Quarantanove non è cinquanta. Sfiora la cifra tonda, ma si sottrae volontariamente alla conquista. Sta in questo numero, che ha tutto il fascino romantico e imperfetto del “non finito”, la potenza di un’operazione spontanea e densa di significato, voluta dalla curatrice romana Valentina Ciarallo per dar conto della resilienza creativa durante il primo lockdown. Il punto di partenza è stato il nostro White Issue – un’edizione speciale di Vogue Italia uscita nell’Aprile 2020 con una copertina completamente bianca, per la prima volta nella sua storia, come testimonianza simbolica durante la pandemia. Su di essa hanno lavorato 49 artisti italiani, separati da un arco anagrafico complessivo di 29 anni.
Nomi affermati come Mario Airò (nato nel 1961), Stefano Arienti (1961), Manfredi Beninati (1970), Flavio Favelli (1967) – ma anche artisti giovani come Giulia Andreani (1985), Guglielmo Castelli (1987) e Bea Bonafini (1990) – che da aprile a settembre 2020 hanno reinterpretato la nostra cover, cimentandosi in un’impresa corale e spontanea, nata “dal basso”, che raccontiamo oggi su queste pagine, in attesa di una mostra a venire. «Volevo dare una speranza nel dolore», spiega Ciarallo. «Perché la luce si nasconde sempre dietro le nuvole di una tempesta: basta saperla immaginare». Il progetto, dedicato al figlio diciassettenne appassionato di moda, è nato per caso. «Era l’inizio di aprile, sono andata in edicola per comprare Vogue Italia, una delle poche gioie in quel periodo difficile, e quando ho visto la copertina bianca, così simbolica eppure così aperta alla fantasia, sono rimasta folgorata. L’idea era già lì. Ho preso tutte le copie rimaste, una decina, e poi ho implorato gli amici e i parenti di acquistare quelle che trovavano nelle altre edicole della capitale. Quando ne ho accumulate un bel po’, ho iniziato a chiamare gli artisti proponendo di mandare loro la rivista affinché fornissero un’interpretazione originale della copertina». La prima a rispondere è stata Letizia Cariello: «Ha aderito all’iniziativa con entusiasmo e da lì ho cominciato a cre-erci anche io», continua Ciarallo.
Man mano che si moltiplicavano le adesioni, seguite dalle opere vere e proprie («le hanno mandate per posta!»), un dato veniva a emergere con chiarezza: al di là degli specifici materiali o linguaggi utilizzati, Vogue Italia passava dall’essere prestigioso magazine cartaceo a supporto creativo – da contenuto a contenitore, insomma. C’è stato chi, come Vedovamazzei, lo ha reso scultura “blindata” da un lucchetto metallico, o lo ha replicato in ceramica come nel caso di Davide Monaldi. Chi lo ha ricamato con cura e pazienza, come hanno fatto Sissi (nell’opera Ritratto in fiore), Riccardo Beretta (Never Say Bullshit), Letizia Cariello (Saving time) e Alice Schivardi (A-Bee-C). Qualcuno l’ha traforato (Stefano Arienti) o inciso (Diego Miguel Mirabella, Corinna Gosmaro, Stanislao Di Giugno). Flavio Favelli, addirittura, l’ha trafitto con un proiettile. Mentre Donato Piccolo l’ha customizzato con un software di A.I. che proietta sulla copertina simboli luminosi. Senza dimenticare tutti gli artisti che l’hanno dipinto a olio, acrilico, smalto, vernice metallica, o disegnato a penna, matita, pennarello, inchiostro, e ancora decorato con collage, foglia d’oro, nastrini, tessuti, velluto, conchiglie fossili, erba, lana, led o tecnica mista. I temi spaziano almeno quanto le tecniche utilizzate, ma sembra emergere con forza un desiderio di cambiamento, una chiamata alla responsabilità personale che si traduce in ambientalismo, diritti civili, europeismo.
Numi tutelari, spesso, sono i grandi autori del Novecento: il Pasolini di Scritti corsari per Francesco Arena, Simone de Beauvoir e il suo femminismo combattivo per Giulia Andreani, Italo Calvino per Goldschmied & Chiari. E fa capolino anche la moda, laddove Simone Berti mette in copertina una zebra che calza Louboutin e Ludovica Gioscia crea una Giacchetta affettuosa per avvolgere il giornale, cambiandone la percezione. «Ogni opera è voce individuale ma anche tassello di un progetto che volge fiducioso verso altri mondi», conclude la curatrice, che ritrova l’ottimismo delle singole opere nella loro somma: «Il numero quarantanove lascia una porta aperta perché è una storia da raccontare, una storia per ricominciare, una storia per il domani. L’approdo non è ancora toccato». (federico chiara)
Le foto delle opere sono di Giorgio Benni
Di seguito un testo di Valentina Ciarallo sul progetto
L’immagine bianca voluta da Vogue Italia per la copertina di aprile 2020, in piena emergenza pandemica, è diventata punto d’inizio per un progetto legato a 49 artisti.
La cover esce bianca, silenziosa, muta.
L’assenza d’immagine esprime attraverso lo sconcerto la presenza di un evento antitetico a un contesto dedicato, per sua specifica natura, alla bellezza e alla gioia del vivere. Si interrompe una consuetudine affermatasi in Italia fin dal 1964, che ha nutrito l’immaginario visivo di migliaia di lettori.
Il mondo si ferma.
Quel vuoto, indizio di assoluto o simbolo di negazione, riesce a coinvolgere realtà artistiche fra le più incisive e significative del nostro tempo. Il bianco che rappresenta il principio della fase vitale, segnale di speranza e fiducia, diventa stimolo creativo per artisti capaci di aderire alla nostra contemporaneità. Torna a vibrare, potentemente visionario, reinterpretato attraverso personali letture. La superficie, come una tela, un foglio o uno spazio in grado di accogliere istanze innovative, diventa racconto collettivo animato da varietà e diversità di linguaggi. Segno della capacità di rimettersi in gioco, di ritrovare nuove aspirazioni, della reinvenzione di altri modi espressivi. Una storia da raccontare, una storia per ricominciare, una storia per il domani. L’approdo non è ancora toccato, ogni opera è voce individuale ma anche tassello di un progetto che volge fiducioso verso altri mondi.
Valentina Ciarallo, romana di nascita, è storica dell’arte e curatrice indipendente, specializzata in linguaggi del contemporaneo. Laureata all’Università ‘La Sapienza’ di Roma in lettere con indirizzo storico-artistico è docente presso IED Roma (Ultime tendenze delle arti visive) e tutor all’Istituto Marangoni di Firenze (Curatorial practice). Da oltre vent’anni cura progetti sperimentali sostenendo la giovane arte con mostre e performance in spazi istituzionali, musei e gallerie, focalizzate sull’integrazione tra arte classica e contemporanea.
Qui il podcast con la voce della curatrice.
(English Text)
Vogue Italia’s White Cover Reinterpreted By 49 Artists
The April 2020 Vogue Italia blank cover gives free rein to the creativity of 49 Italian artists who reinterpreted it according to their individual sensibility. A new project curated by Valentina Ciarallo, who explains here how it was conceived.
The white blank page chosen by Vogue Italia for the April 2020 cover in the middle of a pandemic was the starting point for a project involving 49 artists.
The cover is white, silent, wordless.
The lack of images expresses, through the bewilderment, the presence of an event which is antithetical to a context typically devoted – by its very nature – to beauty and joie de vivre, interrupting a practice established in Italy back in 1964, which has been nurturing the visual imagery of thousands of readers.
The world has stopped.
That void, hinting at the absolute, or a symbol of denial, has involved some of the most insightful and relevant artistic disciplines of present times. White, which embodies the vital principle and is a signal of hope and faith, turns into creative inspiration for artists capable of adhering to contemporary times. White vibrates again, powerfully forward-looking, revisited through a personal point of view. The surface, like a canvas, a sheet, or a space that embraces innovative needs, becomes a collective story, animated by a variety and diversity of languages. A sign of the ability to get back into the game, to find new objectives, to reinvent expressive modes. A story to be told, a story to start over again, a story for tomorrow. We still haven’t reached a landing place; each artwork expresses an individual voice, but is also a piece of an overall project guiding us, hopefully, towards new worlds.
Valentina Ciarallo, born in Rome is an art historian and independent curator with a special focus on contemporary languages. Ciarallo graduated in Literature with an Art and History specialization from Rome’s ‘La Sapienza’ University, is a teacher at IED Roma (The latest trends in visual arts) and a tutor at Istituto Marangoni in Florence (Curatorial practice). She has been curating experimental projects for over 20 years supporting young artists, hosting exhibitions and performances within institutional spaces, museums and galleries, focusing on the integration between classic and contemporary arts.

