L’arte che avanza

L’arte che avanza

Questo articolo è pubblicato sul numero 9 di Vanity Fair in edicola fino al 2 marzo 2021

Il simbolo di Bruxelles è il piccolo uomo che piscia, una sculturina di bronzo di poco più di mezzo metro. Il Manneken-Pis, un ometto, appunto, con il pisello in mano che urina. Una manna per i «selfieisti» di professione. A Pisa la gente si mette in posa facendo finta di reggere la torre pendente, a Bruxelles la gente fa finta di farsi far pipì in testa dal bambinello. Tutti i gusti sono gusti. Le funzioni corporali sembrano ispirare l’arte. Senza dover rinvangare la stra-famosa Merda d’artista di Piero Manzoni, a Parigi, nella vetrina di Pièce Unique, nuovo progetto della Galleria Massimo De Carlo, si possono vedere tre figure che fanno la cacca sopra un tavolino. L’opera si chiama Clay Baby, bambino di creta, della scultrice americana Kaari Upson che ha preso un vecchio souvenir tedesco che gli aveva regalato la madre e lo ha riprodotto con una stampante 3D. La statuetta, che ha un buco davanti e uno dietro, forse doveva essere originariamente un porta würstel. Sta di fatto che se uno riempe il corpicciolo del Baby con non so quale miscuglio e poi lo accende con un fiammifero, lui inizia a defecare. Grazie a Dio quel che esce fuori sembra più la lava di un piccolo vulcano che un escremento. Ma lo spettacolo rimane interessante e più che altro inodore. Chi vuole saperne di più vada su Instagram, @kaariupson, e si guardi il curioso video.

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