Una laurea in Scienze naturali in tasca, un master in cooperazione internazionale in mano e un incontenibile desiderio di vivere a stretto contatto con la natura selvaggia nel cuore: è il bagaglio con cui, Giorgio Piracci, quarantenne ternano, è approdato nella regione di Oxapampa, in Perù.
«Per lunghi anni, in mezzo alla comunità Yanesha, ho portato avanti progetti di sviluppo e di azione umanitaria, contribuendo insieme a giovani volontari alla riforestazione, alla creazione di bio orti, all’avvio dell’ecoturismo», racconta illustrando quelle che poi sono diventate le basi della ong 7Elements, fondata nel 2015 con Marcial, capo indigeno nonché figura di riferimento che lo ha aiutato a tessere le relazioni sul territorio.
Proprio i legami di amicizia creatisi hanno consolidato un rapporto di fiducia che ha portato, nel 2018, al lancio dello spinoff commerciale The Seven Elements.
«Trascorrendo lunghi periodi nella Riserva della Biosfera Oxapampa-Ashaninka-Yanesha, oltre ad avere un forte impatto con degrado e povertà, ho scoperto tanti cafetales, piantagioni di caffè, in via d’abbandono o distrutti dalla chimica. Così, da amante della natura, coinvolgendo la comunità locale ho pensato di attivare un cambiamento ecosostenibile attraverso l’applicazione della permacultura, su cui ero abbastanza preparato grazie a un corso conseguito anni fa» aggiunge il fondatore dell’organizzazione che produce specialty coffee, libero da veleni, sofferenza e schiavitù.
A seguito del successo registrato dalla prima tonnellata di caffè importata in Olanda, senza l’intercessione di intermediari che spesso si rivelano sfruttatori, Piracci ha compreso di esser sulla strada giusta e di aver bisogno di un compagno di avventura con cui condividere mission e forza lavoro.
Grazie alle relazioni umane che si attestano sempre più la base di The Seven Elements, ha ritrovato Renato, amico crotonese conosciuto ai tempi dell’università a Bologna, con cui ha sempre condiviso passioni e valori. «Laureato in Scienze dell’organizzazione, reduce da lavori precari in Italia, ero in procinto di sviluppare un’idea imprenditoriale, ma quando Giorgio mi ha illustrato il suo progetto non ho esitato un attimo e mi sono lasciato subito coinvolgere con grande entusiasmo» racconta Renato Corapi, dal 2019 socio dell’organizzazione, che si occupa prevalentemente di logistica e comunicazione.
«Non siamo semplici produttori di caffè, siamo attivatori del cambiamento, promuoviamo la conservazione ambientale e le pratiche agricole in grado di rigenerare la biodiversità e la qualità della vita delle comunità locali», spiegano, «partecipando attivamente alla redistribuzione del benessere e della sicurezza economica».
Sono, appunto, questi gli elementi evocati dal Rapporto delle Nazioni Unite e ripresi nella denominazione The Seven Elements, che rappresentano i valori etici dell’organizzazione che si occupa della cura della terra, della cura delle persone e di un’equa condivisione.
Come insegna la Storia ma anche tante inchieste, il caffè, materia prima più commercializzata a livello mondiale dopo il petrolio, è spesso il prodotto di sfruttamento umano e degrado ambientale, ma The Seven Elements mira ad attuare una rivoluzione all’interno dell’industria del caffè.
«Siamo stati i primi ad applicare la permacultura alla produzione di specialty coffee; intendiamo ridefinire il concetto di qualità del caffè creando nuovi modelli etici ed economici. Pare che, nel nostro piccolo, ci stiamo riuscendo: la GIZ (Agenzia tedesca per la cooperazione internazionale) ha scelto di monitorare i nostri lotti di caffè per studiare nuovi modelli sostenibili» afferma Piracci che spiega all’unisono con Corapi «i nostri campi si differenziano perché sono sporchi e selvaggi, in pendenze estreme nella giungla, dove piantiamo anche alberi e ortaggi per mantenere il terreno sempre vivo, senza mai ricorrere a pesticidi o concimi chimici, e per assicurare cibo e benessere alla comunità».