Mario Airò
The elegy of whiteness, 2020
assemblaggio
Courtesy l’artista e Galleria Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
The elegy of whiteness è il titolo dell’opera preso in prestito dal libro della sud coreana Han Kang. Una raccolta di poesie che parlano del bianco, una riflessione sulla nascita e sulla morte, e di come il bianco possa essere utilizzato come forma aperta. I due volumi sono uniti inserendo le pagine dell’uno nell’altro. L’attrito dei fogli, come una colla, rende i due libri indistricabili.
Giorgio Benni

Le monde d’après, 2020
acrilico su copertina
Courtesy l’artista e Galerie Max Hetzler, Parigi, Londra, Berlino
L’artista sceglie un unico colore per le sue opere: il grigio di Payne che tende al blu, capace di virare in diverse sfumature. Per la pagina bianca affronta il tema dei diritti delle donne prendendo spunto da una frase di Simone de Beauvoir che in questo momento storico diventa più attuale che mai. Il tratto e il soggetto riportano ad immagini di altri tempi. La fanciulla ha un martello in mano, simbolo di resistenza vigile che guarda con ottimismo il mondo di domani.
”Non dimenticate mai che basterà una crisi politica, economica o religiosa per far rimettere in questione tutti i diritti delle donne. Questi diritti non sono mai da dare per scontati. Dovrete restare vigili tutta la vostra vita”. S. de Beauvoir
Giorgio Benni

Le monde d’après, 2020
acrilico su copertina
Courtesy l’artista e Galerie Max Hetzler, Parigi, Londra, Berlino
Giorgio Benni

