«La Giuria ha apprezzato il coraggio di confrontarsi con forza con la storia, senza timori o remore. Il nuovo progetto affronta con grande qualità e con soluzioni innovative le complesse relazioni tra il manufatto di Brunelleschi, il patrimonio archivistico e storico-artistico e le attività connesse, raccogliendo le diverse funzioni in un unico organismo. Gli spazi progettati sono contraddistinti da una chiara identità e riconoscibilità architettonica ed allo stesso tempo risultano perfettamente integrati ed in armonia con la struttura storica esistente». È con questa motivazione che Ipostudio si è aggiudicato il Premio In /Architettura 2020 nella categoria Interventi per la riqualificazione edilizia per il Nuovo Museo degli Innocenti a Firenze.
Una bella sfida, quella che il gruppo di lavoro di Ipostudio – fondato nel 1984 da Lucia Celle, Roberto di Giulio, Carlo Terpolilli, Elisabetta Zanasi Gabrielli, a cui in seguito si sono associati Luca Belatti, Maria Giulia Bennicelli Pasqualis, Panfilo Cionci e Beatrice Turillazzi – ha affrontato. Un confronto diretto con la Storia e con l’Architettura.
L’antico Spedale degli Innocenti, realizzato su progetto di Filippo Brunelleschi, fu inaugurato nel 1445 ma l’inizio del cantiere risale al 1419, sappiamo inoltre che Messer Filippo non realizzò alcun modellino in legno e che si limitò a un semplice disegno dell’insieme. Egli seguì direttamente i lavori fino al 1427 poi passò la mano e, da quel momento in poi, tante sono state le modifiche e gli adeguamenti del progetto originario funzionali alle differenti esigenze che si sono presentate nel corso dei secoli.
Bisogna arrivare alla metà del XIX secolo, per cominciare a preservarne il “decoro”, e agli anni sessanta del XX secolo, per aver la coscienza diffusa che lo Spedale degli Innocenti, il più antico brefotrofio laico in Europa, fosse anche un caposaldo dell’architettura rinascimentale e, quindi, si cominciasse a valorizzarne e recuperarne il valore storico-artistico, demolendo parte delle superfetazioni stratificatesi negli anni e ricercando la linearità delle forme e l’essenzialità stilistica proprie di Brunelleschi.
Lo Spedale degli Innocenti: il progetto museologico di Ipostudio
Nel 2008 venne bandito un concorso internazionale per la riqualificazione degli spazi del museo, che doveva attenersi a un documento realizzato da un gruppo di lavoro composto da amministratori, funzionari della Soprintendenza ed esperti delle varie discipline, che illustrava il progetto museologico.
L’incarico della realizzazione del museo è stato affidato al gruppo Ipostudio che nei successivi due anni ha sviluppato il progetto esecutivo, che ha avuto l’obiettivo principale nella valorizzazione e nella conservazione del patrimonio monumentale artistico e storico-archivistico. Il museo ha così preso forma intorno a tre percorsi tematici, storia, architettura e arte, distribuiti sui diversi livelli dell’edificio. L’inaugurazione risale al 24 giugno 2016.
La storia
La brunelleschiana sala ipogea accoglie la sezione storica che ripercorre le vicende generali dell’assistenza e ripropone la ricostruzione della vita quotidiana nell’ospedale, la cura dei bambini e un centinaio di biografie di “nocentini” che nell’arco di sei secoli sono passati dall’Istituto degli Innocenti: da Agata Esmeralda a Ultimo Lasciati. Fulcro di questa sezione è la Sala dei segni di riconoscimento dove, in un ambiente quasi sacrale, un arredo lineare ed essenziale in legno chiaro avvolge il visitatore proponendo 140 teche a cassetto contenenti ognuna un segno di riconoscimento ottocentesco (medaglie, anelli, pezzetti di stoffa, bottoni…) che le famiglie naturali lasciavano insieme ai bambini che venivano abbandonati per permettere un eventuale futuro loro riconoscimento da parte dei genitori.
L’architettura
Il piano terreno è dedicato al percorso architettonico: attraverso questi spazi, dal loggiato prospicente la piazza passando dai cortili monumentali degli uomini e delle donne, si percepisce la complessità dell’ambiente e le modifiche che hanno permesso il mutamento dal manufatto brunelleschiano verso l’attuale complesso monumentale.
Si svelano i luoghi chiave della vita dell’ospedale – come la finestra ferrata attraverso cui i bambini, nel completo anonimato, venivano, fino al 1875, affidati agli addetto degli Innocenti – e alcune testimonianze artistiche strettamente connesse all’architettura, come la lunetta di Andrea della Robbia raffigurante l’Annunciazione che, originariamente, faceva da coronamento alla pala di Piero Cosimo e oggi murata sopra l’ingresso della Chiesa di Santa Maria degli Innocenti.
Questo percorso consente di conoscere le differenti attività gestite dall’Istituto degli Innocenti che portano ogni giorno centinaia di persone a fruire degli spazi brunelleschiani. Cuore del percorso di visita è l’antico archivio storico che è possibile ammirare attraverso la vetrata scenografica. Qui sono conservati i faldoni che documentano l’attività amministrativa e assistenziale dell’Istituto, dalla sua fondazione al 1950. Questo spazio anticamente era l’antico refettorio ma dal Settecento è stato adibito ad archivio e tutt’oggi mantiene gli arredi lignei originali e i soffitti affrescati.
La pinacoteca
La terza sezione accoglie invece la pinacoteca, che propone acquisizioni, commissioni e lasciti che, negli anni, sono entrati a far parte della collezione dell’Istituto. Gli spazi sono quelli della galleria che corre sopra al loggiato della facciata e che un tempo conduceva al cosiddetto baliatico, che ospitava i neonati appena giunti all’ospedale.
L’attuale allestimento mette in luce opere di notevole valore pittorico (Ghirlandaio, Botticelli, Piero di Cosimo, della Robbia), per lo più a carattere sacro tra le quali diverse pale d’altare. L’odierna sistemazione della galleria ha permesso di ripristinare il collegamento con il coretto delle Balie che accoglie i tondi con i putti di Andrea della Robbia appena restaurati.
Le opere pittoriche spesso di ampie dimensioni sono fissate a pannelli sporgenti inclinati e illuminati da punti luce a led. La singolare scansione degli spazi allestitivi permette di godere le opere singolarmente e non avere alcun disturbo nella visione.
Il Verone
Nel progetto di ristrutturazione dell’edificio è compreso anche il Verone, una terrazza coperta, realizzata nel 1493 e utilizzata come stenditoio del bucato fino al 1895, poi convertita in terrazza di svago per le balie e i bambini quando fu creato il nuovo asciugatoio a vapore sopra la galleria che si affaccia sulla piazza. La terrazza, con una vista mozzafiato sulla città, è stata oggi adibita a caffetteria del museo e dell’Istituto ed è caratterizzata dal pavimento in teck e da pareti trasparenti mobili regolabili a seconda delle condizioni atmosferiche.
L’architettura brunelleschiana permette oggi di integrare le due principali funzioni dell’Istituto, quella assistenziale e quella museale. Inoltre, il progetto di riqualificazione portato avanti da Ipostudio ha permesso di ripristinare il più possibile le linee architettoniche originarie, lasciando spazio a soluzioni semplici e lineari e cedendo a invenzioni personali solo dove davvero necessarie.
Ne scaturisce un’opera innovativa e funzionale che, nel totale rispetto del manufatto rinascimentale, l’ha adeguato alle esigenze contemporanee senza stravolgerne né la vocazione né l’estetica.
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