Italy Grand Tour: il Museo del Paesaggio di Verbania

Italy Grand Tour: il Museo del Paesaggio di Verbania

Questo articolo è pubblicato sul numero 23 di Vanity Fair in edicola fino all’8 giugno 2021

C’è, nel nostro Paese, una straordinaria e insperata forma di ostinazione culturale che interviene proprio quando le cose sembrano sul punto di dissolversi. Mondi minori e quasi sommersi, eroicamente trattenuti col poco a disposizione, molto meno di quanto meriterebbero, ma con tanta più solidità, vitalità, passione, conoscenza e consapevolezza. Voci che forse nessuno più ascolterebbe in posti che forse nessuno più visiterebbe: è questa rete capillare, fatta di proposte circoscritte e non per forza eclatanti, a restituire profondità ai luoghi e a innescare ripensamenti concreti e virtuosi
sulle identità presenti e future.
Fin da inizio Novecento Verbania, le sue sponde e le sue valli si raccontano in un museo che ha assunto con notevole avanguardismo il nome di Museo del Paesaggio. Siamo ben oltre i celebri scenari di lago: certo, la grandeur della villeggiatura è un tema ricorrente, con le sue ville e soprattutto gli eclettici giardini, censiti botanicamente in un’epoca nella quale ancora si stentava a riconoscerne il valore paesaggistico, ma la stessa lungimiranza ha portato a indagare molti altri ambiti.
Cappelle devozionali, usi contadini, architetture romaniche, borghi alpini abbandonati e moltissimo altro sono stati oggetto di analisi, schede e pubblicazioni del Centro Studi del Paesaggio, nato in seno al Museo intorno agli anni Ottanta e oggi più attivo che mai. Il nucleo dell’esposizione consiste in una ricca pinacoteca raccolta in buona parte dal fondatore Antonio Massara, con quadri prevalentemente a tema naturalistico (ma non soltanto) del Diciannovesimo e Ventesimo secolo. Dalle romantiche montagne di Ashton e Gignous alle coltri di neve di Maggi, dai chiaroscuri boschivi di Boggiani alle atmosfere impalpabili di Cinotti o alle vedute campestri e fiorite di Tozzi. S’aggiungono l’affascinante gipsoteca dello scultore russo, naturalizzato a Intra, Troubetzkoy, un’eccezionale collezione di opere di Arturo Martini, preziosi e locali reperti archeologici, un interessante archivio fotografico. Il materiale è variegatissimo, a riprova che il paesaggio è una nozione ampia e caleidoscopica, composta di natura e cultura, di tutte le brulicanti e non sempre evidenti interazioni tra l’uomo e il suo ambiente.Un concetto relazionale, dunque, e pertanto mutevole nel tempo, come il contesto del Lago Maggiore ben ci dimostra. Ecco che accanto a un’anima più tradizionale, giustamente e orgogliosamente rispettata, il Museo e il Centro propongono importanti incursioni nel contemporaneo: tutela e sostenibilità diventano le parole d’ordine per ripensare un’etica dello spazio condivisa e diffusa. Anello altrimenti mancante tra università e amministrazioni, fanno parte di quei soggetti illuminati dei quali la nostra Italia ha così tanto bisogno.

Di Alberto Fusari.
Nella foto: I due noci di Carlo Fornara (olio su tela, 1921) è una delle tante opere raccolte nel Museo del Paesaggio di Verbania.

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