L’attività di The Seven Elements è in continua crescita: nel 2020 sono arrivati ad importare 22 tonnellate di caffè in Giappone, Stati Uniti, Russia e tutta Europa, dove logicamente spicca l’Italia, ma ci sono altre novità importanti. «Stiamo costituendo un’impresa etica parallela alla ong in modo tale che le 40 famiglie di contadini che lavorano con noi, numero in costante aumento, possano diventare veri e propri azionisti a cui spetteranno anche gli utili, oltre a benefit come il supporto tecnico-formativo e la fornitura di materiali per costruire, per esempio, essiccatori solari e misuratori di umidità» proseguono i due soci annunciando, con orgoglio, l’avvio della coltivazione anche di cacao, sospinti dal Presidente della Federazione delle Comunità Native Yanesha. Restituiscono, così, fiducia e dignità a una comunità che sta riscoprendo pratiche ancestrali applicate a conoscenze moderne. Grazie alla sicurezza economica offerta, tanti riescono ad apportare migliorie alle proprie abitazioni, alcuni sono riusciti a costruirsi una casa in cemento. Agricoltori che fino a qualche tempo fa erano costretti a svendere il proprio caffè, senza sapere che fine facesse, ora sono orgogliosi di conoscere le più svariate destinazioni dei loro lotti, intrisi dell’essenza forte, autentica, intensa e ricca di sfumature del loro microclima, della geologia del loro territorio.
Il team di The Seven Elements, supervisionato dai due soci italiani, affiancati in Perù da Marcial, tesoriere nonché leader carismatico, Andrea, agronoma, e Soledad, esperta amministrativa, cura l’intera filiera, dalla semina passando per la coltivazione e la trasformazione secondo elevati standard di qualità. Solo la fase di trigliaggio, la fresatura dei chicchi, al momento è affidata a un’azienda distante circa 3 ore da Oxapampa, ma contano di azzerare presto distanza e costo con l’acquisto del macchinario, aggiungendo un altro benefit per la popolazione indigena divenuta ormai una seconda famiglia.
Grande attenzione, infatti, rivolgono anche alle donne, coinvolte in un nuovo progetto sulla produzione di miele. «Nel 2020», dichiarano, «abbiamo deciso di coinvolgere le donne, lavoratrici instancabili proprio come le api, in questo progetto di produzione di miele con le meliponas, gruppo di api selvatiche senza pungiglione che vive nella foresta amazzonica e riduce l’incidenza di parassiti, migliora la produttività dei lotti di caffè, rappresenta un’ulteriore fonte di economia e, tra l’altro, ha straordinarie proprietà medicinali». L’impegno dei due imprenditori italiani è inarrestabile: entro fine anno hanno intenzione di lanciare un crowdfunding per cercare nuovi soci investitori che credono nei valori del progetto, come già accaduto con Andrew, nuovo socio americano. «Vorremmo acquistare altri terreni per accrescere la produzione e creare un’area di conservazione privata, che richiama i parchi nazionali protetti italiani, realizzare magazzini e costruire bungalow a impatto zero per ospitare volontari e visitatori» concludono invitando tutti i curiosi a visitare, appena il Covid lo consentirà, i loro campi di caffè in Perù, come hanno già fatto tanti italiani divenuti poi clienti e sostenitori di The Seven Elements. «È un’esperienza unica che insegna a dare il giusto valore alle cose, a stare bene facendo del bene» aggiunge Corapi, accennando un sorriso al ricordo della sua prima volta nella giungla, tra serpenti e ragni fino a quel momento tanto temuti. Fortificato dalla resilienza di un popolo sempre sorridente, nonostante le innegabili difficoltà.
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