Arte: la rivoluzione al femminile della National Portrait Gallery di Londra

«If you can see it, you can be it», parafrasando: se lo vedi, ci credi. È l’idea alla base del rinnovamento della National Portrait Gallery di Londra, uno dei musei più amati, fotografati e visitati della capitale britannica. «If you can see it, you can be it», sono le parole che Flavia Frigeri, storica dell’arte e docente alla University College di Londra, ha usato per descrivere in anteprima a Tatler il nuovo progetto cui sarà a capo. Si tratta di un riallestimento mai tentato prima: con  Reframing Narratives: Women in Portraiture, il museo di Londra nei prossimi tre anni ripenserà completamente sé stesso. Alla sua apertura, prevista nel 2023 con circa 40 milioni di euro d’investimento, scopriremo una National Portrait Gallery diversa. Il progetto nasce dalla collaborazione con il Chanel Culture Fund, programma mondiale della maison volto a sostenere iniziative speciali a favore dell’inclusività nella cultura e nella società.

«Celebreremo nel museo le donne del passato e del presente, con la speranza che un giorno le giovani donne che visiteranno le sale vedranno questi ritratti e troveranno dei modelli cui ispirarsi», spiega Frigeri, a capo di un dream-team al femminile di storiche dell’arte impegnate nella ricerca. Chiusa prima a causa dalla pandemia e ora anche per questi lavori di ristruttazione, la National Portrait Gallery di Londra conserva attualmente qualcosa come 11mila ritratti, ma solo un terzo della collezione ha come soggetto una protagonista femminile. E le firme in calce alle opere? Percentuali ancor più risicate: ferme a poco più del 10% del totale.

Le cose cambieranno: l’obiettivo della nuova National Portrait Gallery è offrire al visitatore un ritratto inclusivo della storia recente del Paese: saranno recuperati dagli archivi i lavori di tante pioniere che hanno contribuito a plasmare la cultura e la storia inglese del Novecento e sarà avviata anche una campagna-acquisti per fare entrare nella collezione nuove opera.

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Per ora, sappiamo che compariranno di sicuro i volti di Anna May Wong (1905-1961) stella della pellicola Shanghai Expresss, del ‘32, ma anche di donne dalle vite avventurose come Noor Inayat Kham (1914-1944), principessa araba diventata una spia al servizio di Sua Maestà o Georgina Masson, che oggi ha un’ottantina d’anni ed è stata la prima donna ufficiale nera del Servizio Territoriale Ausiliario, il ramo femminile della British Army durante la Seconda Guerra Mondiale. E poi ancora: Lilina Lindsay, professione dentista (la prima del Regno Unito), la pittrice Ray Strachey o Alma Reville, talentuosa ma semi-sconosciuta sceneggiatrice di radio-drammi (il cui marito ebbe un discreto successo nel cinema: si chiamava Alfred Hitchcock…).

In una Inghilterra lacerata dalle proteste femministe in piazza, in seguito all’omicidio della 33enne londinese Sarah Everard, la National Portrait of Gallery di Londra vuole mettere in cornice – come monito, esempio, ispirazione – le donne che in diversi campi hanno fatto la storia. Se lo vedi, ci credi.

(A proposito, qui potete fare un virtual tour gratuito delle sale principali del museo).

In apertura: Olivia Colman by Hana Knizova, 16 October 2014 © National Portrait Gallery, London⁠