La rivoluzione sessuale de “Il delta di Venere” di Anaïs Nin

La rivoluzione sessuale de “Il delta di Venere” di Anaïs Nin
Il delta di Venere

La copertina del testo della NinDelta. È la quarta lettera dell’alfabeto greco, con una forma maiuscola che la rende identica ad un triangolo. È quella foce costituita da due (o più!) rami che si forma in seguito all’accumulo di detriti che la corrente del mare, debole, non riesce a spostare. È quell’immagine che rimanda alla forma rovesciata del pube femminile. È, nella forma maschile, l’inizio del titolo di uno dei romanzi di più grande successo della letteratura erotica: si tratta de Il delta di Venere di Anaïs Nin, pubblicato postumo.

Un misterioso collezionista di libri offre ad Henry Miller una paga mensile per scrivere dei racconti erotici. Ben presto, stanco di farlo passa l’incarico alla celebre scrittrice statunitense scomparsa nel 1977, che in quel periodo necessitava di guadagnare denaro, così vedono la luce i racconti racchiusi ne Il delta di Venere. Racconti che attraversano l’universo del sesso in lungo e in largo da diversi punti di vista, pur mentendo sempre una prospettiva, una sorta di focalizzazione interna al mondo femminile. D’altro canto siamo dalla parte di “Venere”, ci siamo per tutto il tempo in cui la Nin ci accompagna per mano, in modo delicato, nei risvolti più crudi e instintuali della sessualità. «Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso» pare abbia suggerito il Collezionista durante le varie stesure de Il delta di Venere, ma la Nin che pensa di aver rinunciato alla poesia, anche negli aspetti più realistici ed animaleschi, anzi in particolare in quelli, non solo fa rivivere l’essenza più profonda di parte dell’animo umano, e già questa è poesia, ma la rievoca costantemente in semplici sfumature linguistiche che infondono grazia ad un testo “spregiudicato”.

La secrezione vaginale, descritta nei suoi effluvi di gioia, diventa «miele», una delle tante posizioni del Kāma Sūtra diventa una «danza erotica» di ritmi ancestrali. I corpi voluttuosi, le attrazioni omosessuali ed eterosessuali, le orge e tutta quella vita edonista, la più dissoluta, governano le pagine della Nin con tante atipicità, con scene quanto meno insolite, a volte degne di un capolavoro cinematografico pornografico, ma sempre nella più naturale delle spontaneità e senza alcuna traccia di volgarità.

il delta di Venere
Anaïs Nin (1903-1977)

D’altro canto la scrupolosità delle ricostruzioni è chiaramente dettata dalla volontà di lasciar vedere le immagini dei vari racconti. Per mostrare, letteralmente, la storia di Matilde, de Il Collegio, de L’anello, di Mariorca, degli Artisti e Modelle, di Lilith, di Marianne, de La donna velata, di Elena, di Il Basco e Bijou ed ancora di Pierre, Manule, Linda e Marcel.

Tracciato questo profilo, certamente non siamo al cospetto di un libro per tutti.

Non perché il protagonista sia il sesso, a cui soccombono gli stessi personaggi, ma perché lo stesso incontro dei corpi a volte ossessivo, altre compulsivo, oppure estraniato, risponde comunque a dinamiche talvolta intangibili, radicate in complessi psichici che convergono anche nelle scelleratezze che la società, nell’acquisizione di progressivi gradi di civilizzazione, ha marginalizzato: rapporti ancestrali, padri che abusano di figli, usi sfrenati di corpi smaltendo sostanze psicotrope.
Situazioni ai limiti del “buon costume” pronte a scandalizzare chiunque legittimamente arreso a contenuti molto forti e non, disposto ad andare oltre nell’inchiostro di Anaïs Nin.

Così come penso alla “violenta disposizione sessuale” che potrebbe impadronirsi di chi legge. Non è un libro per tutti, perché il sesso misto alla violenza, all’ebbrezza dell’amore umano, alla fantasia più sfrenata, all’idea di mostrare, effettivamente lo rende tale. La Nin scrive per un Collezionista e certo non sa a quale scopo, ma il fine di eccitare, in se stesso, è praticamente ovvio.

Il delta di Venere è un suggestivo viaggio tra i corpi: benché a volte immerso in “storiacce”, la Nin è in grado non solo di arrivare dove pochi si sono spinti, in quell’oltre abitato dalle turbe più fantasiose solo solleticate dalla curiosità, ma anche, proprio in questo modo, di entrare nel sesso più vero, più reale, più ormonale.

La rivoluzione del sesso prende un passaggio dalla Nin.

Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura

Immagine di copertina: Andrea Pacanowski, Il delta di Venere (2009)

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