MIC: cinque milioni per restaurare la Villa Romana di Minori, in Campania

MIC: cinque milioni per restaurare la Villa Romana di Minori, in Campania

Per un lungo periodo, la Villa Romana di Minori ha sofferto per la mancanza di opere di manutenzione e conservazione a causa della carenza di fondi ma ora questo gioiello archeologico è destinato finalmente a riconquistare il suo antico splendore. La Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino ha stanziato 5 milioni di euro per il recupero degli apparati ornamentali della villa, a partire da un’iniziale progetto pilota che si vuole organizzare come un cantiere-scuola. «Alla fine del 2020 è stato comunicato il conferimento, nell’ambito della programmazione dei fondi comunitari, di un finanziamento molto consistente con il quale sarà possibile effettuare una serie di indagini approfondite mirate a risolvere le maggiori criticità della Villa, per poi procedere al primo stralcio di un restauro estensivo che darà al complesso monumentale una nuova vita», hanno dichiarato dalla Soprintendenza.

È in fase di studio la progettazione dei vari interventi affidata al gruppo di lavoro guidato dalla Soprintendente Francesca Casule. Un lungo percorso che procederà per gradi, dalla struttura della villa al recupero degli apparati decorativi, tra cui stucchi, mosaici, intonaci dipinti, tramite anche accordi con università e centri di ricerca, in particolare con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il restauro del Ministero dei Beni culturali. Un lavoro di équipe che si vuole strutturare come una vera e propria occasione di studio e di ricerca anche per le giovani generazioni di studiosi e restauratori.

La storia della Villa Romana di Minori

La Villa Romana marittima di Minori, situata lungo la costa salernitana fu il luogo scelto dall’aristocrazia romana imperiale per l’otium. Risalente al I secolo dC, nell’età giulio claudia, si ipotizza sia stata costruita tra il 30 e il 60 dC. Non si conosce il nome del proprietario ma fu probabilmente una persona appartenente alla classe agiata e di alto livello culturale, date le ricche rifiniture interne e la posizione sul mare. Incastonata nella baia circondata dalla montagna e dal verde e bagnata dal fiume Regina Minor, si estende per circa 2.500 metri quadrati sviluppandosi su due piani.

La Villa fu rinvenuta casualmente solo nel 1932 quando, durante dei lavori di ristrutturazione di alcune case, un crollo portò alla luce una camera sotterranea che, in seguito, portò in evidenza l’intera struttura dell’edificio. La campagna di scavi iniziò nel 1934 e proseguì a fasi alterne nel 1950 e nel 1954, dopo un’alluvione che comportò dei lavori di deviazione del torrente, fino ad arrivare al 1956 quando furono scoperte nuove aree della villa ricche di dipinti durante un cantiere per la costruzione di un albergo. Infine, a metà degli anni ’90 sono cominciati i lavori di restauro sui mosaici che decoravano il triclinio.

La struttura architettonica originaria e i suoi resti

La villa si sviluppava su due piani: il piano inferiore si estende intorno a un grande triclinio ninfeo che si trovava al centro, la cui fontana veniva alimentata dall’acqua incanalata dal torrente. Da questo ambiente si sviluppa l’intera struttura della villa. La ricostruzione della villa ha evidenziato la presenza di sale riccamente decorate come quella della Musica, del Teatro e il tablinum, che era la sala di ricevimento degli ospiti, oltre alle terme con il relativo tepidarium, calidarium e il frigidarium. Tutta la villa era circondata da un lungo colonnato ed era divisa da uno spazio aperto che era la zona marittima della villa e da uno spazio con terrazze coperte.

Oggi i resti sono visibili solo sul lato più vicino al mare, dato che molte parti dell’edificio sono state riutilizzate come cantine da nuovi lotti abitativi nati sul sito della villa. Del piano superiore ci restano solo le fondazioni. Sono visibili solo alcuni ambienti decorati con stucchi e resti di affreschi organizzati attorno al viridarium, cinto da un portico ad arcate. Il ninfeo è la zona più affascinante della villa per il suo ricco apparato decorativo, insieme anche al settore termale. Il sito, infatti, è ricco di mosaici e affreschi e dotato di un antiquarium in cui sono allestiti numerosi reperti archeologici, tra cui resti di anfore commerciali e ancore, databili in un arco temporale compreso tra il VI sec. a.C. al VI sec. d.C.  Situato sulla terrazza, al piano superiore, questo ambiente conserva i materiali rinvenuti durante le campagne di scavo non solo della villa di Minori ma anche di altri siti della costiera amalfitana. Nella prima sala si ritrovano oggetti di vita quotidiana dei romani insieme a pannelli con affreschi del III stile e una ricostruzione di una vasca che faceva parte del settore termale della struttura residenziale.

Un cantiere per il rilancio del turismo sostenibile

Il progetto di restauro è un evento importante anche come volano di rilancio economico e turistico della regione: «La Villa Romana rappresenta il rilancio produttivo per la mia città e la Costa d’Amalfi in termini economici e culturali. Ringrazio il Ministro, Dario Franceschini e tutte le istituzioni in campo», ha sottolineato lo stesso sindaco di Minori, Andrea Reale.

Si punta a un turismo sostenibile e archeologico per un sito che, prima della pandemia, registrava un alto numero di visitatori e che, già nel settembre 2020, è stato protagonista di un’iniziativa culturale importante ospitando lo spettacolo multimediale Drama de Antiquis 5.0”, che ricostruiva, tramite immagini 3D, musiche e canti, la vita nella villa risalente a 2000 anni fa. Il Presidente nazionale dell’Archeoclub d’Italia ha così commentato: «Dobbiamo riprogrammare e riprogettare per incrementare la capacità d’attrazione dei flussi turistici. Questo progetto di restauro è frutto di tanti anni di lavoro e di sollecitazioni e, dato il rilievo storico della Villa, è fondamentale per il rilancio produttivo di Minori e dell’intera Costa d’Amalfi in termini economici e culturali». È evidente come questo restauro sia un passo importante non solo per il turismo ma per la crescita culturale di una regione che si riappropria di un punto di riferimento culturale del proprio passato e delle ricchezze che ne contraddistinguono la bellezza.

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