Moda sostenibile che nasce dai tempi di lockdown e Coronavirus: ecco i cappelli che nascono dall’uso di filati che sarebbero andati sprecati.

“Rattigan è parte del mio nickname in Instagram e deriva dal cartoni animato Basil l’investigatopo – The Great Mouse Detective”, inizia così il racconto di Alice Sofia Navarin, ideatrice, durante il primo lockdown e insieme alla madre Emanuela, del marchio di cappelli sfrontato e divertente, come ama definirlo lei, RAT HAT. Il lavoro all’uncinetto iniziato durante la reclusione forzata e mosso dalla necessità di nuovi stimoli si è trasformato in un prodotto slow fashion che ingloba tutta la famiglia: il lato commerciale è infatti seguito da Viola, sorella di Alice, fortemente attratta dalla potenza dei social network, mentre spedizioni e logistica impegnano il padre Lodino. Pezzi unici e scenografici che cercano di contrapporsi all’inquinamento tessile e che si muovono verso la ricerca di scarti aziendali per essere il più possibile ecologici: “Ultimamente ho riflettuto molto rispetto a ciò che possiamo fare nel nostro piccolo. Io parteggio per poche cose ma buone. Per me non è un sogno avere la cabina armadio alla Sex and the city, è emblema di spreco ed eccessivo lucro. Ci sono persone nel mondo che non hanno vestiti per coprirsi: sarebbe bello ridistribuirli”. 

L’arrivare da una formazione che non riguarda la moda ma l’arte potrebbe essere uno dei vantaggi che la rende meno contaminata dal contesto ma soprattutto l’arte è il campo da cui si sente più influenzata: “A distinguerci potrebbe essere l’utilizzo del colore. Gli accostamenti fatti da mia madre mi ricordano le tele di Gauguin, artista che amo particolarmente. Mio padre dipinge da sempre e insieme stiamo pensando a un nuovo packaging”. 

Tra i progetti e le possibili evoluzioni che guardano al futuro per questo brand di moda sostenibile c’è l’arredo che rappresenterebbe ancor di più qualcosa che resiste inesorabile al tempo, per ora, invece, ci sono clienti tra i più disparati e piace pensare che RAT HAT sia davvero per tutti, senza età, ruolo o genere, e, privo di velleità elitarie, aggiunga colore e allegria senza freni alla quotidianità di tanti. “Il messaggio più bello che ci ha scritto una ragazza in quarantena è stato che indossare il nostro cappello, anche se in casa, le mette gioia. E in un momento storico come quello che stiamo attraversando credo sia una cosa bellissima”