Untitled, 2020
collage su copertina
Courtesy l’artista
Il lavoro di Salvatore Arancio rimanda alla simbologia del mondo naturale. Le conchiglie sono generate dagli animali che vivono dentro di loro e crescono costantemente spingendosi verso l’esterno. Sono simbolo del femminile, del grembo materno, di prosperità, di rinascita e resurrezione e l’infinita varietà di disegni naturali rendono i gusci uno diverso dall’altro.
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
stampa su adesivo trasparente su copertina
Courtesy l’artista
La parola Italia all’interno della O di Vogue ha suggerito all’artista la possibilità di utilizzare la pagina bianca per sovrapporre un testo di Pier Paolo Pasolini che iniziasse con la parola Italia. È un frammento degli scritti Corsari del ’75, ancora molto attuale. Per questo rende pieno merito alla visione dell’intellettuale che descriveva, con acuta precisione, l’andamento circolare della storia del nostro paese. Arena ha ricontestualizzato il testo datandolo doppiamente 1975-2020.
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
traforatura su copertina
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
L’artista parte dall’immagine femminile della pubblicità di Giorgio Armani, quarta di copertina, che trafora nei suoi contorni. L’immagine trapassa attraverso le pagine mostrandosi a specchio come una filigrana. Dal bianco emerge una figura in cerca di aiuto. Si fa largo con le mani dopo aver cambiato pelle. Il 2020 ha costretto tutti noi a un ripensamento, ripartendo da noi stessi.
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
traforatura su copertina
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
traforatura su copertina
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
Giorgio Benni

Vague, 2020
acrilico su copertina
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
L’artista ha scelto di sostituire la parola VOGUE in VAGUE. La sovrapposizione pittorica della lettera “A” evoca con ironia lo stato psicologico che abbiamo sperimentato nel primo periodo del lockdown. La posa solitaria descrive l’assenza di contatto. La sigaretta in bilico tra le dita del piede denota uno stato di ansia e un fare inconsueto, un gesto privato che pretende di ingannare il tempo, quel tempo che noi tutti abbiamo vissuto e che ancora stiamo soffrendo.
Giorgio Benni

I don’t want to feel this way anymore, 2020
pennarello su copertina
Courtesy l’artista
Una doppia lettura del periodo che stiamo vivendo. Due momenti convivono ambiguamente durante questa esperienza: negativo/positivo, interno/esterno. La prolungata e forzata frequentazione dell’interno ha ridefinito in qualche modo l’esterno.
I don’t want to feel this way anymore, un’evocazione alla “leggerezza” di una canzone dei Belle and Sebastian o di qualche hit degli anni ’90, sedimentata e poi riaffiorata in un ricordo sbiadito.
Giorgio Benni

Vogue, 2020
smalto su copertina
Courtesy l’artista
Un lavoro di sottrazione per Elisabetta Benassi, artista multimediale capace di fondere in un tutt’uno operativo diversi linguaggi. La pagina bianca di Vogue viene privata delle prime tre lettere ‘VOG’ attraverso una cancellatura che mette in risalto unicamente UE. Un’allusione silente alla nostra Europa in questo momento storico.
Giorgio Benni

Brutal Casual vs Vogue, 2020
tecnica mista su copertina
Courtesy l’artista e Galleria Francesca Minini, Milano
Brutal Casual è un magazine che prende corpo sulla copertina di Vogue. Un mockup inedito nato durante il primo periodo di lockdown. Raccoglie la “brutalità quotidiana” della vita dell’artista. Tutto quello che non è pensato ma succede. Brutal Casual è riferito al vestiario, maschile o femminile, da indossare per una serata informale, una cena a base di hamburger, alcol, droga e sesso in pantofole. Pratico e semplice si adatta ad ogni occasione della giornata: casa, lavoro, studio, sauna, cruising, etc…
Giorgio Benni

Brutal Casual vs Vogue, 2020
tecnica mista su copertina
Courtesy l’artista e Galleria Francesca Minini, Milano
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
tecnica mista su copertina
Courtesy l’artista
Un processo di stratificazione della materia per fissare la percezione del passare del tempo. In un gioco di rarefazione prende corpo una personale lettura della “Creazione di Adamo”. L’uomo indossa un guanto da cucina, la donna sembra essere uscita da una campagna pubblicitaria, come in un sogno. Vogue vs Vogle. Metafora visiva del nostro presente.
Giorgio Benni

Never Say Bullshit, 2020
ricamo su velluto dipinto su copertina (sponsorizzato da Anna Monti)
Courtesy l’artista
“Never Say Bullshit” è la frase che Alighiero Boetti, su richiesta di Maurizio Cattelan, scarabocchiò su un poster di Jenny Holzer, artista rappresentativa del Padiglione americano alla Biennale di Venezia del 1990. Boetti firmando semplicemente il poster si era appropriato dell’opera di un altro. Beretta rimodula la frase ricamandola su una scacchiera di velluti dipinti. Il truismo di Boetti ha molteplici letture e funge da monito, in particolare nel periodo storico che stiamo vivendo, facendo riferimento alle fake news.
Giorgio Benni

