La storia è più o meno risaputa e fa capo all’iconico accavallamento delle gambe di Sharon Stone in Basic Instinct. Un momento cinematografico che, diciamocelo, è diventato iconico più che altro per questioni di pruderie e morbosità lubrica che nulla hanno a che vedere sia con la pellicola, sia con l’interpretazione di una delle più talentuose attrici che Hollywood ha avuto la fortuna di poter annoverare tra le sue fila. 

Sharon Stone in Basic Instinct

Sharon Stone – Basic Instinct

Sharon Stone in Basic Instinct

Sharon Stone – Basic Instinct

I dietro le quinte di quel momento son stati raccontati da più fonti e più volte ed è difficile immaginare che ci sia ancora qualcosa da aggiungere ad una scena del cinema in cui a far parlare è stato proprio quello che è stato tolto. Mancava, forse, una narrazione organica e completa out-of-records che è arrivata però in questi giorni nel memoir che Sharon Stone ha dato alle stampe . Nell’autobiografia, dal titolo The Beauty of Living Twice, l’attrice 63enne ripercorre il grande inganno messo in piedi da Paul Verhoeven e dalla produzione: “Non vedremo niente – ho solo bisogno che tolga la biancheria perché il bianco riflette la luce, ma nel film sappiamo che hai su la biancheria” scrive l’attrice citando quello che Verhoeven le avrebbe detto.

Sharon Stone in Basic Instinct

Basic Instinct

Sharon Stone in Basic Instinct

Basic Instinct

Quando poi è stata invitata a vedere la pellicola, dopo essersi accorta della ripresa incriminata, Sharon Stone racconta di essere andata dal regista, averlo schiaffeggiato e aver tentato in tutti i modi di fermare la pellicola. L’attrice aggiunge però, a fine aneddoto, un punto molto più interessante e cioè che, alla fine, ha deciso di lasciare che la pellicola uscisse perché aveva lottato per quella parte, voleva avere quella parte. “Avevo speso così tanto tempo per poter arrivare in quel progetto che avevo esaminato tutti gli aspetti del personaggio e la pericolosità di interpretare quella parte. Ero giunta sul set pronta a interpretare Catherine Tramell. Ora ero di nuovo messa alla prova”.

Sharon Stone

amfAR’s 21st Cinema Against AIDS Gala Presented By WORLDVIEW, BOLD FILMS, And BVLGARI – Portraits

Sharon Stone

Pascal Le Segretain/amfAR14

Nel memoir però trova spazio anche un’altra narrazione, molto più importante, molto più intensa e molto più decisiva per raccontare quella che è stata (e si spera non sia più) la Hollywood del passato. Una industria in cui le donne, anche se con una forza contrattuale, erano semplicemente trattate da oggetti e sottoposte a discorsi privi di qualunque senso umano.

“Avevo una clausola di approvazione degli attori nei miei contratti. A nessuno è mai interessata. Assumevano gli attori che volevano. Con mio sgomento, a volte. A danno del film, altre volte”. L’attrice aggiunge poi un aneddoto agghiacciante. 

Sharon Stone

Sharon Stone

Sharon Stone

The specialist, 1994 ©Corbis

Sharon Stone

Sharon Stone

Sharon Stone

Casinò, 1995 ©Corbis

Un giorno venne convocata da un producer nel suo ufficio e le si parò di fronte questa scena: il produttore con un cartone del latte aperto, pieno di palline al cacao, che andava su e giù versando la colazione sul pavimento e chiedendole, tra le altre cose di: “Andare a letto con l’attore protagonista, così da amplificare la chimica tra voi due”. Sharon Stone ci tiene a specificare che quella non fu la prima, né l’ultima o unica volta che ricevette quel suggerimento dai vari producer. La sua risposta? 
“Mi prendevo un po’ di tempo e gli spiegavo che ero come quella ragazza molto carina con cui erano cresciuti da piccoli e gli chiedevo di ricordarsi come si chiamava quella ragazzina. Questo ci ha permesso di conservare un pochino della nostra dignità”.