Simone De Beauvoir ed Elisabeth “Zaza” Lacoin si conoscono sui banchi di scuola, negli anni del primo conflitto mondiale. L’attrazione reciproca e l’intesa spirituale tra le due giovani sono immediate e incideranno profondamente sulla vita di entrambe. Nasce così un’amicizia che si fortifica anno dopo anno, fin quando Zaza muore a soli ventidue anni, nel novembre del 1929. Il loro lungo rapporto, intenso ed enigmatico, ha forgiato il carattere anticonformista e battagliero di Simone De Beauvoir: anche grazie agli ostacoli che quell’amicizia è costretta a superare, infatti, De Beauvoir è spinta a diventare un simbolo della rivendicazione dei diritti delle donne e delle battaglie contro gli stereotipi di genere. Assistere alla vita infelice della sua amica, vessata da una madre tirannica e costretta ai dettami della società borghese e conformista dell’epoca, svolge una vera e propria funzione pedagogica nella vita di De Beauvoir. Di Zaza, la scrittrice francese parlerà nella sua famosa autobiografia Memorie di una ragazza perbene, ma solo dopo aver trasposto la storia in una novella, oggi contenuta nel libro Le inseparabili, che riporta alla luce un racconto inedito scritto nel 1954. Il manoscritto è stato ritrovato da Sylvie Le Bon, figlia adottiva di De Beauvoir e autrice della postfazione del libro.
Prima di essere la storia di un’amicizia, Le inseparabili è il racconto struggente e catartico di una perdita. Nel saggio Amore e orgasmo, lo psicoanalista Alexander Lowen scrisse che “La conoscenza dell’amore implica la conoscenza del paradiso perduto”, sostenendo che solo dopo aver perso l’amore si può avere piena coscienza del suo significato. Ed è questo che accade a Simone De Beauvoir, che solo dopo la scomparsa di Zaza realizza di averla amata visceralmente. Per Simone, ancora immatura, perdere Zaza rappresenta uno spartiacque importante, molto più dell’avvento della loro amicizia. Il lutto è l’occasione per elaborare un sentimento alimentato per anni, ma rimasto in parte taciuto per pudore e inconsapevolezza. Dopo la morte di quella giovane brillante e dal destino infelice, Simone sente il bisogno di sublimare il suo sentimento attraverso l’arte; nasce così una novella che racconta l’amore tra Sylvie e Andrée, rispettivamente Simone e Zaza, che si accompagneranno reciprocamente nella faticosa ricerca di se stesse.
Quando conosce Zaza, la scrittrice è catturata dall’intelligenza vivace di quella ragazzina poco più grande di lei. La giovane De Beauvoir non resiste alla tentazione di stare sempre intorno all’amica e la venera a tal punto da sviluppare una leggera invidia. Come Simone, Zaza ama lo studio ed è brava a scuola; diversamente da lei, però, mostra di avere molteplici talenti e forti passioni che le impediscono di rimanere ferma a contemplare la vita. Nell’ambiente conservatore in cui la piccola De Beauvoir è costretta a vivere, Zaza spicca per il suo anticonformismo, le idee già chiare e un piglio insolito per una ragazza di quell’età. Simone osserva adorante quell’amica così matura e consapevole, che pare aver già trovato le risposte agli interrogativi tipici dell’adolescenza. Sylvie dice: “durante l’infanzia e l’adolescenza il mio corpo aveva avuto le sue fantasie, ma né la mia solida conoscenza teorica né la mia scadente esperienza riuscivano a spiegarmi quali legami unissero le diverse manifestazioni della carne alla tenerezza e alla felicità. Per Andrée, tra cuore e corpo esisteva un passaggio a me ancora del tutto misterioso”. Zaza sembra così piena di talento e di acume da bastare a se stessa, ma in realtà la giovane nasconde un’insicurezza cronica, sviluppando una fame d’amore che nessuno riuscirà ad appagare.
Quello che Sylvie prova per Andrée è un mix di affetto e desiderio: pur non riuscendo a dare un nome al proprio sentimento, la giovane De Beauvoir sente di voler trascorrere tutto il suo tempo con l’amica. Lunghe chiacchierate sulla letteratura e sulla vita alimentano la sintonia tra le due giovani, scandendone le fasi della maturazione. Nonostante il loro legame, però, Zaza mostra di non ricambiare appieno il desiderio che Simone prova per lei, mantenendo sempre un certo distacco. Simone sperimenterà quindi, suo malgrado, il sentimento della gelosia, che proverà non solo per i giovani amori di Zaza, ma addirittura per il violino che lei suona con tanta passione. Ma il vero amore di Zaza, un sentimento smisurato e morboso che le toglierà pian piano ogni energia vitale, sarà sempre quello per sua madre, Madame Lacoin.
