Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile

Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile
Ecovillaggio Alvador: una vita diversa è possibile

«Avevamo un sogno, volevamo semplicemente cambiare il mondo». È così, con un ideale che – per una volta – riesce a concretizzarsi, che è iniziato il Villa Aldovar, un esperimento diventato un luogo reale dove la vita ha note diverse, sicuramente ecostostenibili e forse più felici.

È qui, alle porte di Reggio Emilia, che Sara e il suo gruppo di amici decidono di andare a vivere insieme sulla base di ideali comuni, dell’idea che per cambiare il mondo non servono i sogni, ma sono necessari piccoli gesti quotidiani. Capiscono così che il loro impegno nel sociale e nella diffusione di una cultura etica nel territorio ha bisogno di un altro passo avanti verso uno stile di vita ancora più improntato su questi valori: nasce così l’Ecovillaggio e lo chiamano Alvador.

IL PROGETTO
Disegnano il loro progetto di vita comunitaria con l’aiuto della Rive, Rete Italiana Villaggi Ecologici. Con il supporto di questa associazione iniziano ad indagare quello che volevano diventasse la loro comunità, tracciandone tutti gli aspetti, ideologici, economici ed organizzativi. Sulle colline attorno a Reggio Emilia, precisamente nella frazione di San Giovanni di Querciola, trovano una casa degli anni sessanta in fase di ristrutturazione ed è lì che Sara, Federico, Giovanni, Silvia e la piccola Anita decidono di abitare e sviluppare il loro progetto di Ecovillaggio.

IN VIAGGIO ALL’ALVADOR
Quando arrivi all’Alvador ti senti subito accolto, parte di una comunità, di un gruppo di persone che sono interessate a come semplicemente sei, e ovunque getti lo sguardo c’è la natura che, con le sue verdeggianti colline, ti avvolge completamente.

Il concetto di ecologia qui si amplifica, diventando ecologia sociale, rivolgendo un occhio attenti alle persone e alle relazioni. Come ecologia della mente, ponendo al centro la crescita individuale della persona. Ed ecologico in senso stretto, nel rispetto della terra, non come padroni, ma come custodi dell’ambiente che ci circonda, rispettandolo, vivendo ogni giorno in rapporto con essa, con l’obbiettivo di diventare con il tempo il più ecosostenibili possibile.

Portano avanti quella che definiscono la «resistenza alimentare», dando priorità all’autoproduzione del cibo grazie alla coltivazione del loro orto, che curano con infinita dedizione, scegliendo di non acquistare prodotti che derivano da situazioni di sfruttamento dell’uomo e della terra.

«Così come è necessario prendersi cura quotidianamente dell’alvador, che in dialetto reggiano vuol dire lievito madre» spiega Silvia «così bisogna prendersi cura delle persone, dell’ambiente e delle comunità, solo facendo questo potremo fare in modo che i nostri sogni diventino sempre più grandi».

LA VITA ALL’ALVADOR
Ogni abitante dell’Alvador contribuisce alla crescita emotiva, spirituale e materiale della Comune, in relazione alle proprie aspirazioni personali e alle proprie possibilità. Ad esempio, Giovanni è educatore nella Scuola del Bosco, questo era il suo sogno. «Ho deciso di fidarmi delle persone, di essere aperto verso di loro. Siamo qui seduti e ti sto parlando dei miei sogni, di come vorrei fosse la mia vita, nel rispetto dell’ambiente, di me persona e di me parte di una comunità», commenta.

Poi c’è Sara che è educatrice e si occupa di progetti sociali, tornata a casa lavora anche all’orto, la sua passione. Silvia e Federico stanno ristrutturando la casa, usando materiali ecologici, Federico inoltre collabora stagionalmente nelle campagne vicino all’ecovillaggio. Silvia autoproduce cibo come pane, marmellate conserve di vario genere, mentre è nel laboratorio che con Sara crea prodotti artigianali come ceste, materiale in eco-printing, saponi e prodotti di cosmetica naturale.

E poi c’è Anita, che come tutti i bambini, gioca, ride, frequenta la scuola dell’infanzia e, forse a differenza di molti bambini, mangia un sacco di mele raccolte direttamente dal loro albero. Si sceglie di lavorare seguendo le proprie aspirazioni, nel modo necessario per vivere dignitosamente, ma avendo il tempo per sperimentare la vita con le persone della comunità, del contesto sociale con lo scopo di poterne essere da stimolo per tutti coloro che entrano in contatto con la comune.

PARTECIPARE AD ALVADOR
L’ecovillaggio prende così le sembianze di una comunità allargata
: oltre che dai suoi membri possono partecipare anche tutte le persone che, condividendone i valori, ne prendono parte attivamente, anche vivendo al suo interno solo per un periodo di tempo. Solitamente, le persone interessate contattano l’ecovillaggio tramite i social (Facebook: www.facebook.com/alvadorlacomune/ e Instagram: @alvador.ecovillaggio) e si accordano per provare a vivere in questo mondo diverso: non si paga ma si aiuta lavorando per la comunità.

Dal punto di vista organizzativo settimanalmente i membri della comune si ritrovano in quello che viene chiamato «Cerchio» dove si prendono le decisioni per la comunità, relative alla sua gestione, al suo bilancio, presentando idee che si trasformano in progetti. E poi c’è il «Cerchio Emozionale» , dove settimanalmente ci si riunisce per condividere il proprio stato d’animo, liberi di esprimere quello che ognuno sente, senza paura del giudizio, mostrando le propria fragilità, e spiegando le situazioni che non hanno fatto stare bene e che invece hanno reso felici, dandosi reciprocamente feedback , ascoltandoli con lo scopo di crescere assieme.

Ogni sera prima di cenare all’Alvador ci si prende per mano e si ringrazia delle esperienze che si sono vissute, per le emozioni che la giornata ha regalato. Forse questo è semplicemente un modo per far caso alla vita stessa. Ed infine si ringrazia la natura , ad ogni solstizio, luna piena o nuova, festeggiandola suonando e cantando attorno al falò. Perché i sogni si realizzino e la vita prenda nuove forme.

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