La mostra Le signore dell’arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600 sarà ospitata da Palazzo Reale (Piazza del Duomo 12, Milano) a partire (forse…) dal 5 febbraio fino al 6 giugno 2021. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e con Fondazione Bracco come main sponsor, che da sempre si impegna nel diffondere le storie delle grandi donne, raccoglie opere provenienti da 67 prestatori diversi: Uffizi, Museo di Capodimonte, Castello Sforzesco, Pinacoteca di Brera, Galleria nazionale dell’Umbria, Galleria Borghese, Musei Reali di Torino, Pinacoteca nazionale di Bologna, Musée des Beaux Arts di Marsiglia e Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia). 34 artiste e 150 opere, sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapiè, verranno presentate al grande pubblico, alcune per la prima volta.
Ci sarà Artemisia Gentileschi, che denunciò le violenze dello “Smargiasso” e del padre Orazio e vinse il processo (dopo essersi ritrovata contro uomini e donne che assistettero ridendo all’udienza in cui quasi Artemisia perse l’uso delle mani per via delle torture subite). La donna ebbe il suoi riscatto alla corte dei Medici a Firenze e pian piano nelle sue opere si sviluppò quel senso di rivincita sui tanti uomini che da sempre l’avevano circondata morbosamente, impedendole di realizzarsi come artista e come donna.
Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi (Anna Banti, “Artemisia”, Sansoni, 1947)
Altra protagonista della mostra sarà Sofonisba Anguissola, cremonese che rimase alla corte di Filippo II a Madrid e poi andò in Sicilia, portavoce delle espressioni sottili della ritrattistica (in Fanciullo morso da un gambero si ritrova la medesima espressione che Caravaggio utilizzerà per Ragazzo morso da un ramarro). Alla mostra sono esposte La partita a scacchi (1555) e Pala della Madonna dell’Itria (1578).
Fornita d’ingegno pronto e di tenacissima volontà, la nostra Sofonisba poté in breve divenir pittrice di tanto merito da guadagnarsi grandissima rinomanza, e non pochi denari, nella pittura de’ ritratti. In questo ramo dell’arte ella ottenne presto sì estesa fama, che i principali ricchi d’Italia bramavano venir effigiati dalla sua mano, e i letterati più celebri chiedevano le sembianze di lei, da lei stessa condotte, orgogliosi com’erano di possederne l’amicizia. (Pietro Selvatico)
Di Lavinia Fontana, bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana, ci saranno 14 opere tra cui L’autoritratto nello studio (1579) e Consacrazione alla Vergine (1599) e molto tele a tema mitologico. E poi ancora figureranno Elisabetta Sirani e Ginevra Cantofoli a presentare le ribellioni femminili (come in Giovane donna in vesti orientali, della seconda metà del XVII) e Fede Galizia (Giuditta con la testa di Oloferne, 1596).
Una mostra che oggi più che mai deve darci la forza di ripartire dalle Grandi donne, che con la loro vita sono state lampi di sopravvivenza in un mondo di uomini. Un mondo che ha cercato di stregarle, metterle a tacere e, spesso anche con la complicità di altre donne, ha tentato di impedir loro di realizzarsi. Ma non ce l’ha fatta, nè mai ci riuscirà.
Le Signore dell’Arte
Milano, Palazzo Reale (Piazza del Duomo, 12)
Dal 5 febbraio al 6 giugno 2021
una mostra Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Arthemisia Arte e Cultura S.R.L., a cura di Alain Tapié, Anna Maria Bava e Gioia Mori
Isabella Garanzini per ArtSpecialDay
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