Fare (e parlare) del sesso

Fare (e parlare) del sesso

A tante (non tutte, ma tante) persone la parola sesso non piace. Chi più, chi meno, ma più o meno tutt* ci pensiamo spesso e volentieri, eppure quando si tratta di parlarne ci si inizia a impappinare.

via GIPHY

Tempo fa un ragazzo che conoscevo a malapena da cinquanta minuti mi ha chiesto: «Facciamo l’amore?». Io gli ho risposto che amore è una parola grande. «Non mi va di usare quella parola, e poi amore è tante cose» dice lui. «Eh, è tante cose anche il sesso» gli rispondo io. Proprio perché è tante cose, il sesso tende ad avere una fama che lo precede: si fa in un certo modo e non in un altro, si fa solo dopo un po’, si fa troppo o non abbastanza, si fa bene o si fa male. Soprattutto il sesso si fa ma non si dice. Quando ne sentii parlare per la prima volta avevo dieci anni e i cugini più grandi parlavano di infilare quello lì dentro, inseminare, e far nascere un bambino. Che storia oscena, pensai all’epoca. Quindi si fa sesso per procreare? La linea socialmente accettata sembrerebbe quella. O se non altro, lo fai con qualcun* che ti piace davvero, in una relazione stabile. Perché così è sano e sicuro, nella vita come nella pandemia.

E che succede a chi un partner non ce l’ha e fa sesso per il gusto di farlo? È qui che alcune conversazioni rischiano di inchiodare. Sembra sempre che il sesso abbia qualche fine specifico, risultando prima di tutto utile e nobile agli occhi della società: è una condotta con cui ci hanno indottrinato sin da piccoli, e vuoi o non vuoi, ci fa sentire a posto con la coscienza o nei pensieri della nostra ex-catechista. A tal proposito, quando mi confessai per la Prima Comunione, tra i miei tre peccati da undicenne uno era aver risposto male a mamma, gli altri due aver sfogliato riviste porno e pensato cose zozze (cito testuali parole).

Sin da piccolo mi sono abituare a intendere l’eccitazione e la curiosità verso il sesso come qualcosa di sporco, da dire sottovoce al parroco, ripulire con un atto di dolore, e tenere nella mia testa senza esporlo mai alla luce del sole. Tutto quello che ho scoperto, dalla post-pubertà in poi, è avvenuto senza preavviso o preparazione, sia su un piano fisico che emotivo. C’è un lieto fine: si sbaglia, si impara, non si muore.

via GIPHY

Ma al contempo mi chiedo: come sarebbero andate le cose se mi avessero sin da subito spiegato il sesso come la cosa più naturale e comune del mondo? Parlare di sesso non come obbligo o performance, ma come un aspetto qualunque dell’essere umano, con le sue caratteristiche, contraddizioni, micro differenze che variano a seconda della persona e il contesto (a cominciare dal fatto che non tutti i rapporti sessuali sono tra un uomo e una donna, e non sempre c’è di mezzo un pene o una vagina da penetrare? Tanto per fare un esempio). Se nessuno te ne parla, e tu sei curios* arriva sempre un punto che te lo cerchi da te, ma quando cercai di scoprirlo per conto mio e senza sapere a chi chiedere, che sia nei media o attraverso materiale pornografico, il sesso era sempre presentato come un’esibizione, qualcosa di spettacolare e strabiliante, dove entrambi i soggetti coinvolti sembravano fare a gara per dimostrare a vicenda quanto sono bravi senza sbagliare mai.

Quello che ho scoperto è che fare sesso è anche imbarazzante, imperfetto, disordinato, e occasionalmente puzzolente a seconda dei casi. C’è sempre un’ansia di deludere le aspettative dell’altro, di non rispettare quel modello che ci siamo inculcati in testa e alla prima défaillance le insicurezze partono con il lanciafiamme.

via GIPHY

Ancor più che tra i nostri amici o durante una conversazione qualunque, dovremmo imparare a parlare apertamente di sesso con chi andiamo a letto (chiunque sia, partner attuale o occasionale, prima o cinquantesima trombata della vostra vita): riconoscere che ogni corpo è diverso, che se a noi piace in un modo, all’altr* magari no, o viceversa, e saperlo esternare senza vergogna o remore. Quel retaggio culturale sessuofobico e democristiano, nel nostro paese più che mai, ahimé, ce lo porteremo sempre dietro. È proprio per questo che non dobbiamo smettere di metterci in discussione, porci più domande, e guardare in faccia quelle barriere mentali che ci sono state inculcate, per capire quando e come superarle. Non per fare a gara a chi è più esplicito o per il gusto di scioccare e manifestare una sfrontatezza fine a sé stessa, ma per renderci conto che il sesso come l’essere umano, è fatto di tante cose. Alcune sorprendenti, altre banali, ma nessuna di cui vergognarsi.

Questo sito utilizza cookies per concederti di utilizzare al meglio le sue funzionalità. Leggi qui la cookies policy
ACCETTO