Che è succede a Firenze? Stamattina la città si è svegliata e ha trovato quasi sventrato uno dei suoi palazzi-icona: il rinascimentale Palazzo Strozzi, pochi passi appena dalla stazone di Santa Maria Novella. Tutta colpa di JR…
Vi ricordate di lui? JR alias Jean René, uno dei pià noti e quotati fotografi e aristi del momento, ha firmato nel maggio scorso anche una poetica copertina per Vanity Fair. Ora è di nuovo in Italia, per un progetto speciale.
Le foto della sua ultima installazione stanno circolando da ore su Instagram e lo stesso artista si è divertito a postare in una delle sue stories il punto di osservazione migliore per cogliere appieno questo suo ultimo, incredibile lavoro.
La Ferita – The Wound è a tutti gli effetti una lacerazione, uno squarcio nel pregevole bugnato che copre la facciata del palazzo fiorentino: una ferita creativa, ovviamente. C’era lo stesso JR, giacca bianca, occhiali e capello scuro d’ordinanza (dice che non vuole essere rinosciuto quando gira il mondo) a spiegare il senso di questo intervento per Palazzo Strozzi Future Art, un nuovo programma della Fondazione Palazzo Strozzi nato dalla collaborazione con Andy Bianchedi (idea di fondo: promuovere tanta arte pubblica, sostenere le nuove generazioni).
JR, 38 anni e una carriera folgorante nel mondo dell’arte contemporanea, lo spiega nel suo italiano punteggiato da parole in francese, la sua lingua madre: «Ognuno può vederci ciò che vuole: quest’opera nasce per richiamare davanti a un museo, che è chiuso da tempo come molti luoghi di cultura, chiunque passi in zona. Stamattina ho già visto gente che cercava di fotografarlo dall’angolazione migliore e vi posso dire che c’è un punto preciso che dà senso al tutto».
L’opera è alta 28 metri e larga 33, mentre il trompe l’œil è composto da 80 pannelli stampati in bianco e nero su alluminio Dibond. Un lavoro immane: una dozzina di operai vi hanno lavorato per due mesi. Resterà – pare – fino all’estate: «Le mie sono opere effimere per definizione: va bene così», spiega l’artista («non chiamatemi street-artist, per me esiste solo l’arte, ovunque venga realizzata», precisa ad Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi, mentre commentano il lavoro e le reazioni dei primi passanti).
Come molti altri lavori di JR l’installazione è realizzata con un collage fotografico in bianco e nero e costruita come una anamorfosi, parola difficile che JR spiega in modo semplice: «Un gioco visivo». Si tratta infatti di un’illusione ottica per cui un’immagine viene proiettata su un piano in modo distorto, ma che diventa riconoscibile se viene osservata da un particolare punto di vista (ai fiorentini il compito di scoprirlo, quindi).
Ma proviamo a capire che cosa JR ha inserito, in questo squarcio che lacera la facciata di Palazzo Strozzi: si scopre un colonnato, che è quello della biblioteca dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, una sala espositivia e poi, al primo piano, un salone di un museo con delle opere-capitali come La Primavera e La Nascita di Venere del Botticelli, conservate agli Uffizi, e il Ratto delle Sabine del Giambologna, che si trova nella Loggia dei Lanzi, in piazza della Signoria.
I musei son chiusi? JR li apre a modo suo, mostrandoci tutto il bello che ci attende, non appena si potrà. Stravolgendo la prospettiva rinascimentale, offre il suo punto di vista: riflette sull’accessibilità dei luoghi di cultura e sul quel tanto (troppo) di cui siamo stati privati, in un anno di pandemia.
«Nel mio lavoro la prospettiva è tutto», dice. O quasi: «La mia arte è fatta per riunire le persone in presenza e in questo periodo è difficile, ma essere creativo, con le costrizioni imposte dal virus, significa anche sapersi reinventare».
Chi lo conosce lo sa: ex ragazzo di banlieue (ha vissuto a Montfermeil, un sobborgo di Parigi), figlio da genitori tunisini, si è imposto presto nel mondo dell’arte per la carica dirompente del suo stile di arte pubblica, sempre site-specific.
Come quando ha «fatto sparire» la piramide del Louvre o ridisegnato la porta di Brandeburgo a Berlino o ancora quando ha realizzato la struggente opera del bambino che guarda dalla frontiera messicana agli Stati Uniti o quando ha tappezzato la città con ritratti-gigantografie, JR ha sempre scelto la strada di un’arte che potesse parlare a più persone possibili.
Attivista (sostiene molti progetti sociali, tra cui la mensa per i disagiati alla Madeleine di Parigi e, da anni, una scuola nella favela di Rio), ha portato la sua creatività nei luoghi più impensabili, compreso il carcere di massima sicurezza di Tehachapi, in California. Ora pare voler distruggere uno dei templi del Rinascimento italiano, ma non è affatto così. JR ci svela che cosa sta dentro, ci invita a guardare al mondo con maggiore attenzione e fiducia. Più che una ferita, è un pertugio, uno squarcio di speranza.