È un artigiano, e un filologo. Passa le giornate in laboratorio a preparare le parrucche, a far campionature, usa strumenti desueti come il ferro Marcel, “l’antenato del Babyliss”. Se il film è in costume lega i capelli con le fettucce, come si faceva una volta. La sua più grande passione sono i volti, “le facce – trasformarle. Perché in fondo il cinema è un oblò, come amava ripetere il grande maestro Piero Tosi, è fatto di visi”. 

E nel cinema, lui, Francesco Pegoretti, 41 anni e due David di Donatello come migliore acconciatore, ci vive da sempre: figlio d’arte, la prima volta sul set ha 4 anni ed è a Matera con la madre (Alberta Giuliani, anche lei David di Donatello) “Per un colossal ambientato in Israele su Re Davide con Richard Gere. Ricordo ancora gli specchi trucco, che non avevo mai visto, e tutti quei soldati con le armature, mi sembravano enormi”. 

Foto di Greta De Lazzaris

REGINE DE LAZZARIS AKA GRETA

Oggi si divide tra grandi produzioni internazionali come Carnival Row, serie tv con Orlando Bloom e Cara Delevingne di cui sta lavorando alla seconda stagione, e i migliori film italiani – grazie anche a un sodalizio con Matteo Garrone, nato dal Racconto dei Racconti nel 2015, proseguito con Pinocchio (film per cui ha ricevuto la candidatura come Best Makeup and Hairstyling) e i cortometraggi realizzati assieme per DiorLe Château du Tarot, in cui Garrone ha racconta l’Alta Moda della maison attraverso un viaggio onirico e sentimentale nel mondo dei Tarocchi, Francesco ha realizzato ogni acconciatura.

Ci racconta il procedimento creativo che si nasconde dietro alcune pettinature de Le Château du Tarot? 

Siamo partiti dalle Carte Viscontee. La prima cosa che ho chiesto – e che è arrivato subito da Parigi – è stato il campionario dei tessuti e i modelli degli abiti che avrebbero indossato i personaggi, imprescindibili per creare i look. Per La Papessa mi sono inventato una struttura di trecce in alternativa alla soluzione, forse più banale, del cappello papale. 

Foto di Francesco Pegoretti

Per La Luna Matteo aveva trovato l’immagine, di epoca decò, di una donna con una falce di luna in testa. Abbiamo cercato di capire insieme come replicarla, con i prostetici (il trucco con effetti speciali), la scenografia, i costumi, io ho insistito per farla di capelli. Di un bel biondo platino caldo che rispecchiasse la luce lunare. 

Foto Dior Couture SS21 / Matteo Garrone

Per alcuni diademi e accessori, come quelli della Giustizia o della Temperanza ho potuto mandare alcune mie reference alla maison Dior, che li ha disegnati e realizzati divinamente. È

Foto Dior Couture SS21 / Matteo Garrone

 stata una grande opportunità e collaborazione che non capita tutti i giorni. Il rapporto con Maria Grazia poi, è stato lavorare con una persona eccellente. 

La protagonista ha i capelli rosa. Un colore inusuale, forse, per l’Alta Moda. 

Foto di Angelo Turetta

Angelo Turetta

Matteo immaginava Agnese (Agnese Claisse, protagonista del film, figlia di Laura Morante), come una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie. Si doveva avvertire un contrasto netto tra lei e i vari personaggi bizzarri che incontra nel castello. Nella parte della fusione tra ego e alter ego, che Matteo ha girato in sequenza volendo evitare parti del corpo dichiaratamente femminili o maschili, ha proposto di rendere questa sintesi attraverso i capelli. Sulla parte cromatica lo scambio con Garrone è molto forte perché lui, venendo dalla pittura, è un pozzo di idee. Abbiamo voluto un rosa particolare, antico, impalpabile. Un colore che facesse sognare, una monocromia dall’effetto molto naturale. 

Cos’ha contribuito a formare, e alimentare, il suo talento? 

Prima di tutto una grande passione per l’immagine, per la storia dell’arte, la ritrattistica. Per la cultura popolare, fonte inesauribile di ispirazione, che vado a ricercare ossessivamente in varie foto d’epoca. I miei riferimenti visivi sono quelli del cinema di Zeffirelli, Visconti, Pasolini, Scola, lì dentro c’è tutto quello che amo di più. Poi dipende, l’ispirazione la trovo anche in metropolitana, tra le persone che incontro. La documentazione, lo studio e la ricerca sono fondamentali per alimentare la creatività. 

Che cos’è la creatività per lei?

È quello che ci mantiene vivi. È rubare il lavoro a tutti, con gli occhi. Riuscire con le proprie mani a raggiungere un obiettivo. Essere creativi nella verità, fare sì che chi osserva creda davvero in quello che fai, questo è quello che mi piace di più.