Zebra con Louboutin, 2020
tecnica mista su carta e copertina
Courtesy l’artista
Zebre, cervi, alci, animali di classe e possenti, dalle origini antiche sono tra i soggetti della ricerca di Berti. L’eleganza animale associata a quella della moda. La zebra con il suo “vestito” a strisce bianco e nero indossa l’iconica Louboutin. L’animale sui tacchi prende vita da un albero che con la sua flora rigogliosa avvolge le lettere di Vogue. L’atmosfera emana tutt’altro che leggerezza, la natura sembra costringere e immobilizzare la zebra, espressione della stasi a cui questo periodo ci impone. Ma anche che il mondo naturale, inteso come insieme di flora e fauna è l’unica cosa che ci sostiene e senza di essa non potremmo essere al mondo.
Giorgio Benni

Melting Embrace, 2020
collage e intaglio su cartoncino
Courtesy l’artista
Un bacio pieno di emozione tra il nero e il bianco. Il messaggio della giovane Bea Bonafini è legato alle vicende legate al movimento “Black lives matter”, in particolare al caso di George Floyd. Attraverso un raffinato collage lacrime di gioia emergono dalla superficie. Un messaggio di positività che invita l’intera comunità ad unirsi nell’amore, abbattendo barriere e confini.
Giorgio Benni

Eye Verbal Motor – Arianna, 2020
stampa diretta con inchiostri solidificati UV su copertina
Courtesy l’artista
“Arianna” è la protagonista della cover. Tutto ciò che arriva alle spalle sembra improvviso e subitaneo, quasi come se non potesse essere annunciato. Il suo sguardo è beffardo ma consapevole, di chi riconosce ma non teme, di chi padroneggia i segreti del labirinto, le vie per oltrepassare indenni le pareti che spingono contro l’individualità. Ci conduce oltre una realtà apparente. “Vegliate!” sembra ripetere una eco risoluta: quanto è successo può essere fronteggiato solo con sguardo lucido e fermo, non dimenticando una necessaria ironia.
Giorgio Benni

Un solco, una strada, 2020
stampa fotografica su copertina
Courtesy l’artista e z2o Sara Zanin Gallery, Roma
“Nel periodo di confinamento mi accingevo a cucinare, ho preso in mano un piatto fondo, tra i miei preferiti, aveva una piccola scheggiatura e improvvisamente si è spezzato in due parti. Una crepa, una strada, una linea sinuosa, il piatto è inutilizzabile devo buttarlo. Questa rottura vorrà significare qualcosa? Ho avuto come una visione, quella di una frattura che, insinuatasi nelle nostre vite, aveva cambiato tutto e tutti”.
Giorgio Benni

Saving time, 2020
Penna, incisione e ricamo rosso su copertina
Courtesy l’artista Galleria Massimo Minini, Brescia
La sua “pagina bianca” rimanda a quei cieli candidi del nord Italia dove si staglia un calendario del tempo, quello a venire. L’artista utilizza il disegno come matrice del pensiero, fa un taglio centrale ferendo la circolarità numerica che poi ricuce con un filo rosso, medicando così il trascorso. “Il mio è un tempo circolare, non c’è niente di più bello che esibire una ferita che sta guarendo”.
Giorgio Benni

Tomorrow, 2020
olio su copertina
Courtesy l’artista
Sono esseri dormienti e sognanti quelli che popolano la copertina bianca di Vogue realizzata dall’artista. Hanno posture abbandonate, sono vulnerabili come noi stessi in questo periodo così sospeso e difficile. Guardano lontano, capaci di mappare nuovi territori di condivisione senza distinzione di genere, razza e limite. Al di là di quel muro, in quello spazio bianco dove tutto può e dove possiamo essere quello che vogliamo.
Giorgio Benni

The shadow of the soul, 2020
foglia oro, inchiostro, mylar e incisione originale (1800) su copertina
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Il tempo, la memoria e la storia che rimandano ad un libro antico. L’artista lavora la copertina e la sottocopertina del numero 836 di Vogue utilizzando la foglia oro 24k. La riquadra inserendo parti di incisioni originali del 1800 che ritraggono animali mostruosi e personaggi. Come fosse una miniatura tardogotica che lascia intravedere ogni singolo particolare. Da una finestra un giovane soldato napoleonico, inseguendo una chimera, ci guiderà verso un futuro a noi ancora ignoto.
Giorgio Benni

The shadow of the soul, 2020
foglia oro, inchiostro, mylar e incisione originale (1800) su copertina
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Giorgio Benni

The shadow of the soul, 2020
foglia oro, inchiostro, mylar e incisione originale (1800) su copertina
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Giorgio Benni

Maria Crispal, 2020
foto e collage su copertina
Courtesy l’artista
L’artista rappresenta se stessa vestita di bianco, sospesa nel candore di Vogue aprile 2020, un
corpo di donna “mater” connettiva, “mater” tecnologica. La figura domina il bollino tondo che
ricorda il pianeta mondo, veicolando così un concetto di rinascita globale e di unione nella forza
della vita. Performer, artista visiva, spazia dalla danza al teatro, dal disegno alla scultura fino
all’utilizzo di nuove tecnologie affrontando tematiche femminili.
Giorgio Benni

#836 A, 2020
led luminoso su copertina
Courtesy l’artista
Una linea rossa, cifra stilistica dell’artista e elemento costante nella sua produzione fotografica, taglia perfettamente a metà la rivista alludendo al tempo sospeso. La linea rossa viene enfatizzata dall’utilizzo di un led luminoso allusione di una luce di rinascita che ci proietta verso altri luoghi in un altro spazio-tempo.
Giorgio Benni

