Parmigianino, l’enfant prodige dell’arte italiana del ‘500

Parmigianino, l’enfant prodige dell’arte italiana del ‘500
Parmigianino, l'enfant prodige dell'arte italiana del '500
Madonna dal collo lungo (particolare), 1534-1540

Quando la delicatezza incontra l’eleganza del tratto si è di fronte al Parmigianino (Girolamo Francesco Maria Mazzola, Parma, 11 gennaio 1503 – Casalmaggiore, 24 agosto 1540). Fu una vita tormentata e inquieta, quasi alla stregua del Caravaggio, quella di colui che fece grande il Manierismo emiliano prima e quello europeo poi. Parmigianino infatti morì a soli 37 anni, un’età fatale per molti grandi artisti, da Raffaello a Modigliani, ma questa morte precoce non gli impedì di realizzare una carriera artistica di grande spessore. Esponente di un manierismo limpido e ispirato ai miti antichi, fu un talento prodigioso dell’arte italiana e raffinato cultore della bellezza: amò sopratutto l’eleganza del contorno e la purezza di sagoma delle forme modellate come in stampi preziosi.

A partire dagli esordi giovanili, che risentono ancora del Correggio, fino alla maturità artistica, tra il 1524 e il 1540 si susseguono solo opere straordinarie. Un posto particolare lo occupa il suo Autoritratto: vero e proprio capolavoro innovativo, sul volto del pittore non compare alcun turbamento psicologico e ciò che attira l’attenzione sono le distorsioni oggettive. Il dipinto riproduce fedelmente quello che il Parmigianino vedeva mentre fissava il proprio volto riflesso in uno specchio convesso.

Parmigianino, l'enfant prodige dell'arte italiana del '500
Schiava turca, 1532

I primi importanti riconoscimenti della sua abilità provennero dagli ambienti colti e aristocratici e ciò lo condusse verso alla decorazione di stanze segrete lontane dall’ammirazione popolare. Da questa dimensione riservata, Parmigianino arriva nel 1524 al più grande riconoscimento ovvero l’apprezzamento di un papa, Clemente VII, che vuole per sé opere ammirate come la Sacra Famiglia con angeli (1524 circa) oggi al Prado e la Madonna della Rosa (1530) ora a Dresda.

Dopo diversi anni trascorsi a Roma, tornò in Emilia. La fase bolognese è ben documentata dal possente San Rocco e un donatore (1527) nella basilica di San Petronio, ma ancor più dalla Conversione di san Paolo (1527), oggi a Vienna: quest’ultima tela anticipa l’idea di Caravaggio nell’omonima opera, conservata nella chiesa romana di Santa Maria del Popolo, di far sovrastare l’immagine di San Paolo dal cavallo, vero protagonista della scena.

Parmigianino, l'enfant prodige dell'arte italiana del '500
Ritratto di una giovane ragazza chiamata Antea, 1535

La sua strana immaginazione invece, che lo porterà anche a dedicarsi con una certa ossessione all’alchimia, è evidente nella Madonna dal collo lungo, realizzata a Parma, sicuramente il dipinto più rappresentativo del Manierismo italiano. Egli era stato profondamente colpito a Roma dalla grazia di Raffaello, ma aveva trasformato le figure del suo maestro in qualcosa di nuovo: le membra allungate e lisce si muovono senza sforzo, incarnando un ideale di bellezza lontano dalla natura. Inusuale è anche l’ambiente circostante, dove vediamo con una fila di colonne che giganteggia dietro la figura di un profeta: il Parmigianino sembra voler impedire a tutti i costi di misurare qualsiasi cosa in questo dipinto secondo il metro dell’esperienza. La Madonna dal collo lungo è una visione di perfezione non terrena, con la sua fredda eleganza che la avvicina a quello stile artificiale per il quale in origine fu coniato il termine manierismo.

Ma a Parma realizzò anche altre opere di grande importanza, come la Madonna di San Zaccaria, con figure serpentinate che esprimono un moto perpetuo e dove persiste un’accuratezza per i dettagli che raggiunge il grado più alto della finitezza, la Schiava turca, forse uno uno dei ritratti più espressivi e conturbanti, con una resa eccelsa dei particolari ben visibile nella caratterizzazione del ventaglio, e poi la famosissima Antea, con una sensuale idealizzazione che ne fa uno dei ritratti femminili più sofisticati della pittura di sempre.

Rosa Araneo per MIfacciodiCultura

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