Picciridda, dalla parte di chi non parte

Picciridda, dalla parte di chi non parte

Sarebbe abbastanza, per un film all’ esordio come opera prima, avere incastonato nella locandina la frase: “Un film stupefacente che va dritto al cuore” .
Ma se si legge anche, un secondo dopo, che a pronunciare quella frase è un caposaldo della storia del cinema come Oliver Stone decisamente la situazione cambia e la curiosità intorno alla suddetta pellicola diventa doverosa.
È accaduto questo, infatti, a Picciridda. Con i piedi nella sabbia opera prima, come lungometraggio, di Paolo Licata, regista siciliano che ha messo in scena il libro di Catena Fiorello edito nel 2006.
E “Picciridda” è davvero un film stupefacente che va dritto al cuore, un nuovo classico italiano come afferma Stone. Opera di un regista che, in questo esordio, racconta una storia di emigrazione sì, ma dalla parte di chi resta.
Di quelli che non partono e vedono andare lontano chi amano.

Picciridda, still da film

Storia di Lucia, bimba di dieci anni affidata, come capitato a tanti bambini negli anni ’60, alla nonna mentre i genitori vanno in Francia in cerca di lavoro.
Storia di attese, di ricordi che si vogliono trattenere ma anche abbandonare per non soffrire, di silenzi davanti al mare. Tutto nell’universo concluso di Favignana, spettacolare contenitore di un mondo di sentimenti opposti, di cose taciute, di donne abituate a subire e a rifugiarsi nella propria durezza per resistere a quella del loro vivere quotidiano.
“Da tempo cercavo una storia per affrontare il lungometraggio” ci racconta Paolo Licata,
“Ma fare un opera prima non è davvero semplice, soprattutto in Italia. Ho letto Picciridda circa cinque anni e fin da subito ho pensato fosse la storia giusta per cui con l’autrice, Catena Fiorello, abbiamo iniziato a portare avanti il progetto. Mentre leggevo il libro già vedevo il film dato che Catena è bravissima nella descrizione accurata di luoghi e paesaggi, sapori, odori, persone. Poi si parla della mia terra, la Sicilia, e anche per questo me ne sono innamorato subito. Ho amato poi tanto anche la dinamica nonna – nipote, ricca di odio ed amore costante. Era, fra l’altro, la storia giusta per un’opera prima, ambientata in un micro universo, raccolta. A Favignana poi il paesaggio consente di esprimersi al massimo ed ho deciso, così, di portare lì la storia rispetto alla versione originaria nel libro. Picciridda racconta di lontananza, di solitudine, di isolamento e pensarla in una isola anziché in un paese sulla terraferma ha, secondo me, aggiunto quel qualcosa in più”.

Una storia di potenti dinamiche femminili e con un’ottica diversa dal solito. Una storia di chi resta.
“Ripensando, infatti, ai tanti di film di emigrazione – spiega Licata – in effetti non ce ne sono molti che vivono la dimensione di chi resta. In genere si esamina il viaggio. Chi resta subisce, invece, un distacco ed un allontanamento che è ugualmente sofferto e che peraltro accade e si ripete ancora. La ritengo ,infatti, una storia ancora attuale. A tutt’oggi ancora la gente parte, emigra in cerca di lavoro. Una volta i padri, oggi i figli, ma il distacco e il dolore dell’allontanamento sono uguali”.
E poi il regista ci racconta di Oliver Stone; sorride dicendomi che ormai per lui è Oliver.
“Vedi, i veri grandi non sono mai cosi inaccessibili. Quando uno è un grande artista, un grande professionista non si fa desiderare, non si fa aspettare. Io credo abbia un tale rispetto del proprio lavoro che questo rispetto lo senta naturale anche nei confronti degli altri. Nel caso suo poi ha fatto tutto lui. Era Presidente del Taormina Film Festival l’agosto scorso (dove “Picciridda” è stato premiato, ndr) e quando ci siamo incontrati non sapeva chi io fossi. Quando gli ho detto che ero il regista di un film in concorso, e di quale, si è illuminato iniziando a dirmi quanto gli fosse piaciuto, quanto avesse amato fin da subito il film e quanto io dovessi essere fiero del lavoro fatto. Fra l’altro, in seguito ad uno scambio di corrispondenza fra noi iniziato successivamente, mi ha concesso di mettere proprio la sua frase nella locandina e mi raccontano che nel tour di presentazione della sua autobiografia Cercando la luce uscita proprio nel 2020, continua a parlare in maniera entusiasta del film. Ha addirittura scritto una lettera all’Anica per sostenere il film per gli Oscar ed il Golden Globe! Insomma è diventato il fan numero 1 di Picciridda!”

Paolo Licata e Oliver Stone

“Picciridda” nasce dal libro di Catena Fiorello, scrittrice in cui l’ analisi attenta dei sentimenti che muovono le nostre vite è sempre profonda e fil rouge di tutte le storie che narrate nei suoi romanzi .
“Questo film è nato dalla ferrea volontà di Paolo di realizzarlo – ci racconta Catena – Lui stesso contattò Ugo Chiti per collaborare alla sceneggiatura. Chiti, che è uno dei più importanti sceneggiatori italiani! E da lui abbiamo imparato tantissimo. Poi è stata trovata una piccola casa di produzione francese, cosa non facile dato che non è facile reperire fondi e per un’opera prima. Soprattutto, poi, lo scoglio era la distribuzione nel senso che nonostante ci dicessero sempre che il progetto era bellissimo alla fine la conclusione era che quello che si vende poi al botteghino sono le commedie. Noi, invece, avevamo fatto una scelta ben precisa, anche dal punto di vista della scelta degli attori. Volevamo attori di teatro e che non facessero parte del giro di quelli i più conosciuti dal media, a parte Lucia Sardo che ha fatto I Cento Passi ma anche pellicole più note, per esempio, con Verdone.
Finalmente, poi, abbiamo trovato anche la distribuzione, la Satin, al cui vertice c’è una donna e secondo me questo è stato solo un bene dato che Picciridda è un film al femminile. Dopo sei anni, finalmente, siamo andati in sala il 6 marzo esattamente mentre in Italia chiudevano le sale cinematografiche per la pandemia. Potete immaginare.
Ciò nonostante il film è andato benissimo. Ha partecipato a varie rassegne e festival vincendo premi importanti, ha avuto un ottimo successo nelle sale l’estate scorsa ed è arrivata anche la soddisfazione di essere già venduto in tutto il mondo, Stati Uniti e Sud America compresi, anche se per adesso le sale sono chiuse. Insomma è stata ed è una avventura bellissima.
È, infatti,un affresco emozionante Picciridda. Fatto di donne che nascondono passioni in grotte mitologiche, di piccole violenze quotidiane che mascherano enormi ferite, di grandi, patriarcali, soprusi ma anche di sorellanze ritrovate e di riscatto, rivelazione e crescita. Una storia di formazione che incanta, poetica ed universale.
Storia della piccola Lucia che, come nella vita, resta, parte e ritorna là, su quelle spiagge dove tutto era accaduto, con uno sguardo diverso .
Perché, alla fine: “Con i piedi nella sabbia è più facile provare la felicità. Tanto, c’è sempre tempo per la sofferenza”.

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