Je suis la Vague, 2020
conchiglia fossile francese, morsa in ferro argentata su copertina
Courtesy l’artista
“Vague”, onda in francese. Quel bianco e quella sola unica lettera di differenza portano l’artista a riva. La O di Vogue viene nascosta dietro una conchiglia. Dopo il primo lockdown il desiderio era rincontrare il mare. Ripartire da lì, da un elemento primordiale che non sparisce, ci aspetta, rigenera, è vita. L’opera è una riflessione su come allentare la stretta, la frenesia globale diventa una morsa da alleggerire per evitare che la conchiglia si sbricioli e con lei anche noi. Perché tutto è vague, tutto è fluire, tutto ha bisogno di respiro.
Giorgio Benni

Sfregio #9, 2020
incisione su rivista, bassorilievo
Courtesy l’artista
Nella pratica dell’artista il tempo ha un aspetto primordiale. Prendersi il proprio tempo permette di vedere le cose diversamente creando nuove relazioni. Attraverso l’intaglio preciso, Di Giugno scava la superficie entrando in profondità, nelle viscere delle pagine delineando nuovi incastri, nuove forme, nuovi colori, nuove strutture, nuove possibilità. Il bianco torna a vibrare mostrando una nuova visione.
Giorgio Benni

Allunati, 2020
stampa fotografica e ritagli di tela su copertina
Courtesy l’artista
Il lavoro dell’artista si ispira alla conquista della luna nel luglio del 1969, “quell’esperienza – sul crinale tra modernità e postmodernità – ha rappresentato universalmente e rappresenta tuttora la gestione dell’ignoto, la supremazia della ragione umana sul caos, la presa tangibile di ciò che sino a poco prima rappresentava l’esotico più distante”. Allora come oggi, gli “Allunati”, impreziositi dalla foglia d’oro, passeggiano sul bianco di Vogue. La quiete del paesaggio lunare corrisponde alla speranza di un futuro più placido in antitesi alla complessità del nostro presente.
Giorgio Benni

I WANNA BE LIKE YOU!, 2020
olio e nastrini di seta su copertina
Courtesy l’artista
La maschera raffigurata non è quella che indossiamo per proteggerci ma quella di Carnevale che indossiamo per travestirci. In questo spazio-temporale l’artista ha ripensato al rapporto uomo-natura e alla Teoria di Darwin. Come recuperare le cose belle che abbiamo trascurato? Cosa prova un animale a vivere su questo pianeta? Cosa penserebbe il nostro antenato scimpanzé del nostro progresso? I wanna be like you direbbe, o siamo noi che vorremmo essere come lui? La scimmia è solo l’espressione della minoranza, del diverso, del dimenticato.
Giorgio Benni
![Matteo Fato
LA PITTURA PRECEDE LA NATURA (da Gianni Garrera), 2020 (circa)
olio e viti in acciaio su Vogue
cassa da trasporto in multistrato
Courtesy l’artista e Galleria Monitor, Roma, Lisbona, Pereto (AQ)
“[…] È la natura che imita la pittura, l’immagine allo specchio anticipa la cosa, tutte le cose sono state create a somiglianza di figure, tutta la realtà si spiega come una copia dell’immagine, l’oggetto dipinto non è una copia ma l’originale, la natura per esistere ha imitato un disegno che la precede, non è l’arte che imita la natura ma viceversa, il mondo è sottomesso alla pittura [….]”.
Così Matteo Fato, attraverso la voce di Gianni Garrera, filologo musicale che da anni accompagna il lavoro dell’artista, contribuisce in questa occasione con un assunto. L’opera è pensata all’interno della cassa di legno utilizzata per il suo trasporto, rimandando all’idea dei “dittici da viaggio”. I due punti nella frase sono messi in evidenza da chiodi che tengono aggrappata la rivista.](https://i0.wp.com/compass-media.vogue.it/photos/5ff31ea0e59bd41b1bcd4a42/master/w_1610%2Ch_2048%2Cc_limit/Fato%20Matteo.jpg?w=800&ssl=1)
LA PITTURA PRECEDE LA NATURA (da Gianni Garrera), 2020 (circa)
olio e viti in acciaio su Vogue
cassa da trasporto in multistrato
Courtesy l’artista e Galleria Monitor, Roma, Lisbona, Pereto (AQ)
“[…] È la natura che imita la pittura, l’immagine allo specchio anticipa la cosa, tutte le cose sono state create a somiglianza di figure, tutta la realtà si spiega come una copia dell’immagine, l’oggetto dipinto non è una copia ma l’originale, la natura per esistere ha imitato un disegno che la precede, non è l’arte che imita la natura ma viceversa, il mondo è sottomesso alla pittura [….]”.
Così Matteo Fato, attraverso la voce di Gianni Garrera, filologo musicale che da anni accompagna il lavoro dell’artista, contribuisce in questa occasione con un assunto. L’opera è pensata all’interno della cassa di legno utilizzata per il suo trasporto, rimandando all’idea dei “dittici da viaggio”. I due punti nella frase sono messi in evidenza da chiodi che tengono aggrappata la rivista.
Giorgio Benni

