’arte concettuale piena di aneddoti e teorie che mi appassiona.”

Qual è lo stato dell’arte in Italia?

Francesco Bonami:”Interessante che vuol dire tragico ossia siamo ossessionati dal personale dal materiale dal locale”

Costantino della Gheradesca: “Lo stato dell’arte contemporanea in Italia è disastroso, anche se confrontato alle realtà di nazioni con molti meno mezzi della nostra. Sicuramente le migliori realtà, come la Fondazione Prada, sono iniziative private che poco hanno a che fare con lo Stato.”

Costantino della Gherardesca (© Federica Turrin)
Costantino della Gherardesca (© Federica Turrin)

E c’è dell’arte nello Stato in Italia?

Francesco Bonami: “Non direi. Tempo fa era in mano agli ambasciatori… tipo tale Vattani amava Pomodoro. Plessi e molto peggio”

Costantino della Gheradesca: “Se per “Stato” si intende l’apparato burocratico statale che gestisce musei etc. Direi che è uno dei problemi principale per l’arte contemporanea in Italia, l’arte deve avere spazi cosmopoliti in cui viaggiare attraverso nazioni, Cornel West direbbe non sono importanti solo le radici dell cultura ma anche strade su cui poter viaggiare attraverso continenti.”

Quanto è importante, oggi, tornare a parlare di arte fuori dai circuiti dell’arte stessa?

Costantino della Gheradesca: “Molto. Per me questo vale non solo per l’outsider art, ma anche per il fatto che i fenomeni di espressione politica e cambiamento sociale più interessanti avvengono fuori dai musei e dalle istituzioni dell’arte. Le migliori realtà artistiche sono composte, attualmente, da collettivi; da realtà di gruppi di persone che lavorano assieme per analizzare e trasmettere fenomeni di cooperazione e di scambio di idee, rispecchiare realtà migratorie e nuove crescite economiche e culturali in nazioni precedentemente soggiogate dall’imperialismo culturale occidentale.”

Francesco Bonami: “Fondamentale!  C’e’ gente interessata all’arte e all’arte contemporanea se si lascia la palla solo agli specialisti si buttano in pasto tutte queste persone al populismo di Banksy, Kaws, Aiweiwei, Marina Abramovic”

Costantino della Gherardesca (© German Larkin)
Costantino della Gherardesca (© German Larkin)

Il podcast si chiama Artefatti. Mi viene da pensare, vedendo il panorama artistico attuale che il titolo si riferisca più agli artisti che alle opere. Che ne pensate?

Costantino della Gheradesca: “Il titolo in realtà è più una satira sul critico ed il collezionista, ovvero Francesco ed io, su quanto si possa essere contorti quando si parla il linguaggio del mondo dell’Arte.”

Francesco Bonami: “Si parla di artisti ma anche di opere specifiche. È un ping pong”

Il mercato dell’arte contemporanea è davvero, come vuole la vulgata, una grande bolla in procinto di scoppiare?

Francesco BonamI: “È già in parte scoppiato ma ci saranno altri con fiato fresco per gonfiarlo di nuovo”.

Costantino della Gheradesca: “Più che scoppiata è sepolta, dentro i contenitori spesso in zone duty free dove i collezionisti che comprano l’arte per investimento capitalista tengono le opere. La miglior arte è composta, come dicevo, da rapporti interpersonali.”

Costantino della Gherardesca (© German Larkin)
Costantino della Gherardesca (© German Larkin)

german larkin

Come si distingue l’arte dal “costoso merchandising in edizione molto limitata” che ogni tanto viene spacciato per essa?

Francesco Bonami: “L’arte è un’idea, un pensiero, una stronzata. A volte diventa opera a volte merchandising”

Costantino della Gheradesca: “Il costoso merchandising non è espressione di vita, di crescita, e di scambio culturale, ma solo di co-branding. Il co-branding ricorda la prima pop-art, solo che allora era tra l’ironico e lo storiografico, una critica della massa di brand che ci travolge al supermercato, nel senso ampio del termine. Abbiamo una puntata del podcast dedicata al tema: Arte al Supermercato.”

Se volessi dare vita alla mia personale collezione d’arte, da cosa consigliereste di partire?

Costantino della Gheradesca: “Qualcosa che senti tuo, qualcosa che ti illude di avere libero arbitrio nella vita.“

Francesco Bonami: “Da un poster di Banksy …puoi solo migliorare”

Grazie, o forse per colpa (non sta a me giudicare), dei social network e di piattaforme come Twitch, dopo decenni di concettualismo e immaterialità dove la didascalia aveva preso il posto dell’opera, stiamo forse ritornando ai tempi dell’arte “performativo-estetica”, quella in cui il gesto di creazione è circense (o pacchianamente magistrale) e viene premiato da un pubblico desideroso di spettacolo: il dipinto si fa fotorealistico, la scultura è sovradettagliata, la fotografia coglie istanti involontariamente “comici” o cose simili. Siamo di fronte a una semplice  de-evoluzione o sta accadendo qualcosa di più (drammatico)?

Francesco Bonami: “Devoluzione è una parola che potrebbe piacere a Costantino io non so cosa voglia dire ma nemmeno lui. L’arte deve raccontare una storia in poco spazio fisico e temporale se ci riesce non importa come dove perché… ben venga, è una questione di decreazione”.

Costantino della Gheradesca: “Nell’arte, nella miglior arte, il social network sta tornando ad avere il suo significato originale, e cioè quello di una rete di persone che comunicano, scambiano informazione e quindi creano valore nella data economy. La migliori nuova arte, ribadisco, è composta da social network fuori da quelli corporate della Silicon Valley, reti di persone che si incontrano attraverso il pianeta con un obbiettivo comune. E non casse di risonanza per sentimenti frettolosi, non aggregati di indignazione e violenza.”

Chi ucciderà l’arte? E chi la farà risorgere?

Costantino della Gheradesca: “Nessuno ha mai realmente ucciso l’arte, è solo stata persa di vista,  e i bisogni primari dell’essere umano la faranno risorgere, speriamo anche in Italia così come sta avvenendo intorno alla Tate Modern ed istituzioni simili che mettono in piedi sempre più iniziative sociali.”

Francesco Bonami: “Noi”.