L’autrice Yao Xiao: «La mia vita da immigrata queer negli Usa»

L’autrice Yao Xiao: «La mia vita da immigrata queer negli Usa»
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo
Le libertà negate nel mondo

«Fare coming out come bisex era uno spasso fino a quando non l’ho detto a mia madre». Si apre così il viaggio a fumetti dell’autrice cinese Yao Xiao, scrittrice e illustratrice che nel suo «Ogni cosa è bellissima, e io non ho paura», parla in prima persona della sua vita come persona queer e immigrata negli Usa.

Nata a Tianjin, in Cina, Yao Xiao si è trasferita a New York dove oggi vive e lavora. Da lì racconta se stessa, delineando i confini di quella che è la nostra appartenenza geografica e culturale, e introducendone un’altra: l’appartenenza del cuore.

Perché questo libro?
«Avevo 24 anni e ho iniziato a cercare online fumetti che trattassero il tema dell’essere queer e un’immigrata cinese americana di prima generazione. Non ho trovato niente. Ogni cosa era differente in quanto persona queer, rispetto ai tradizionali canoni degli americani bianchi: fare “coming out” era diverso, avere un appuntamento con qualcuno era diverso, anche esprime le mie speranze e i miei sogni era diverso. Invece di crescere nell’isolamento, ho iniziato a lavorare sul mio fumetto, per mostrare il mio punto di vista».

Com’è entrata la tua storia nel fumetto?
«Ho ricreato alcuni momenti reali della mia vita personale, come discussioni lunghissime su Skype con mia madre sulla mia identità, o passeggiate a New York insieme ad amici che poco dopo sono rientrati in Cina. Ci sono molti dettagli che ho deciso di nascondere o cambiare, per proteggere le persone più vicine a me. Mentre lavoro immagino uno scenario e penso a come mi sono sentita. I sentimenti sono ciò che sottolineo con le immagini».

Cosa significa essere una giovane immigrata queer negli Usa?
«Per me, significa essere sempre incerta della mia appartenenza. A volte, mi sento molto sola, dubito di me stessa, sono confusa. In altri casi, sento che se non stessi vivendo in questo Paese o se non fossi una persona queer, o se fossi nata in America, avrei una maggiore consapevolezza di me stessa e della comunità a cui appartengo. Mi accontenterei. Ma siccome questo non accade, significa anche essere indipendente, creativa e audace».

Qual è il momento più difficile che ricordi di questi anni?
«I momenti più difficili sono quelli in cui come comunità attraversiamo un periodo prolungato di dolore e perdita, come attualmente con la pandemia, o la lunga marcia di smantellamento della brutalità della polizia, mi ritrovo a voler contribuire più di quello che posso offrire e non mi sento all’altezza di ciò che vorrei da me stessa. Voglio che il mio sia uno stimolo per i miei lettori, non li trattenga con il mio bagaglio emotivo. Sono felice quando i miei lettori mi scrivono che il mio lavoro li ha aiutati nelle transizioni della vita e nei momenti difficili, che non vedono l’ora di leggere i miei fumetti. Mi rende  felice».

Cosa le fa paura?
«Molte cose! A volte ho paura che rinuncerò a provare e non sarò più un’ artista. Temo l’invisibilità come donna bisessuale. Ho paura di alienarmi dalla mia comunità. Ci sono molte sfide di cui sono consapevole come artista donna e ho paura di non essere in grado di superarle».

«Tutto è bellissimo»: qual è il suo «tutto»?
«Quando guardo ciò che mi circonda, quando cammino, vedo il paesaggio intorno a me, edifici, macchine e persone, pensando a tutte le storie che stavano vivendo, a tutti i ricordi che avevano e a tutto ciò che sta per accadere. Quando guardo il cielo e le nuvole, guardo un fiume o l’oceano, ascolto i miei pensieri, riconosco il mio mondo interiore, penso che questo sia tutto intorno a me e oltre».

Quando si sente al sicuro?
«Mi sento al sicuro quando ho amici affidabili e che mi supportano. Mi sento al sicuro anche quando ho la mia privacy e indipendenza. Uno spazio sicuro dedicato. Mi piace lavorare da sola e in quella dimensione posso sentirmi al sicuro per esprimermi pienamente».

La sua famiglia come ha reagito al libro?
«La mia famiglia non ha letto il mio libro! Quindi non posso dire quale sarebbe stata la loro reazione. Volevo mostrare loro il libro di persona, ma il mio viaggio è stato bloccato da Covid e non li vedo dall’anno scorso».

Cosa si sente di dire alla comunità Lgbtq+ cinese?
«Direi che sono solo una di voi. Non sono la più coraggiosa. Ero solo una bambina normale che voleva essere il più sincera possibile. È difficile essere completamente noi stessi, ma credo che ci sia molto da sentire e ricordare in questo stato transitorio. Non significa che io non sia abbastanza. Non significa che non merito amore. Un giorno guarderemo indietro e abbracceremo il nostro io passato. Siamo tutti molto coraggiosi».

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