Gustave Courbet: l’inaccettabile scandalo del vero

Gustave Courbet: l’inaccettabile scandalo del vero
-Gli spaccapietre-, 1848
Gli spaccapietre, 1848

Il 10 giugno 1819 nacque ad Ornans (Francia) il primo grande artista moderno ed anticonformista: Gustave Courbet.

Cresciuto in una famiglia contadina benestante, nella giovinezza rifiutò la formazione accademica per avere massima libertà di apprendimento. Si spostò così a Parigi nel 1840 per frequentare il Louvre e studiare in dettaglio la pittura. Qui ebbe modo di interagire soprattutto col mondo barocco e romantico, privilegiando Caravaggio, Rembrandt e Géricault per i loro esperimenti sul colore e la luce; il suo obiettivo non era però di imitarli banalmente, bensì di costruire qualcosa di altro. Infatti Courbet trovava quanto mai anacronistici i temi classici come la mitologia e la ritrattistica nobile, che non riflettevano un contesto socio-culturale radicalmente mutato: nonostante la Restaurazione feudale post-napoleonica, in Europa soffiava ormai il vento dei regimi liberali e della Seconda Rivoluzione Industriale.

-Atelier-, 1855
Atelier, 1855

L’artista di Ornans volle dunque proporre una rivoluzione iconografica ed iconologica, come si può notare da Gli spaccapietre (1849): in quest’opera è raffigurata una scena di labor per antonomasia, di fatica per il lavoro intenso e ripetitivo della frantumazione delle pietre. Il tutto viene restituito con un disegno molto verosimile ed un chiaroscuro decisamente materico. Si hanno così vestiti strappati e malconci e colori dalle tinte oscure, esplicitando così il loro stato di miseria: un linguaggio prosaico e “sociale” che suscitò grande scandalo al Salon parigino.

A sancire però la piena indipendenza dal sistema fu l’Atelier (1855), opera cassata dalla giuria per le Belle Arti in occasione dell’Esposizione Universale ed esposta in una mostra privata, il Pavillon du réalisme. Dipinto dalle dimensioni enormi (si tratta di un olio su tela di 359 x 598 cm), può essere definito come l’opera più allegorica e rappresentativa dell’estetica dell’artista. Essa è una composizione con al centro lo stesso Courbet intento a disegnare il cielo di Ornans, attorniato da varie figure antropomorfe simboliche. Le prime sono una donna nuda con un velo alla sua destra, che raffigura la “Verità autentica” ed un bambino alla sinistra che rimanda invece alla curiosità infantile. In una simmetria concettuale le due parti del quadro contengono due gruppi allegorici diversi: a sinistra troviamo uomini che vivono in una condizione di alienazione e banalità (popolani vari ed un banchiere), mentre a destra ci sono le varie forme della conoscenza (tra cui spicca la poesia, personificata da Baudelaire, che influenzò il pensiero di Gustave Courbet). Si ha così un’immagine che fa da “riassunto pittorico” di tutto il pensiero dell’artista, messo in mostra poi anche con forme più crude, come con il nudo femminile L’Origine del mondo (1866).

Gustave Courbet - L'origine del mondo, 1866
L’origine del mondo, 1866

Il suo lavoro creativo vide un’interruzione con l’esperienza della Comune parigina nel 1870, a cui partecipò attivamente: dopo il suo fallimento subì una carcerazione di sei mesi a cui seguì una fuga in Svizzera, a Vevey. La brusca fine però non riuscì a cancellare le conseguenze del suo contributo estetico: il suo realismo avrebbe influenzato tutta l’Arte a venire, in un seguire di “ismi” che portò finalmente alle prime Avanguardie Storiche del XX Secolo, raccolte nel cosiddetto Modernismo. Un realismo che si può definire più precisamente come «Poetica autentica del vero», in cui a contare è la verità in quanto fatto, con un evidente rimando allo scientismo positivista, ma anche come essenza, concetto che verrà invece approfondito nel secolo successivo dall’estetica di Heidegger. Essenza che si svela nel suo nascondersi e si nasconde nel suo svelarsi: enigma raffigurato efficacemente dalla donna dell’Atelier.

Gustave Courbet morirà in Svizzera il 31 dicembre 1877.

Filippo Villani per MIfacciodiCultura

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