Questo articolo è pubblicato sul numero 8 di Vanity Fair in edicola fino al 23 febbraio 2021
In questo mondo che va veloce, che ingurgita informazioni continue e sputa certezze momentaneamente assolute, in cui sembra che non ci sia più nessun tempo di riflessione, lei, Maura Gancitano, andando controcorrente, si è fatta spazio. Siciliana, classe 1985, scrittrice e filosofa, parla di immaginazione, di letteratura, di antichi pensieri, di profondità e lentezza. Scrive di Seneca e di Michel Foucault, di Marco Aurelio e Gilles Deleuze per spiegare come la Filosofia possa essere messa in pratica: «Oggi poi stanno nascendo tante nuove teorie filosofiche molto interessanti, che hanno a che fare con i grandi temi di questo momento, con le sfide globali, con il cambiamento climatico e le migrazioni. È una Filosofia che non ha paura di rischiare, che deve necessariamente dialogare con altre discipline, dalla Scienza alla Tecnologia». Proprio come fa lei, che mescola la cultura con i social network, YouTube con le accademie e la sua Tlon, fondata insieme al marito Andrea Colamedici (anche lui filosofo), ne è una testimonianza concreta. Il nome riprende un racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, Tlön, Uqbar, Orbis Tertius, che narra di un mondo fantastico: «È un’impresa culturale, che oggi conta 18 persone. Organizziamo eventi e facciamo formazione, mettiamo in piedi progetti di collaborazione con le aziende e pubblichiamo libri, facciamo teatro e divulghiamo idee, sempre cercando di dare un senso, di trovare campi fertili per la fioritura personale».
Ma che spazio può prendersi la Filosofia in un mondo così specializzato, così pratico e pragmatico?
«Oggi seguiamo tante iniziative in settori diversi. Ci si sta rendendo conto che la Filosofia è un ponte per capire connessioni, in fondo è alla base di tutto. L’Economia, per esempio, è estremamente filosofica, lo è la Tecnica, così come la Scienza. Oggi chi è lungimirante si è accorto che c’è bisogno di una riflessione più profonda, per non rimanere bloccati in uno schema».
Qual è stato il segreto del successo di Tlon?
«In Tlon si sono unite tutte le nostre passioni: quella, certo, per la Filosofia, ma anche quella per la scrittura e per il piacere di confrontarci con le persone. Amo l’approfondimento e sento il bisogno di comunicare. Inizialmente non mi rendevo conto dell’impatto dei nostri video postati su Facebook, poi ho incontrato chi li aveva visti, tutti interessati a riflettere, a farsi domande. Noi abbiamo intercettato quel bisogno, perché era anche il nostro. Sembrava un’idea assurda portare la cultura sui social, e invece…».
I social ci insegnano che si può fare cultura in modo diverso, ma ci si può formare prescindendo dai libri, dall’università?
«Io credo che i percorsi possano essere tanti. Ci si forma anche lavorando e accumulando esperienza. Io stessa ho acquisito competenze diverse negli anni. Credo che le cose essenziali siano la curiosità e la consapevolezza della propria preparazione. Oggi per formarsi non serve avere una laurea, ma bisogna essere predisposti a do-
mandarsi che cosa c’è da capire. Però – ecco – se non hai mai voglia di aprire un libro forse c’è un problema di responsabilità…».
Libri. Ma quale sarà il futuro dei libri? Oggi guardarsi una buona serie tv, ben sceneggiata, non potrebbe sostituire un bel romanzo?
«Io sono molto combattuta. Sicuramente una serie tv può essere una narrazione potentissima: oggi sono effettivamente scritte con una consapevolezza e un’attenzio-
ne impressionanti, ma il libro ti dà una libertà di immaginazione inimitabile, il libro è un incontro intimo, uno stato di attenzione così profondo che mi sembra difficile che possa essere sostituibile».
Qual è un libro che non si può non aver letto?
«Un libro a cui torno spesso è Vita activa, un saggio di Hannah Arendt: è un libro che parla di tutto e, come dice il sottotitolo, parla soprattutto della condizione umana. È un libro pieno di spunti, e tutti dovrebbero leggerlo, anche se onestamente ha una densità di pensiero piuttosto impegnativa. Più semplice e immediato è La persona e il sacro di Simone Weil: lei era molto intuitiva e porta a farsi delle domande su quello che va oltre la nostra natura umana, sulle cose intangibili. Oppure un altro titolo che cito sempre è La brevità della vita di Seneca: anche se parla agli antichi romani che allora si lamentavano di non avere tempo, è un libro molto attuale. Seneca dice che si pensa che la vita sia breve, ma in realtà è larga, il fatto è che non la si guarda in profondità».
E se ora la guardassimo non in profondità, ma in lunghezza: che cosa vede laggiù, nel futuro?
«È una domanda che mi faccio spesso, è difficile vedere uno scenario chiaro. Mi fa paura che si possano perdere le qualità umane. Sicuramente andremo verso una tecnologia sempre più forte, abiteremo in mondi virtuali, ci saranno delle altre scoperte scientifiche rivoluzionarie, ma ho paura della perdita dell’intelligenza emotiva, ho paura che potrà essere un mondo sì molto bello e ben organizzato, ma poco caldo e poco empatico. Al di là di tutte le cose pratiche che dobbiamo risolvere, dovremo comunque continuare a confrontarci con le caratteristiche degli esseri umani, e gli esseri umani non fanno attenzione a come si comportano, non vivono una vita etica. Ecco, quello che non riesco a immaginare, ma che vorrei che accadesse, è che tutte le qualità umane fossero messe al centro».
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