7,62 × 63 mm, 2020
foro di proiettile su Vogue
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
Il foro è stato provocato da uno sparo con un proiettile di 7,62 × 63 mm., che ha perforato la rivista. Il rimando storico per Favelli è legato alla strage di Ustica. Era il 29 giugno 1980, l’artista aveva tredici anni e quell’immagine dei resti dell’aereo Itavia è ancora impressa nella sua mente. Precisi buchi neri sulle ali bianche, scheggiature nella lamiera lucida che l’artista trasla sul bianco lucente di Vogue. Alla ricerca di un opposto estremo, contrapponendo l’eleganza della rivista a quello della tragedia.
Giorgio Benni

Giacchetta affettuosa, 2020
assemblaggio su stoffa con peli del gatto Arturo, foglie di quercia, erba secca, lana
Courtesy l’artista
L’artista realizza una sovracopertina estraibile, una custodia, partendo dal ritrovato rapporto con la natura. Un legame di cui sente l’esigenza di riappropriarsi in questo momento di transizione. Una stratificazione e sovrapposizione di elementi naturali come foglie, fili di lana, erba, peli di animale domestico che risultano ora molto cari a Gioscia. ”Giacchetta affettuosa” avvolge l’intero volume riempiendo il vuoto e cambiandone la percezione.
Giorgio Benni

Giacchetta affettuosa, 2020
assemblaggio su stoffa con peli del gatto Arturo, foglie di quercia, erba secca, lana
Courtesy l’artista
Giorgio Benni

Giacchetta affettuosa, 2020
assemblaggio su stoffa con peli del gatto Arturo, foglie di quercia, erba secca, lana
Courtesy l’artista
Giorgio Benni

All’alba di un tramonto, 2020
stampa digitale su copertina, dettaglio dell’opera Untitled Views
Courtesy l’artista
Fumo, illusorietà, nebulosità, il richiamo di un’alba ispirata a Italo Calvino che la descrive: “l’ora in cui le cose perdono la consistenza d’ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce. L’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza del mondo”. Il duo Sara Goldschmied e Eleonora Chiari lavora su sinfonie colorate sprigionate dai fumogeni e catturate attraverso la fotografia.
Giorgio Benni

Corinna Gosmaro (aperto)
We don’t know yet, 2020
incisione su copertina con punta di bambù
Courtesy l’artista e The Gallery Apart, Roma
L’artista immagina per Vogue un porcospino come metafora della condizione umana ispirandosi al dilemma dell’animale scritto nella parabola di Schopenhauer: trovare una moderata distanza reciproca, che rappresenti la migliore posizione. Non sappiamo ancora cosa succederà e le ripercussioni sulla nostra psiche al momento non sono quantificabili. Prenderne atto, accettare il momento e prendersi cura degli altri. Riattivare il processo della ricerca dell’archetipo, l’essenza sostanziale delle cose.
Giorgio Benni

We don’t know yet, 2020
incisione su copertina con punta di bambù
Courtesy l’artista e The Gallery Apart, Roma
Giorgio Benni

Invernomuto
MED T-1000 Vogue, 2020
collage su copertina
Courtesy l’artista
Foto di Giorgio Benni
Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, in arte Invernomuto, lavorano sull’immagine in movimento e il suono, mezzi privilegiati della loro ricerca. “Black Med” è una piattaforma in continua evoluzione iniziata nel 2018 che mostra lo scenario di un’umanità in crisi e in disaccordo geopolitico. Luoghi che si affacciano sul Mediterraneo vengono presi d’assalto da un T-800, il cyborg protagonista del primo terminator, lo stesso che conquista la pagina bianca di Vogue.
Giorgio Benni

Vogue, 2020
foglia d’oro 22 carati su copertina
Courtesy l’artista
Le opere di Kronenberg sono molto spesso legate dall’inserimento di elementi rari e preziosi, oggetti di collezionismo in stretta relazione con il tempo. L’artista ha voluto lavorare su un aspetto che non modificasse la scelta editoriale, così radicale. La linguetta, piegata come segnalibro, viene rivestita da una foglia d’oro 22K e inclinata a 45°, donando una qualità scultorea alla pagina. Un intervento minimale ma prezioso.
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
incisione su copertina
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
L’artista prende ispirazione dalle figure geometriche dei tasselli del mosaico islamico, pratica a lui familiare. Ha fustellato il silenzioso bianco per mostrare, in modo parziale, i contenuti della rivista tra le fessure di una costellazione di segni. Scavare quel vuoto per ripartire da ciò che è all’interno. L’oggetto, la parola sono l’inizio di un nuovo racconto, di una nuova storia.
Giorgio Benni

Vogue, 2020
ceramica smaltata
Courtesy l’artista e Studio SALES di Norberto Ruggeri, Roma
L’artista è partito dalla considerazione che l’edizione bianca fosse talmente evocativa da non voler aggiungere nessun ulteriore elemento. Attraverso la traduzione scultorea, pratica artistica di Monaldi, la rivista è stata replicata in ceramica, rispettandone la dimensione, il colore e il segno. Quasi un “monumento” in ricordo di questo tempo a cui tutti noi abbiamo preso parte.
Giorgio Benni

