Jean Paul Gaultier ha incontrato per la prima volta di persona Chitose Abe di Sacai circa tre anni fa, durante un viaggio a Tokyo, e i due designer ricordano di aver stretto un legame mentre gustavano il dolce preferito di Gaultier: i macarons ai litchi e alla rosa di Pierre Hermé Paris. “Con il cibo, fondiamo sempre ingredienti diversi per creare qualcosa di nuovo”, riflette Gaultier. “Lo stesso si può dire per ciò che riguarda l’architettura, quando un edificio viene rinnovato o esteso, e nella moda quando un designer diventa il creative director di una maison”. Adesso, è giunto il momento per Gaultier di passare le redini creative della sua fashion house omonima e, il 7 luglio, Abe ha svelato la collezione haute couture autunno inverno 2021 Gaultier Paris by Sacai.

Fu a marzo dell’anno scorso, poco dopo la sua spettacolare sfilata per il 50esimo anniversario al Théâtre du Châtelet di Parigi, che Gaultier, 69 anni, annunciò il suo nuovo concept per Jean Paul Gaultier Couture. Ogni stagione, uno stilista ammirato da Gaultier sarà invitato a creare una collezione, partendo da Abe. Guardando all’archivio di Gaultier, Abe ha reinterpretato i codici della maison nella sua personale visione: chiffon e patchwork insieme per ricordare un kilt scozzese; stivali platform, realizzati in collaborazione con Pierre Hardy, che si ispirano al corsetto indossato da Madonna durante il suo tour del 1990, Blond Ambition, mentre la seta è decorata da stampe tattoo: un cenno alla sua collezione primavera-estate 1994 Les Tatouages.

Poco prima della sfilata, abbiamo parlato con Gaultier e Abe, tramite Zoom, per conoscere il percorso che li ha portati alla collezione che hanno presentato il 7 luglio e discutere del significato di alta moda al giorno d’oggi.

Jean Paul Gaultier e Chitose Abe

LAURA PELISSIER

Vi ricordate quando avete visto ognuno il lavoro dell’altro per la prima volta e perché vi ha colpiti?

Chitose Abe (CA): “Ero molto giovane quando vidi il lavoro del Signor Gaultier per la prima volta e ricordo di aver ponderato sul fatto che entrambi pensassimo fuori da ciò che è considerato ‘normale’. Ad esempio, il Signor Gaultier faceva indossare spesso le gonne ai modelli maschi, e non era qualcosa che gli altri designer osavano all’epoca; era il 1985, quando Gaultier presentò la sua collezione Et Dieu Créa l’Homme”.

Jean Paul Gaultier (JPG): “Vidi una foto del vestito da marinaio di Sacai, che aveva del pizzo sul retro e pensai, ‘Mio Dio, chi lo ha realizzato?’, perché era un gran bel contrasto con ciò che avevo fatto io per La Marinière. I buoni designer propongono sempre qualcosa di diverso. Quando sono stato a Tokyo, ho visto il suo modo di creare e le bellissime lavorazioni, e ne sono rimasto impresso”.

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Jean Paul, come sei giunto alla decisione di passare il timone di Jean Paul Gaultier haute couture a diversi designer ogni stagione?

JPG: “Quando Christian Lacroix ha lasciato Patou, nel 1987, per fondare la propria maison, ho pensato fosse una buona idea che diversi designer, ad esempio Vivienne Westwood e Thierry Mugler, progettassero la collezione ogni stagione. All’epoca, quando proposi questa idea ai miei capi ero solo un assistente, e mi risposero che era troppo dispendiosa. Adesso è il mio turno e voglio qualcuno che ammiri portare la propria visione da Gaultier. Quando ero direttore artistico di Hermès dal 2003 al 2010], il mio stile era quasi l’opposto di quello di Hermès. Mi piace vedere cosa succede quando un designer presuppone lo spirito della fashion house”.

Chitose, come è stato ricercare e progettare per Gaultier, rispetto al tuo approccio a Sacai?

CA: “Il Signor Gaultier mi ha dato completa libertà di progettare quello che volevo, quindi non abbiamo parlato durante il processo creativo. Non ho avuto bisogno di fare molta ricerca, perché avevo diversi ricordi delle sue incredibili collezioni. Abbiamo avuto la possibilità di vedere i pezzi del suo archivio e ciò ha reso più profondo il nostro processo creativo e la comprensione del suo lavoro. Ho dovuto soltanto reinventarli alla maniera di Sacai”.

