La pittura di John Constable: alla ricerca della verità nell’arte

La pittura di John Constable: alla ricerca della verità nell’arte
La pittura di John Constable: alla ricerca della verità nell'arte

John Constable (East Bergholt, 11 giugno 1776 – Londra, 31 marzo 1837) è, assieme a Joseph Mallord William Turner, il principale esponente della pittura romantica inglese, ma la sua opera soprattutto rivolge un’attenzione particolare alla campagna e alla vita rurale (tema ricorrente anche nella filosofia e nella letteratura romantica, basti pensare a William Wordsworth e a Jean-Jacques Rousseau).

John Constable
John Constable

Nato nel Suffolk, dopo gli studi avrebbe dovuto subentrare nella gestione dell’azienda agricola paterna, ma ebbe modo di dimostrare sin da subito uno spiccato interesse artisticoRaramente infatti i padri concedono ai figli di dedicarsi alla loro inclinazione naturale, ma Golding Constable permise al figlio di intraprendere studi d’arte. Studente alla Royal Academy Schools, iniziò la sua carriera di pittore basandosi sui lavori dei grandi maestri nederlandesi e italiani, ma in una lettera al collega artista John Dunthorne sintetizza quale fosse la sua visione della pittura e quale fosse la sua missione:

Negli ultimi due anni ho cercato una verità di seconda mano […]. C’è spazio per un pittore che si occupi della natura. Il vizio di quest’epoca è il virtuosismo, un tentativo di andare oltre la verità. 

In un’epoca dove la ricerca della verità sembra un’utopia, John Constable cerca la sua verità nell’arte, in modo particolare nella paesaggistica, in quanto, come direbbe Lukács, rispecchiamento del mondo e dell’epoca. La sua arte è mimesi della natura: l’atto creativo è frutto del pittore stesso e non di regole e di principi prestabiliti.

I veri prodotti dell’arte, come quelli della Natura, sono diversi l’uno dall’altro.

John Constable
Il carro del fieno

L’osservazione immediata dell’arte e la sua riproduzione trova fedele testimonianza in uno dei più celebri quadri dell’artista inglese, The Hay Wain (1821, Il carro del fieno, oggi alla National Gallery di Londra). La scena potrebbe essere una qualsiasi rappresentazione della campagna inglese: in primo piano si nota il carro con delle persone e sulla sinistra una casa. Ciò che contraddistingue questo lavoro di Constable è il perfetto equilibrio tra gli elementi naturali (gli alberi, il corso d’acqua) e la presenza dell’elemento umano (il carro e la casa). Le pennellate sporche e filamentose riescono a trasportare l’osservatore all’interno del dipinto e a farlo muovere in questo scorcio rurale: da buon romantico, l’artista dà vita a una semplicissima scena ordinaria e quotidiana, alla stessa maniera di Wordsworth che mette in poesia la fascinazione per i daffodils o per il  canto della solinga mietitrice.

Un altro celebre lavoro di Constable è Salisbury Cathedral from the Bishop’s Grounds (1823, La cattedrale di Salisbury vista dai terreni del vescovo, conservato presso il Victoria and Albert Museum di Londra), che è stato realizzato in due versioni: quella londinese presenta il cielo procelloso e minaccioso, mentre quella conservata al Metropolitan Museum of Art di New York ha il cielo terso e sereno. Fulcro della composizione è la cattedrale, emblema del Medioevo, di cui è possibile ammirarne lo splendore gotico circondata dalla vegetazione e dalle piante, con lo stesso vescovo e la moglie ritratti a sinistra del dipinto. Anche in questo caso il realismo dell’opera sembra trascinare gli osservatori all’interno del quadro e di fargli camminare assieme all’ecclesiastico e la consorte.

John Constable
La cattedrale di Salisbury

Mi soffermo adesso su un elemento comune a entrambi i dipinti: il cielo. In entrambi i lavori esso appare vago e indefinito, ma in ogni caso foriero di tempeste. Ciò rimanda alla teoria del sublime, espressa in modo compiuto da Edmund Burke nella sua celebre Enquiry (1757), dove sono definiti sublimi tutti i paesaggi che suscitano terrore negli astanti (cielo in tempesta, mare agitato, vette maestose). La rappresentazione vaga e indefinita rimanda alla teorizzazione del critico anglo-tedesco Nikolaus Pevsner, il quale attribuisce tale indeterminazione all’iconoclastia puritana del secolo precedente.

John Constable fu un pittore veramente “naturale”, ostile alla pittura accademica e forte sostenitore di un’arte libera che potesse uscire dagli schemi di un’epoca contraddistinta (in certi casi) dagli eccessi della ragione. Vale la pena di ricordare la sua attenzione, di nuovo, al sublime, che rende i suoi quadri ancora più romantici e contraddittori, in quanto dovrebbero porsi come specchio della realtà.

Andrea Di Carlo per MIfacciodiCultura

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