Stringimi che andiamo, 2020
lana acrilica e fili di cotone su copertina
Courtesy l’artista e Clima Gallery, Milano
Matteo Nasini è un artista e musicista. Le sue opere sono costruzioni armoniche, immagini sonore, prevalentemente di stampo scultoreo, che riportano al mondo dell’infanzia. Oggetti ludici e poetici, realizzati con tessuti morbidi come la lana. Per Vogue utilizza il nero, cupo, abbinato all’oro radioso, alludendo ad una rinascita. La rivista viene arrotolata e stretta per celare l’interno, non conosciamo ancora cosa succederà e cosa ci aspetterà.
Giorgio Benni

Numero 836, 2020
collage e carta fotografica su copertina
Courtesy l’artista
La scelta dell’immagine per Vogue è istintivamente caduta su una foto di gruppo, datata 1951. Un’immagine che rappresenta al meglio gli ideali di speranza, ottimismo, socialità, unione, appartenenza. I soggetti ritratti evidenziano la fisionomia di un’umanità sicura di sé, semplice e al contempo audace, fiera e dignitosa, elegantemente consapevole che riuscirà bene a giocarsi la propria partita con il mondo. Il richiamo alla generazione degli anni cinquanta che ha, con sacrificio e convinzione, rifondato il nostro paese è palese. Come il frammento (la porzione di spazio bianco strappata) è da intendersi in senso “rossiano”, secondo Aldo Rossi, inteso come presa di coscienza di una trasformazione in atto e che, in nome della modernità, individua uno spazio dal quale ripartire.
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
pennarello su copertina
Courtesy l’artista
L’artista prende spunto dal protagonista assoluto della pandemia nel primo lockdown: l’introvabile lievito madre. In maniera ironica e giocosa scrive di suo pugno la ricetta per la lievitazione del pane. Senza scadenza, valida per un futuro migliore. La ricetta è accompagnata da un testo scritto sotto forma di tragedia greca con Prologo, Parodo, vari episodi e conclude l’Esodo.
Giorgio Benni

V.I.P (Vogue Intelligent Pro), 2020
rivista Vogue, software A.I., sistema di intelligenza artificiale, led, trasformatore, plexiglass, legno, impianto elettrico
Courtesy l’artista
Tutto quello che un giornale non dice. L’opera è una riflessione sul concetto di realtà e virtualità di dati. La rivista, customizzata con un software A.I. analizza il contenuto estraendo dati superflui come simboli, virgole e punti che compongono frasi. Il risultato è un Vogue magico che sembra respirare attraverso segni introproiettati con led luminosi. Uno spazio bianco che delinea un pensiero verso il futuro e nuove percezioni. Il magazine scultura rimane incartato con la plastica originale a rappresentare una realtà non modificata ma pronta a nuove forme di vita.
Giorgio Benni

V.I.P (Vogue Intelligent Pro), 2020
rivista Vogue, software A.I., sistema di intelligenza artificiale, led, trasformatore, plexiglass, legno, impianto elettrico
Courtesy l’artista
Giorgio Benni

Senza titolo, 2020
collage su copertina
Courtesy l’artista
L’artista realizza un raffinato collage cambiando la percezione delle forme e dello spazio attraverso l’illusione ottica e l’uso di elementi metallici come lo specchio, biglie in acciaio, sali d’argento, La costruzione di uno spazio metafisico, utopico, che riflette l’esterno sul non-spazio bianco di Vogue. Un universo nuovo che non esiste ma che potrebbe essere costruito.
Giorgio Benni

I have always been in quarantine, 2020
stencil e vernice metallica su copertina
Courtesy l’artista
L’artista ha espresso, utilizzando una vernice metallica e un font che ricorda stemmi araldici, il suo costante stato di quarantena. Il modus operandi di molte realtà è in isolamento e continua riflessione.
Giorgio Benni

List for reboot, 2020
Smalto e acrilico su copertina
Courtesy l’artista
L’artista, attraverso il suo personale tratto che ricorda i “comics books”, disegna una lista della spesa con tutte quelle cose che lo hanno aiutato ad affrontare il periodo di stop forzato. Computer, mixer, giradischi, casse… utili a rimanere in contatto con il suo pubblico attraverso il web. Mentre il pennarello, la carta, gli occhi, il cuore e il cervello rappresentano la parte visionaria per dare forma a un’idea, quella di ripartenza.
Giorgio Benni

There is no planet b, 2020
inchiostro blu su copertina
Courtesy l’artista, Roma
Il concetto di futuro e ripartenza viene espresso con l’immagine di una giovane donna che protesta per un mondo migliore. Prendendo ispirazione dai temi della sua ultima ricerca come il colonialismo, la guerra, il cambiamento climatico, l’artista propone una riflessione antropologica dei tempi attuali. L’uso del blu rimanda al colore dell’acqua come salvaguardia dell’ambiente, tema attuale e costante di questo inizio secolo.
Giorgio Benni

A-Bee-C, 2020
disegno a ricamo su carta da lucido, filo di cotone, matita su copertina
Courtesy l’artista
Una bocca e un’ape. Simboli emersi durante il silenzio della costrizione come espressione di emozione e inizio di vita. L’insetto con la sua luminescenza e ruolo di impollinatrice diventa portatrice di segreti che regolano l’universo. Rompere il silenzio con un grido anche rispetto a quello che sta accadendo all’ambiente. Aver cura delle api significa aver cura di noi e del nostro futuro.
Giorgio Benni

