Subway In Naples
E’ un po’ come avere in mente, in loop, la canzone dei Cure! Essere divorato dalle viscere della Terra, la Mia Terra, quella Napoli da sempre bistrattata,…
Za Mir Umniza
E’ finita anche questa, l’apparentemente più fredda delle esperienze che mi potesse capitare, catapultato a migliaia di chilometri di distanza, nella fredda ed impenetrabile #grandemadrerussia! Esistere e…
Vergine
E’ la prima lo so, non l’ho mai fatto qui, così, mentre accadono le cose. Me la sono persa molte volte questa occasione, forse l’ultima a Dallas,…
COPENAGHEN ovvero un paese a misura unica
E’ già passato quasi un mese da quando ho lasciato la Sirenetta… cavolo sembra ieri! Non nascondo che, spesso, ritorno al PC a rivedere le foto scattate in quella magnifica Danimarca che mi ha accolto alla fine del mese scorso!
A causa del benedetto Euro l’arrivo in aereoporto è stato abbastanza traumatico! Non essendo più abituato alle conversioni di valuta e scoprendo che i telefonini moderni hanno tutto, social network, e-mail, internet e perfino la gettoniera per il caffè ma NON UN CONVERTITORE DI VALUTA la prima mezz’ora è andata via nel panico di aver prenotato un appartamento da 3000 euro a settimana, cifra per me impossibile da “prelevare” al bancomat! Risolve tutto l’ufficio del cambio che, donandomi la serenità sperata n cambio di una firma su una ricevuta della carta di credito, mi omaggia dei 570 euro per pagare, in contanti, l’affitto della casa!
Bisognava adesso raggiungere il centro di CPH… la City! Sebbene i danesi parlino tutti, dai vecchietti ai bambini, un eccellente inglese, l’impatto con la cartellonistica danese, piena di disegni strani e totalmente incomprensibile, ci ha rilanciati di nuovo nel panico! Sali, scendi, chiedi aiuto agli sconosciuti e grazie all’estrema cortesia danese siamo riusciti a salire sul treno della DSB che, in un quarto d’ora ci ha portati alla Central Station! Poco prima di arrivare uno striscione sul tetto di un palazzo ci salutava dicento: “OGNUNO E’ LIBERO DI VIVERE LA PROPRIA VITA“. Come inizio non era affatto male!
Vale
E’ il termine che ho sentito di più a Barcellona! Il bello è che, a dirlo, saranno stati al massimo 3 o 4 indigeni! A Barcellona c’è casino dall’alba all’alba… forse ce n’è di più quando il sole dorme. A conferma di tutto ciò c’è sicuramente l’esperienza di aver fatto campo base in un ostello a ridosso della Rambla, luogo che anche ai tempi di Picasso (così dice la guida comprata in Offerta alla Mondadori del Vulcano Buono) era corollato di ragazze dai facili costumi e dispensatori di sostanze che stimolano le sensazioni e l’immaginazione (puttane e spacciatori per intenderci!). L’Ostello dove siamo stati era proprio lì! Per carità, fa più paura camminare alle 9:00 di sera per le strade delle mie zone che ritrovarsi da soli in un quartiere simile, anche perchè, nonostante la propaganda turistica spagnola di voler “eliminare” droga e prostituzione, la polizia passava ogni ora nel cuore del malaffare ma nulla, e dico nulla, si smuoveva. Di mattina, quando scendavamo per cominciare il tour della città, il quartiere era deserto… ma alle 15:00, quando siamo arrivati a Barcellona, la strada era piena di lavoratori/ici da marciapiede. Abbiamo dovuto chierere “permesso” per farci largo tra minigonne e paillettes quindi l’equazione è decisamente soddisfatta!
Senza deviare troppo il discorso in 4 giorni a Barcellona non sono stato capace di capire se questi barcellonesi se la passano bene, male, meglio oppure peggio di noi italiani. Tutti dicono “ci hanno superati”, “sono 10 anni avanti”… per carità non sono stato affatto male ed è senza dubbio un vanto riuscire a mantenere in piedi le gru della Sagrada Familia rendendole al tempo stesso patrimonio, monumento ed icona della Barcellona Made In Tourism. Quì in Italia potremo farlo con la SA-RC e tantissime altre opere, anche d’arte… ma forse noi italiani siamo critici dentro e piuttosto che sfruttare prederiamo parlare!
Bisogno di Oppido
E’ un po’ che non ci vado nel mio amato borgo lucano ma non posso fare a meno di ripensare allo stato d’animo che mi ha sempre accompagnato nelle prime curve che da Oppido portano verso Cancellara, quell’Oceano di emozioni che accalorano la mia mente ed il mio cuore ogni volta che mi lascio alle spalle il velodromo!
Tra i ciottoli dei suoi vicoli, tra i sorrisi della gente e le sfumature dei loro coloriti dialetti, tra i sacchi di “sfarinato” ed il tintinnio dei bicchieri ricolmi di Aglianico ho lasciato gran parte della mia nobiltà. L’ho volutamente nascosta in quel paesino fantasma a ridosso del “mondo”, dove sono certo di poterla ritrovare intatta, forse addirittura arricchita dalle persone che so per certo me l’hanno curata ogni giorno come parte del proprio essere.
Ho bisogno di guardare negli occhi Giuliano ed ascoltando le sue finte profezie perdermi in quelli che sono i desideri degli istinti più reconditi di ogni Uomo. Giulio è uno dei pochi che non ha paura di parlare dell’Amore. Lo fa sorridendo, come ogni cosa che fa.
Ho bisogno di andare al Bar Italia da Rocco e la sua equipe di discepoli, dal Traditore alla Pia Vittoria e lì tentare di cambiare il mondo e le sorti di chi è costretto a strappare con i denti quanto la Vita può dare in un posto come Oppido.
Ho bisogno di uscire dal Bar Italia ed andare da Donatello, Giulia e la Piccola… che forse ormai sarà già diventata grande, troppo grande per non offendersi nel sentirsi chiamare “piccola”. Lì godrò della ritrovata ragione del Ragno, lo stesso che aveva provato a tenersi stretta la schiavitù per non rischiare d’essere Libero!
My Dublin
[13/05/2009] E’ stato questo il saluto che Dublino ci ha regalato una volta attraversato il Liffey. Chissà… forse è proprio vero che il destino è già stato scritto dai nostri desideri e dalle nostre azioni quotidiane! Difatti era proprio quello che ci voleva: assistere ad una valanga di suoni ed allegria di giovani, forse coetanei, che si godono l’eccezionale sole irlandese. Certo, a dirla tutta, sembrerebbe quasi un evento da “GUINNESS” quello del Sole a Dublino, in Maggio poi, ma non ci ha mai abbandonato! Anche questo era destino? Forse sì, ma che scrivo “forse”, CERTO CHE SI’!
I colori erano splendenti e penetravano nelle pupille con un impeto inarrestabile, e l’assenza totale della resistenza oculare facilitava l’ingresso degli impulsi emotivi al cervello. Paradossalmente solo un pieno silenzio poteva uscire da me, un estasi di stati d’animo che si azzuffavano nel cuore e nella mente, come solo chi da troppo tempo non assisteva ad un’evento di una normalità unica poteva generare!