Fino a poco tempo fa ostentare il proprio disinteresse,con un pizzico di spregio, nei confronti del Festival di Sanremo, era un segno distintivo per chi ci teneva molto a venir ammesso nella koiné dei veri intellettuali o almeno acculturati. La kermesse, che affascinava e affascina milioni di italiani trasversalmente lungo tutte le fasce della popolazione, veniva derubricata velocemente come manifestazione nazionalpopolare che poco aveva da dire di importante. Salvo poi, naturalmente, trascorrere le fatidiche serate di inizio febbraio davanti alla tivù, proprio come tutti gli altri, ma senza dirlo a nessuno.
Posto che la cultura pop esiste, per chi ama l’arte e in particolar modo la fotografia, il punto non è tanto se Sanremo sia da considerarsi una manifestazione più o meno culturale o che culturalmente abbia qualcosa da dire. Il punto è che, una volta sdoganata la cultura popnella sua specifica funzione sociale, storica e di costume, osservare gli archivi delle fotografie che documentano la storia del celebre Festival può rivelarsi un’esperienza accattivante e densa di stimoli. Ed è così per chi ama porsi delle domande sulla nostra società, il nostro modo condiviso di stare al mondo in un’epoca in rapida trasformazione come è stata ed è quella che ha attraversato l’Italia nel corso dei decenni, mano nella mano con le canzoni del Festival di Sanremo (e non). Canzoni che possono piacerci o no, ma che di fatto raccontano e testimoniano, nel loro modo peculiare – e a volte anche molto intimo – la storia recente dell’Italia, e forse soprattutto degli italiani, dando il polso di un’epoca nel modo solo apparentemente superficiale,come solo la musica leggera sa fare.
L’occasione per questi ragionamenti e altri, è data dalla mostra inaugurata presso le Gallerie d’Italia di Torino, che porta il significativo titolo: Non ha l’età: il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976. Curata da Aldo Grasso, l’esposizione è realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte e della città di Torino e si avvale della collaborazione Rai Teche, che ha reso fruibili dal pubblico del museo una serie di preziosi e anche divertenti contributi videosonori.
La mostra consta di 85 fotografie, cui è da aggiungersiun archivio digitalizzato di più di 15000 scatti d’epoca,che vanno dalle immagini iconiche che tutti conosciamo di Domenico Modugno che spalanca le braccia cantando la sua mitica ballata surrealista, a un irriverente Celentano, che si presenta al pubblico di spalle, scandalizzando i benpensanti in un’epoca storica ante Concilio Vaticano Secondo, in cui le spalle al pubblico le poteva dare giusto il prete a messa. Ma ci sono anche immagini che documentano le giovanissime Cinquetti e Nada, una mitica Mina, ospiti celebri internazionali come Louis Armstrong, e locandine del controfestival di Dario Fo e Franca Rame (oggi li chiameremmo i Rafo? Meglio non pensarci…) negli anni Settanta, e molto altro.
Le immagini in mostra si concentrano tanto sulla gara canora quanto sui retroscena, su ciò che accadeva dentro e intorno al festival. Sono molte, infatti, le immagini scattate nei camerini, al trucco, durante le prove, nelle passerelle, oppure dei divi in giro per la città, assediati dai paparazzi. Curiosamente, e forse proprio per questo, moltissime sono le raffigurazioni di fotografi colti nell’atto di scattare: immagini che documentano la presenza consistente di camere ansiose di documentare ogni piccolo imperdibile gesto.
Il periodo coperto dalle immagini in mostra corrisponde ad un momento storico decisivo per la storia recente dell’Italia, quello che va dal boom economico alle contestazioni degli anni Settanta. Le vicende sociali e storiche del paese non sono testimoniate direttamente, ma risultano leggibilissime attraverso il modo in cui i soggetti si pongono di fronte alla macchina fotograficacon diversi atteggiamenti, abiti e abitudini.
Il periodo che va dal 1951 al 1976 è anche quello in cui il Festival si svolge al Casinò di Sanremo. Successivamente, come è noto, il Festival emigrerà al teatro Ariston e anche questo per la storia del nostro Paese non è un dettaglio. Con l’approdo all’Ariston arriva infatti la televisione: Sanremo diventa soprattutto un evento televisivo. I tempi sono cambiati e con gli anni Ottanta e poi Novanta, sappiamo bene che le televisioni e chi le possiederà svolgeranno un ruolo sempre più importante nella politica italiana.
Così, le immagini in mostra alle Gallerie d’Italia di Torino raccontano i prodromi di questo passaggio, ma anche molto altro. Tutte fanno parte del ricchissimo archivio fotografico di Publifoto, che consta di più di sette milioni di immagini, recentemente acquisito da Intesa San Paolo e ora quasi interamente consultabile online. Un archivio che rappresenta un patrimonio culturale indescrivibile e di cui qui cogliamo solo qualche testimonianza. La mostra è visitabile fino al prossimo 12 maggio e promette un percorso interessante e curioso, ricco di spunti su cui è interessante fare delle riflessioni. Per romantici appassionati di musica leggerae non.
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