Colori vivi e chiaroscuri dorati: l’arte di Gustave Moreau, precursore del Simbolismo

Colori vivi e chiaroscuri dorati: l’arte di Gustave Moreau, precursore del Simbolismo
Colori vivi e chiaroscuri dorati: l'arte di Gustave Moreau, precursore del Simbolismo
Gustave Moreau
Edipo e la Sfinge (particolare), 1864

L’arte di Gustave Moreau si potrebbe definire perturbante: le sue immagini oniriche ed ambigue preannunciano quello che sarà il Simbolismo e il Surrealismo, colpendo non solo gli spettatori ma anche gli artisti a lui contemporanei.

Moreau nasce a Parigi il 6 aprile 1826. Fin da giovane, grazie agli interessi del padre architetto, ha modo di studiare in un’ampia biblioteca avvicinandosi così alla cultura umanistica classica. Il crescente interesse verso la mitologia di Ovidio, la poesia di Dante Alighieri, la pittura di Leonardo da Vinci ed i grandi trattati di architettura di Vitruvio e Leon Battista Alberti, culminò in un viaggio in Italia nel 1857, dove visitò Roma, Firenze e Venezia e conobbe l’arte classica e copiò avidamente le opere dei maggiori artisti rinascimentali, in particolare Michelangelo e Mantegna.

Il suo maestro spirituale fu il pittore Theodore Chasseriau che, con grande forza coloristica, coniugava il Romanticismo alla pittura storica e biblica. Gustave Moreau, colto letterato e influenzato dalle stampe giapponesi, viste sicuramente a Parigi nel 1869, fu precursore ed anticipatore del movimento simbolista, testimone della cultura decadente nella sua vita così come nelle opere, e si dedicò allo spirito e alla rappresentazione degli aspetti più oscuri e sconosciuti dell’animo umano con colori vivi e chiaroscuri dorati, dal forte impatto visivo e cromatico. Le diverse tematiche come il mito classico, la Bibbia, la cultura cristiana, la spiritualità orientale, furono rappresentate con cura maniacale. Ogni opera era infatti preceduta da numerosi schizzi a matita, anche dal vero, oppure ripetuta più volte in maniera ossessiva, con piccole variazioni, tanto da alimentare le dicerie sul suo presunto uso costante di oppio.

Gustave Moreau
Orfeo, 1865

Nel 1853 illustrò per il Salon una scena del Cantico dei Cantici, ma fu con Edipo e la Sfinge, opera enigmatica esposta nel 1864, che ottenne il plauso della critica ed il suo primo successo artistico.

In Moreau la mitologia in particolare ebbe un ruolo determinante, in quanto unica via per svelare l’inesprimibile. Nell’opera del 1865 Orfeo, la testa del poeta giace sulla sua lira, mentre una giovane ragazza dall’abito orientaleggiante, partecipe al dolore, guarda la scena con tristezza e trasporto. L’atmosfera sembra quasi surreale, ultra-terrena, il clima mistico ed onirico richiama alla meditazione con colori rarefatti e pennellate luminose; in basso prendono posto dei gusci di tartaruga, simbolo della lira, mentre in alto a sinistra vi è un gruppo di flautisti, che rappresentano l’importanza della creazione artistica, in continua rinascita e mutamento.

Gustave Moreau divenne ben presto il pittore di Salomé, proprio per la frequenza con la quale rappresentò l’iconografia in acquerelli, disegni e dipinti. Salomè, figlia di Erodiade e di Erode Filippo I, come testimoniato nei Vangeli di Marco e di Matteo, a seguito di un ballo in un banchetto chiese ad Erode Antipa la testa di Giovanni il Battista in un vassoio, come ricompensa. Nelle prime opere la principessa biblica è colta sempre nell’atto di sollevare sensualmente il braccio come se iniziasse a ballare da incantatrice; nel dipinto del 1872 la ragazza, invece, è raffigurata in prigione con una rosa in mano, mentre pensierosa attende la brutale esecuzione del Battista.

Gustave Moreau
L’Apparizione, 1875

Negli anni a seguire, a causa di un periodo molto tormentato in cui Moreau si sottopose a trattamenti terapeutici per la cura di malattie nervose nelle stazione termale di Neris-le-Bains, le angolazioni, così come i momenti, cambiano. Adesso sono rappresentate le Apparizioni del profeta. Nell’acquerello del 1875 la testa del Battista decapitata domina la scena e brilla sospesa, circondata da fasci di luce dorata, quasi come fosse una visione onirica. Nella misteriosa opera, ripresa in più versioni, emerge con prepotenza il conflitto interiore della donna, lacerata dai sensi di colpa; simbolo di amore e morte, dolcezza e lussuria, amorevole creatura che porta l’uomo alla perdizione dopo averlo ammaliato.

A tal proposito, il pittore stesso scrisse:

Questa donna, fantastica, annoiata, con la sua natura animale dandosi il piacere di vedere il suo nemico colpito, non particolarmente forte per lei, perché lei è così stanca di vedere soddisfatti tutti i suoi desideri. Questa donna, che cammina con nonchalance in una maniera vegetale e bestiale, attraverso i giardini che sono appena stati macchiati da un delitto orribile, che ha spaventato lo stesso boia e che lo fa fuggire distratto. 

Il momento rappresentato infatti potrebbe essere quello che precede la danza, così come quello del devastante rimorso della fanciulla.

Moreau morì a Parigi il 18 aprile 1898, lasciando una grandissima eredità: il Museo Gustave Moreau, predisposto dallo stesso artista nella sua casa di Rue de la Rochefoucauld, che custodisce più di 1400 opere tra tele, acquerelli e schizzi.

Valentina Certo per MIfacciodiCultura

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