La notte mi fa impazzire

La notte mi fa impazzire

Questo articolo è pubblicato sul numero 6 di Vanity Fair in edicola fino al 9 febbraio 2021.

«La notte è la cosa migliore che possa accadere al giorno. La notte è più colorata», scrive Vincent van Gogh. Massì: nella notte passiamo la metà della vita. Ed è la metà più bella davvero. Perché la notte è come la gomma, è di un’infinita elasticità e morbidezza, mentre il mattino è affilato come una ghigliottina. È di notte che si percepisce meglio il brusio dell’anima, il frastuono del mondo. È di notte che il cambiamento dei costumi sociali s’impone. È la notte che racconta al meglio quello che sta succedendo alla nostra vita, più di qualsiasi saggio sociologico. La notte è la notte, e la pandemia l’ha cancellata trasformandoci tutti in babbei di Netflix e Amazon Prime mentre il mondo diurno fa venire i lucciconi. Se possibile, è orribile. Quando va bene, rema contro. Una valle di divieti che il governo colora un giorno di rosso, se va bene di arancione, magari si trascolora in giallo. Invece la notte può tutto, anche trasformare la Coca in Pepsi, Barbara D’Urso in un’attrice, Giuseppe Conte in un premier.

Il segnale più diretto del cambiamento degli stili di vita, la propria smania di godere la vita, la voglia di piacere e di nuovi piaceri, dalla tavola al viaggio, imponendo nuove regole dello stare insieme, è sempre arrivata al calar delle tenebre. Ora, alle 22 cala la mannaia sulla vita. Senza la notte non abbiamo nulla da raccontare, da un anno la nostra vita si è interrotta e di colpo tutto ciò che, appena un anno fa ci appariva così orribile, così sfatto, così volgare, così ultracafonal, oggi pagheremmo per riaverlo davanti agli occhi. Il Covid ci ha disumanizzati, intartarughiti, sformati, rincitrulliti, resi spietati e disperati, in vendita sul mercato, tagliati fuori dalla vita che vorremmo riavere: il puttanesimo di sottosegretari, escort, principi, vegliarde, marchette, capipartito, capimafia, gran signore, notai, petrolieri, stripteaseuse, mogli eccellenti, cardinali, cani, sarti, modelle! Tutti insieme, milionari e indigenti imbucatissimi, famosi e ignoti che si sentono noti, di Destra, di Sinistra, di Centro, di tutto, tutti apolitici, tutti fratelli! Il peggio del peggio, di disperati e inguardabili che non si sono mai vergognati di portare miniabiti a ottant’anni, di farsi mettere un paraurti al posto della bocca, di ficcarsi le tartine in gola al pari di una pillola, di aprire la giacca su tette smodate, sempre a divertirci, vip tra vip! Vi ricordate il manifesto dell’Edonismo berlusconiano? «Gli sfigati non esistono. Esistono solo dei diseducati al benessere».  Torna Bunga Bunga, tutto è perdonato!

Il ricordo di quel mondo cafonal implacabile e disperato, mentre guardiamo rimbambiti serie e talk, ci ritorna adesso in mente da incubo a sogno, come una Festa Mobile da battito animale, un bordellone a cielo aperto, e non spingete, c’è una discoteca per tutti.

Perché la notte porta con sé non solo trash & flash, ciarle e ciarlatani, cloni e coglioni, ma sa mescolare anche la tecnologia con il gioco, il potere politico con la seduzione, il sesso con il piacere, il divertimento con la vita. Sedotta da un’ideologia zero che preferisce l’immagine alla cosa, la rappresentazione alla realtà, anche se in forme mascherate da Kitsch sfrenato. Come alpini reduci e combattenti, quelle notti che ci apparivano come il degrado dell’Occidente, oggi, impiombati dal virus, si trasfigurano in una Belle Époque immaginaria.

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