Il paese che non muore: Civita di Bagnoregio candidato al Patrimonio Unesco

Il paese che non muore: Civita di Bagnoregio candidato al Patrimonio Unesco

Compreso tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere, adagiato nell’argilla e nel tufo della valle dei Calanchi, anticamente percorso da etruschi e romani e, attualmente, abitato da poco meno di 20 persone, il Paesaggio culturale di Civita di Bagnoregio sarà candidato per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Promosso dalla Regione Lazio e dal Comune di Civita di Bagnoregio, il progetto è stato sviluppato in collaborazione con il Mibact – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con il coordinamento dell’Ufficio Unesco del Segretariato Generale e con il contributo della soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. A deliberare la candidatura, il Consiglio esecutivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco.

«La candidatura di Civita di Bagnoregio è il giusto riconoscimento della sinergia tra i diversi attori del territorio, tra pubblico e privato, per il conseguimento del primo, importante passo verso l’iscrizione di questo sito straordinario nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco», ha commentato il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. «Ora è importante che il lavoro condiviso fin qui prosegua fino al raggiungimento del risultato, che premia un paesaggio culturale di enorme valore e bellezza», ha continuato il ministro che, negli ultimi tempi, sta puntando molto sulla rivalutazione del turismo di prossimità e dei piccoli borghi.

Lo scrittore Bonaventura Tecchi, che lì trascorse la sua giovinezza, lo definì il “Paese che muore”, ma Civita, nell’alto Lazio, al confine con l’Umbria, è considerato come uno dei Borghi più belli d’Italia e, nonostante la popolazione stanziale piuttosto esigua, ogni anno viene visitato da centinaia di persone provenienti da ogni parte del mondo, attirate dal fascino suggestivo di un’atmosfera in cui il tempo sembra essersi sospeso.

L’aspetto attuale, con i vicoli stretti che salgono e scendono tra gli edifici in pietra, risale al Medioevo, mentre molti Palazzi nobiliari, come quelli delle famiglie dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni, furono edificati nel corso del Rinascimento. Ma la sua storia iniziò circa 2500 anni fa, quando gli Etruschi posero le prime fondamenta dell’insediamento, sorto sulla via che congiungeva il Tevere – che allora era un importante snodo di navigazione dell’Italia Centrale – con il lago di Bolsena. Oggi, della popolazione etrusca, che trasformò l’insediamento in una città vivace, sono rimaste diverse tracce, come la necropoli e, soprattutto, il cosiddetto Bucaione, un tunnel che incide la parte più bassa dell’abitato e che permette l’accesso alla Valle dei Calanchi, direttamente dal paese. Passata sotto il controllo dei Romani, che apportarono importanti interventi strutturali per contrastare i fenomeni di erosione, Civita era comunque inesorabilmente destinata al declino, proprio a causa dell’instabilità geologica.

«La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell’Umbria – durerà ancora», scriveva Bonaventura Tecchi, in Antica Terra, racconto pubblicato nel 1942. La candidatura del Paesaggio culturale di Civita di Bagnoregio sarà sottoposta, attraverso la Rappresentanza italiana presso l’UNESCO, alla valutazione degli organismi consultivi del Comitato del Patrimonio Mondiale. L’esito sarà riportato nei lavori del Comitato nel 2022.

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