Le meraviglie di Pompei ed Ercolano splendono ad Abu Dhabi

Le meraviglie di Pompei ed Ercolano splendono ad Abu Dhabi

Ha debuttato presso l’IIC – Istituto Italiano di Cultura di Abu Dhabi “Private luxury”, opera immersiva che ha per protagoniste le bellezze di Pompei ed Ercolano, in un racconto delle connessioni fra l’antica Roma e la Penisola Arabica, da dove provenivano spezie, profumi e perle che hanno reso il Mediterraneo, da sempre, crocevia di scambi e di contaminazione culturale.

La mostra, realizzata con il contributo di Regione Campania, Teichos e Kif Italia, in collaborazione con il MANN –  Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la profumeria artistica Tiziana Terenzi, fa vivere un’esperienza fatta di suoni, profumi ed immagini.
La curatela è di Salvatore Agizza e del direttore del MANN Paolo Giulierini, mentre la direzione artistica è affidata a Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei, che abbiamo incontrato e ai quali chiediamo il perché di questa mostra totalmente immersiva e sensoriale. «Private Luxury unisce passato e futuro insieme», ci rispondono. «L’innovazione delle produzioni Kif Italia sta nell’utilizzo di tecnologie immersive come strumento per far vivere un’esperienza multisensoriale unica. Immagini, suoni, profumi uniti insieme sono la strada attraverso la quale la cultura ed il sapere diventano parte di un patrimonio vivo ed emozionale. L’dea è quella di far sì che lo spettatore si immerga in una bolla sospesa nel tempo e percependo con tutti i sensi gli istanti che hanno preceduto l’eruzione, la drammaticità degli attimi successivi e poi la riscoperta grazie agli scavi che hanno restituito la memoria di quell’epoca straordinaria».

Alla Professoressa Ida Zilio Grandi, Direttrice dell’Istituto Italiano Cultura di Abu Dhabi, chiediamo le motivazioni della scelta di una mostra evento così particolare. «L’innovazione e sviluppo tecnologico, insieme ad antichità e recupero della tradizione, sono qui le nuove parole d’ordine. Basta pensare che il logo di Expo 2020 Dubai si ispira a un anello in oro ritrovato nel sito di Saruq Al Hadid a testimonianza di una civiltà millenaria attestata sull’intero territorio nazionale. Un manufatto di pregio che insieme a molti altri conservati nel Museo archeologico di Shindagha a Dubai, rappresenta, nelle parole stesse dell’emiro Mohammed Al Maktoum, una genetica vocazione a connettere il mondo».

«Portare una storia “classica” in questo Paese e in questo periodo ha un senso forte» prosegue Zilio Grandi. «“Private Luxury” applica ed esemplifica un particolare metodo interpretativo dell’antichità in un momento in cui gli Emirati Arabi Uniti non si riconoscono più nelle varie definizioni che insistono sulla loro esistenza recente anzi recentissima (50 anni nel dicembre 2021) né su un’economia tutta petrolifera, e moltiplicano gli sforzi volti alla riscoperta della loro storia antica».

«In assenza di una tradizione letteraria antica, la ricerca archeologica è oggetto di continua attenzione. È di poche settimane fa la scoperta, non lontano dalla città di Abu Dhabi, di un edificio neolitico datato a 8500 anni fa, ben prima dello sviluppo delle grandi rotte commerciali normalmente chiamate in causa per motivare gli insediamenti locali. E mi fa piacere ricordare che, tra le diverse missioni archeologiche attualmente presenti sul territorio, più d’una è egregiamente condotta da ricercatori italiani, oggettivamente e per ovvi motivi maestri nello studio e nella documentazione del passato con l’impiego delle più avanzate tecnologie».

A Zilio Grandi chiediamo anche quale sia il legame fra Penisola arabica e l’eredità classica. «Io credo che “classico”, come lei suggerisce nella descrizione di questa mostra, sia un termine da rilevare oltre il suo riferimento all’antichità greco-latina, perché vuol dire anche capace di significare e parlare al di fuori di un tempo dato.  Ed è precisamente quel che accade attraverso questa rilettura delle vicende di Pompei ed Ercolano e della loro civiltà raffinata e composta: città storiche nella loro effettiva collocazione temporale, immediate nella distruzione e nell’occultamento, sempre attualissime nella ricostruzione e nella capacità di offrirsi come oggetto d’arte».

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