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Perché era importante per te dare a Chitose il pieno controllo creativo, anziché progettare la collezione in collaborazione, Jean Paul?

JPG: “Il ruolo della moda in generale, non quello dell’alta moda in particolare, è di analizzare cosa sta accadendo nella società: è il frutto di ciò che sta accadendo attorno allo stilista. Un designer è quasi come un chiaroveggente, anticipa cosa piacerà alle persone senza che queste se ne rendano conto. È un esperimento e se colpisci il punto giusto diventa un trend. Ma il designer deve avere la libertà di fare ciò in cui crede”.

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Chitose, come hai catturato lo spirito da “enfant terrible” di Jean Paul Gaultier e combinato con la tua sensibilità estetica? E Jean Paul, cosa ne pensi del soprannome “enfant terrible”?

CA: “Condividiamo diversi spiriti comuni: enfant terrible è uno di questi! Non è stato difficile per me capire la sensibilità estetica di Gaultier”.

JPG: “Enfant terrible un jour, enfant terrible toujours!”.

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Come si è sviluppata la collaborazione con il designer Pierre Hardy per le scarpe?

CA: “Abbiamo lavorato insieme in passato e Pierre è un grande amico da allora. Lo rispetto e mi fido completamente della sua estetica, per questo lavorare con lui è stato davvero facile. È il maestro delle scarpe e sono felice che abbia accettato di lavorare con me a questo progetto”.

Cosa avete in comune tu e Jean Paul nel modo di progettare?

CA: “Il Signor Gaultier ha realizzato un abito a righe marinare con una stampa tattoo sul retro, una cosa che nessuno si aspetterebbe. A Sacai, facciamo ibridazione dei capi per creare qualcosa di completamente nuovo. Non si tratta di dettagli tecnici, ma piuttosto delle fonti di ispirazione e dello spirito di come realizzo gli abiti che ho in comune con il Signor Gaultier”.

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Ci sono jeans riciclati in cappotti, un vestito realizzato con giacche di abiti e un bleu de travail (una salopette da lavoro) nella collezione AI21. Da dove credete provenga il vostro interesse nel riutilizzo degli indumenti?

JPG: “I miei genitori erano piuttosto poveri e mi raccontavano storie sul dopoguerra: mia madre prendeva i pantaloni di mio padre e li trasformava in gonne. Adoravo questa idea, e quando ho iniziato come designer, non avevo soldi, quindi prendevo diversi capi e li univo per creare qualcosa di nuovo. Le persone devono trovare la bellezza nel denim riciclato e nelle loro rughe allo stesso modo. Viviamo in un’epoca in cui è importante apprezzare sia il vecchio che il nuovo.”

CA: “Non è facile realizzare un’intera collezione con capi riciclati, a causa della domanda, ma a Sacai stiamo lavorando a un progetto chiamato Zantan, che significa tessuti avanzati, dove usiamo i resti dei tessuti per realizzare shoppers, ciabatte e così via. Non riusciamo a concretizzarlo ogni stagione, perché non abbiamo sempre avanzi di tessuti.”

Courtesy Jean Paul Gaultier x Chitose Abe

Qual è il fine dell’alta moda nel 2021 e cosa volete portare a questa forma d’arte?

CA: “Sacai è un brand prêt-à-porter e quando la conversazione con il Signor Gaultier ebbe inizio, non ero sicura cosa avrei potuto fare per l’alta moda, perché non lo avevo mai fatto. Anche se non concentriamo i nostri progetti su un cliente specifico, come avviene nel couture, allo stesso tempo non produciamo in serie. Mettiamo la creatività al primo posto e questa collezione va nella stessa direzione di Sacai. Mi piace dare alle persone opzioni, in modo che possano scegliere cosa indossare: non voglio definire il loro stile”.

JPG: “L’alta moda riguarda da sempre la creatività. Negli anni ’80, designer come Rei Kawakubo [di Comme des Garçons] iniziarono a portare l’haute couture nel prêt-à-porter, per creare una sorta di ready-to-wear di lusso: non è fatto su ordinazione, ma è di ottima qualità. Chitose progetta con lo spirito couture, e questo approccio si rivolge a un maggior numero di persone”.

Hai festeggiato il tuo 50esimo anniversario l’anno scorso, Jean Paul. Quali sono i cambiamenti maggiori che hai visto nell’industria della moda nel corso della tua carriera?

JPG: “I gruppi principali di marketing e i marketer hanno cambiato tutto. Perciò, ho deciso che era tempo per me di fermare la moda e lasciare che le nuove generazioni si esprimessero”.