Ciò che si nasconde dietro un bacio ha un potenziale enorme, sia che esso sia costruttivo o distruttivo. Per René Magritte, in Gli amanti (1928), il bacio è il desiderio di voler andare oltre. Nell’opera è possibile vedere due amanti rappresentati con i volti coperti da un panno bianco, intenti a baciarsi in un momento virtuale. Il bacio si fa altro e l’amore degli amanti di Magritte si rende silente, muto, non dice nulla, non fa trasparire nulla sennonché invitare l’osservatore cieco ad immergersi in una realtà altra, ad immaginare un mondo celato, intimo e profondo, che racconta la contemporaneità. Il bacio di Magritte è un bacio triste, pieno di dolore, ma che ha un potenziale enorme. È il bacio del divenire, un divenire che si palesa solo se siamo abbastanza coraggiosi da sollevare quel velo e oltrepassare l’incomunicabilità. Quindi, chi sono quei due amanti? Sono il presente, sono le realtà silenziate, ignorate e confinate, sono due corpi che custodiscono un bacio queer.
Perché un bacio non è solo un bacio, e questo l’arte lo sa bene. Ma lo sa bene anche la politica, un’istituzione spesso non abbastanza coraggiosa da guardare oltre quel velo di Maya. Ed ecco che ci troviamo con una classe politica che non fa i conti con la realtà, un’istituzione goliardica che cerca di silenziare ciò che la società ha già generato. È un esempio tangibile il clima di intolleranza che si diffonde nel nostro paesaggio, lo sono gli sguardi, le offese e le azioni violente. È esattamente in un panorama intollerante che dietro a quel piccolo gesto d’amore, a quel bacio politico, che si evidenziano le lotte, i morti e le rivendicazioni.
Un bacio è anche riappropriarsi della storia, di memorie mai narrate. È un esempio For love, and for country (2022) di Amy Sherald che, attraverso la manipolazione dell’immagine e la riappropriazione di memorie, rappresenta la comunità nera e queer. Amy Sherald, nei suoi quadri, attua il riposizionamento dei corpi marginali e li mette in posizione centrale. Le sue opere si arricchiscono di profondi messaggi sociali che raccontano di un mondo altro, di una geografia fluida. In “For love, and for country” è possibile vedere il rifacimento della famosissima foto scattata da Alfred Eisenstaedt, in cui si vede un marinaio che bacia una ragazza a Times Square per festeggiare la resa del Giappone e dunque la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sherald stravolge la narrazione e mostra il bacio tra due uomini neri, due marinai. For love, and for country racconta la stessa storia, tutto si mostra ed è evidente, nulla è celato sotto un velo bianco, ma quel semplice riposizionamento, quel nuovo bacio, urla “Noi Esistiamo”.
Nel libro “Con i piedi nel fango” di Gianrico Carofiglio e Jacopo Rosatelli c’è una frase che descrive cosa dovrebbe essere la politica: “La politica è fare i conti con le cose come sono davvero: cioè spesso non belle e non pulite. Bisogna entrare nel fango, a volte, per aiutare gli altri a uscirne”. Ma è questo che fa la politica? Entra veramente nel fango? Fa i conti con le cose come sono davvero?
Basta guardare il passato per accorgersi di come spesso la politica, il potere, non fa altro che rendere incomunicabile ciò che la società ha già comunicato, nascondere e silenziare ciò che è tangibile. Esempio è stata la crudele persecuzione delle persone omosessuali alla fine degli anni ’30, storia al centro dello spettacolo teatrale Ricino. L’opera racconta un’Italia che subiva, silente e inerme, la deriva della democrazia. Di Antonio Mocciola e Pasquale Marrazzo, e con Diego Sommaripa, Antonio D’Avino, Vincenzo Coppola, Ricino parla dell’abuso di potere di un regime servile, fascista, capace solo di sottomettere minoranze, costringendole a negare la propria identità. L’opera sottintende una domanda: Quale omosessuale, almeno una volta nella vita, non è stato costretto a smentire il proprio essere per poter “sopravvivere”? L’opera, dal forte impatto emotivo, si conclude con i due protagonisti, due ragazzi di Napoli, confinati in un’isola, incarcerati per il solo fatto di essere amanti. Si mostra un amore che lotta, che non si nasconde e che entra nel fango per mostrare le cose come stanno. Il bacio conclusivo è una fitta al cuore, un bacio desiderato che mostra tutto il suo potere politico.
Occorre sempre guardare il passato per scoprire il presente e Valerio Eliogabalo Torrisi lo fa con ETNA – Eri Tu Nuovo Amore (2023). Attraverso una serie di foto, generate artificialmente, si riportano alla luce memorie, momenti possibili di vite silenziate. Attraverso una serie di scatti, che sembrano essere stati recuperati da un archivio storico, si mostrano uomini liberi, uomini che baciano altri uomini sotto la protezione del vulcano Etna. Torrisi racconta di una mancanza, di una totale assenza di testimonianze fotografiche, durante il ventennio fascista, di questi amori “illegali”. ETNA – Eri Tu Nuovo Amore, invece, mostra l’esistenza di quell’amore, oltrepassa il tempo per raccontare i baci di quegli uomini confinati per pederastia, squarcia il velo dell’oblio per dare posto alla memoria di chi è stato dimenticato.
Un bacio è molte cose e l’arte lo sa estremamente bene. Un bacio è la somma di tutti i baci, è un potente simbolo di libertà e uguaglianza. Ogni bacio è una dichiarazione di esistenza, è un atto politico che genera disobbedienza.
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