Francesco Guccini, un eterno studente con la chitarra in mano

Francesco Guccini, un eterno studente con la chitarra in mano

Un gigante che ha attraversato tre generazioni e che continua a regalare momenti di cultura, arte ed ironia ogni volta in cui viene chiamato in causa: stiamo parlando di Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940). Cantastorie, professore, scrittore, attore, eterno studente; settantasette anni di incazzature e umore nero, sempre con la chitarra in mano, pronto a cantar vecchie storie da osteria, struggenti poesie o manifesti di un’intera generazione.

Voce fuori dal coro per natura, l’omologazione e la schematicità non sono parole che fanno parte del suo vocabolario e tanto meno della sua vita. Eppure l’attività di cantautore per lui è nata quasi per gioco, come afferma lo stesso Guccini:

Da piccolo quando mi chiedevo cosa volevo fare da grande rispondevo sempre lo scrittore; sono sempre stato un grande lettore, mi è parso naturale.

L’attività musicale dunque non è mai stata nei suoi programmi: iniziò a suonare comunque fin da giovanissimo a Modena, in quel bastardo posto dove suonava con quelli che poi sarebbero diventati gli Equipe 84; per loro arrangiava qualche brano e scriveva i testi. Oltre agli Equipe 84 collaborò anche in altri progetti: su tutti spicca quello con uno dei gruppi passati alla storia per essere la band di Guccini: i Nomadi.

La freschezza della loro musica e soprattutto il peso delle loro parole vennero notate immediatamente dal grande pubblico: da lì a poco Francesco Guccini si ritagliò una dimensione tutta sua, creando un vero e proprio mito attorno al suo nome e soprattutto alla sua immagine. Con il suo eskimo innocente e la sua folta barba ha girato in lungo e in largo l’intera nazione, riempiendo piazze, palazzetti e stadi.

Fra krapfen e boiate, Guccini ci ha regalato perle della musica e della poesia italiana. Luoghi, personaggi naïf, emozioni, esperienze e soprattutto ribellione sono stati gli argomenti principali della sua produzione: non è da tutti spaziare con maestria ed umiltà da La locomotiva, manifesto proletario e socialista, a Dio è morto, o Auschwitz. Le canzonette proprio non le è mai sapute scrivere: anche parlando di argomenti più comuni come l’amore, lo fa sempre in maniera unica ed aulica, trasformando la più smielata canzone in una ricca di significati che non si fermano alle sole esperienze personali. In fondo poi la canzone non è altro che una scatola magica, spesso riempita di cose futili ma se la intessi d’ironia tragica ti spazza via i ritornelli inutili.

Per me suonare e cantare con gli amici è stato uno dei motivi principali del mio vivere.

L’etichetta di cantautore impegnato è semprje andata stretta a Guccini che si è sempre considerato un cantastorie, uno che con la chitarra in mano canta canzoni per divertirsi e far divertire, sia in osteria davanti a cinquanta persone, sia nelle piazze, davanti a ventimila.

I riflettori non sono mai piaciuti al maestrone, che in televisione appare molto raramente: al posto suo hanno sempre parlato le sue canzoni e i suoi dischi. In fondo è quasi normale per un figlio di una casalinga e di un impiegato, cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna essere umile e restare sempre con i piedi per terra preferendo sempre i palchi, le biblioteche ed i luoghi di cultura ai riflettori e paillettes delle televisioni.

Guccini dunque è sempre stato un cantautore fuori dagli schemi e forse proprio per questo continua ad essere il più amato e il più venerato anche dai più giovani. Il cantautore è ormai un lavoro che non lo vede più impegnato, essendosi da tempo dedicato alla scrittura, lasciando in eredità il suo ultimo lavoro, L’ultima Thule, simbolo della chiusura con un’arte che ha saputo rendere sua e adeguarla alle sue esigenze.

In fondo però per chi ama la sua musica, i suoi testi e la sua voce, Guccini è ancora parte viva ed attiva nel mondo della musica e la sua inconfondibile erre moscia scalda i cuori di molte persone.

Perché Guccini è così, un chierico vagante, un bandito di strada, non artista, solo piccolo baccelliere; nonostante il passare del tempo ancora oggi, a settantasette anni, continua a cercare le notti ed il fiasco e se muore rinasce finché non finirà.

Per tutti gli appassionati del grande cantautore, il Let’s Feel Good di Milano ha organizzato una serata davvero speciale: a partire dalle 20.00 una tribute band vi delizierà col repertorio del grande Francesco Guccini.

Giammarco Rossi per MIfacciodiCultura

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