Vaso di fiori
olio su copertina, 2020
Courtesy l’artista
La tela bianca per l’artista diventa l’ignoto. Le incertezze diventano certezze e prendono forma. Il fondo verde acqua è il manto avvolgente e protettivo delle madonne raffaelliane, come un abbraccio rassicurante. Un dialogo segreto tra i due vasi dove il rosa guarda al giallo con complicità e sensualità in un paesaggio che non si vede ma si percepisce. All’orizzonte un infinito, come infinite sono le possibilità di un’immagine che annuncia un cambiamento, uno spostamento di prospettive dove qualcosa è cambiato e perduto, ma molto altro può nascere.
Giorgio Benni

Vaso di fiori
olio su copertina, 2020
Courtesy l’artista
Giorgio Benni

Ritratto in fiore, 2020
ricamo su copertina, filo di cotone
Courtesy l’artista
Per Sissi la copertina Vogue è un bianco latteo che ci nutre. Uno sguardo che fiorisce sul nuovo. Visto come una ginnastica di ruotacismi espressivi che esercitano il corpo linguale alla forma emotiva. La lingua si radica in una fioritura di movimenti per spingerci ad uscire e liberarci. Cucire l’interno con l’esterno, esprimere il nostro giardino interiore, liberare i nostri fiori espressivi.
Il piacere di perforare il bianco con il ricamo per sollevare buchi neri e poi riempirli con un apparato radicale di fili che uniscono il tutto in una immanenza reciproca come sul profilo della nostra vita.
Giorgio Benni

Global education, 2020
penna bic su carta e collage su copertina
Courtesy l’artista e Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
Un foglio bianco e una Bic nera, tecnica che caratterizza gran parte della produzione dell’artista. Il suo messaggio sottolinea quanto si debba tornare ad un impegno etico ancor prima che estetico, all’attivismo politico nel quotidiano e all’urgente bisogno di costruire strutture connettive, cognitive, tattili e trasfiguranti. “Global Education”, una metodologia messa in atto dove il suo operare è paragonabile al gioco delle scatole cinesi: crea progetti che ne contengono altri, esplorando nuovi modelli educativi basandosi sull’idea di network.
Giorgio Benni

Tutte le famiglie felici si somigliano ogni famiglia infelice invece è disgraziata a modo suo, 2020
stampa lenticolare su copertina
Courtesy l’artista
Il titolo dell’opera prende spunto da una frase dell’incipit del romanzo “Anna Karenina” di Tolstoj (traduzione di Ossip Felyne del ’60). La foto d’archivio recuperata dal web rappresenta un nucleo famigliare riunitosi per farsi scattare una foto ricordo. L’obiettivo punta sulla “famiglia” come luogo di sviluppo verso il domani. La tecnica della stampa lenticolare permette di far apparire una seconda immagine nel momento in cui la superficie viene inclinata dove tutti i volti appaiono sorridenti.
Giorgio Benni

Tutte le famiglie felici si somigliano ogni famiglia infelice invece è disgraziata a modo suo, 2020
stampa lenticolare su copertina
Courtesy l’artista
Giorgio Benni

See beyond, 2020
pennarello permanente su copertina
Courtesy l’artista
L’artista utilizza un linguaggio ironico, dalla grafica immediata del retino a puntini, ma che cela lo smarrimento provato di fronte a qualcosa di incomprensibile e inafferrabile insinuata nelle nostre vite. Una riflessione sulla richiesta di risposte e soluzioni. Così ha immaginato una nuova edizione dei famosi occhiali per vedere sotto i vestiti che furono lanciati nel dopoguerra e che incarnavano la voglia di credere in qualcosa di irreale, occhiali che nessuno di noi ha mai acquistato ma che in fondo tutti avremmo voluto provare.
Giorgio Benni

Windows, 2020
profilo di acciaio, fotografia adesiva su copertina
Courtesy l’artista
Il bianco per Tuttofuoco diventa un nuovo paesaggio da disegnare. L’artista ha immaginato una finestra “temporale”. Con “Windows” si passa da una superficie bidimensionale ad un’altra dimensione. Un fulmina brilla nel cielo plumbeo, un’apertura sul mondo della creatività e dell’immaginazione, potentemente comunicativa, che ci permette di vedere oltre in modo costantemente nuovo e in evoluzione.
Giorgio Benni

Personal Diary, 2020
lucchetto su Vogue
Courtesy l’artista
Il bianco di Vogue per il duo Stella Scala e Simeone Crispino (in arte Vedovamazzei) è l’urlo sordo di dolore di Al Pacino davanti alla morte della figlia nel Padrino n. III del 1990. Un istante non previsto. Il silenzio, il tempo, l’attesa e l’impossibilità di farsi domande. Il bianco che non si vuole sporcare ma che si vuole riempire, un limbo dove l’azione e il pensiero sono stati bloccati. Gli artisti congelano il momento chiudendolo con un lucchetto senza possibilità di apertura. Un pesante “gadget” da portare, ma anche stimolo di ripartenza.
Giorgio Benni