Berthe Marie Pauline Morisot (Bourges, 14 gennaio 1841 – Parigi, 2 marzo 1895) fu la femme impressionniste in un secolo in cui le donne erano ancora estromesse dalle Accademie. Fortuna volle che la prestigiosa famiglia scelse di affidarne il talento al grande Camille Corot che, sin da adolescente, la condusse all’esercizio della pittura en plein air.
Donna riservata, silenziosa e molto intelligente, scrutò la realtà e intuì i cambiamenti della pittura europea. Il suo nome è spesso legato al grande Eduard Manet, cognato e punto di riferimento artistico che la ritrasse nel 1872. Nel ritratto la luce è intensa ma laterale, gli occhi verdi sono profondi e neri come l’abito e il cappello, il suo sguardo fisso è quasi ipnotico. Paul Valery nel 1932 scrive: «Nell’intera produzione di Manet non c’è nulla che eguaglia il ritratto di Berthe Morisot».
Nello stesso anno la pittrice a sua volta ritrae sua sorella Edma mentre guarda con tenerezza la piccola Blanche in Culla. Esporrà questa tela alla mostra impressionista del 1874, unica donna del gruppo famosissimo, e si confronterà con gli amici-colleghi alla ricerca di sapienti accordi cromatici e soluzioni compositive che enfatizzano la forza rivelatrice della luce naturale. In quest’opera è evidente come il focus della composizione sia il velo sulla culla che ci estromette completamente da questo momento intimo.
La grande abilità di Morisot fu proprio quella di rendere attraverso la pittura gli stati d’animo delle donne che amava ritrarre. Visse all’ombra dei grandi pittori impressionisti francesi, ma questo fu per lei un vantaggio perché le diede la possibilità di sganciarsi man mano da quella sua maniera di immortalare luce e colori, per sperimentare e anticipare un nuovo linguaggio artistico.
Nel 1892 ritrae la figlia Lucie Leon al piano immersa nel fondo blu che l’avvolge e quasi l’assorbe, come la musica che evidentemente sta risuonando nella stanza. Le pennellate sono lunghe e veloci, irregolari seguono l’emozione del momento che, come in una foto, viene velocemente impresso nell’opera. Il dipinto rimanda da un lato ai ritratti di Renoir e dall’altro a Matisse, lo sguardo di Lucie è lo stesso che Berthe ha nel ritratto di Manet, ma qui volutamente non trapela nessun riferimento emotivo. La protagonista non è la giovane pianista ma la musica che lei sta suonando, ogni nota è diventata una pennellata che si distende, sale e scende, balza e si acquieta restando sospesa nell’aria.
Il colore e l’emozione che esso esprime sono il campo di ricerca degli ultimi anni della breve vita di Berthe che terminerà a soli 54 anni nel 1895, alle porte del nuovo secolo che le avrebbe di sicuro riconosciuto la grandezza e il talento spesso messo in ombra dai colleghi del sesso forte.
Il Novecento sarebbe stato il secolo ideale per lei che aveva saputo mostrare e celare una grande sensibilità, consapevole che i tempi non erano ancora maturi per comprendere che un donna è cuore, cervello e soprattutto grande intuito, prima di essere moglie e madre.
Felicia Guida per MIfacciodiCultura
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