Le tribolazioni amorose, che la toccano fin dalla prima adolescenza, contribuiscono all’infelicità della ragazza; e anche in questo caso è la madre, che pensa di poter decidere del suo futuro, ad allontanarla dai suoi grandi amori. Da ragazzina sfrontata, sveglia e curiosa, la giovane Zaza diventa la peggiore nemica di se stessa; soffoca il suo animo sognatore, piegandosi al volere di una famiglia che guarda con sospetto ogni sua passione. Madame Lacoin è una donna subdola e autoritaria, capace di manipolare la figlia senza mai alzare la voce. Zaza fa tutto ciò che lei le domanda di fare ed è così vessata dalle sue richieste da ignorare del tutto i propri bisogni. Simone assiste la sua amica mentre, ormai cresciuta, sopprime la propria vitalità in cambio di una vita di inutili sacrifici e punizioni autoinflitte. Timorata di Dio, fagocitata da rigide regole sociali e familiari che cancellano la sua natura indipendente, Zaza diventa presto ciò che sua madre ha forgiato: una creatura che reprime ogni impulso, schiacciata sotto il peso di un Super-io mortificante. A vent’anni Zaza è già stanca di vivere, ma mai stanca di essere la figlia perfetta. Accetta così, più o meno consciamente, di sfiorire, per rassegnazione o incapacità di immaginare un futuro migliore, nascondendo la propria infelicità dietro un sorriso forzato e un comportamento costantemente espiatorio. La sua sensibilità e curiosità, che facevano di lei una ragazza fuori dal comune, vengono annichilite da una realtà gretta e uniformante.
Nelle lettere che invia a Simone Zaza rivela tutto il proprio dolore e una forte insofferenza. Il 3 settembre del 1927 scrive: “So per esperienza che ci sono momenti in cui nulla può distrarmi da me stessa, e che divertirmi diventa allora un vero supplizio”. In alcuni momenti, la giovane donna manifesta il suo bisogno di solitudine; in altri invece sembra soffrire per un isolamento esistenziale e si aggrappa al conforto che le porta il carteggio con l’amica. Se, quando erano molto piccole, Simone sembrava essere dipendente da Zaza, una volta cresciute il rapporto si ribalta. “Sono spesso insieme a Lei malgrado la distanza” scriverà ancora Zaza, dopo aver rivelato di essersi inferta intenzionalmente un colpo d’ascia al piede, un gesto apparentemente incomprensibile, che la ragazza giustifica col bisogno di sottrarsi a un’escursione nei Paesi Baschi, organizzata da alcuni amici. Dopo aver ricevuto l’invito alla gita, infatti, Zaza realizza di non avere alcuna voglia di andare. Incapace, però, di prendersi la responsabilità di declinare l’invito – temendo così di deludere delle persone a lei molto care – la ragazza preferisce procurarsi del dolore fisico. Così, ferendosi al piede, Zaza trova il pretesto per rimanere a casa e godere, durante la convalescenza, di quel silenzio e di quella solitudine di cui è sempre più avida. Disposta a farsi del male pur di non ferire gli altri coi propri desideri, Zaza continua a scrivere a Simone, l’unica persona che sembra capace di mostrare comprensione per i suoi stati d’animo. Ma solo due anni dopo, la morte inaspettata di Zaza pone fine alla corrispondenza. Elisabeth “Zaza” Lacoin muore il 25 novembre del 1929, a causa di un’encefalite virale.
Sarà anche grazie alla storia di Zaza che Simone sentirà il bisogno di liberarsi dalle proprie catene. De Beauvoir, da quel momento, smetterà infatti di guardarsi con gli occhi degli altri e inizierà a “salvarsi nella mente e nel corpo”, come avrebbe voluto l’amica. Per amore di Zaza, molti anni prima, Simone si era spogliata del proprio orgoglio e si era votata al sentimento; nel suo ricordo, la futura intellettuale francese sceglie la strada della libertà di pensiero, non permettendo più a nessuno di interferire con i suoi ideali.
L’articolo Come l’amicizia con Zaza Lacoin trasformò Simone de Beauvoir in un’eroina femminista proviene da The Vision.