“Smoke Sauna Sisterhood” mostra il senso profondo di unione che emerge quando ci si spoglia di tutto

“Smoke Sauna Sisterhood” mostra il senso profondo di unione che emerge quando ci si spoglia di tutto

La capanna sudatoria, o Inipi, è una delle tradizioni più diffuse fra le popolazioni native americane, dal centro america fino al nord. Si tratta di una capanna composta da una struttura di rami di salice – molto flessibili – ricoperta da pelli o coperte che diventa luogo rituale, protetto, in cui entrare e farsi comunità, in cui purificarsi, fisicamente e psicologicamente, in alcuni contesti protetti – che in passato fecero ampiamente discutere – assumendo anche peyote, o san pedro, i due cactus principali che contengono mescalina. L’ambiente buio, caldo, quasi soffocante, che si crea nella capanna ricrea una sorta di esperienza intrauterina, in cui i confini del sé e dell’identità esperita – in primis attraverso lo sguardo – si fanno più labili, si espandono, permettendo un clima di profonda condivisione innescata sostanzialmente dalla fiducia necessaria a varcare la soglia di questo spazio. L’oscurità, il vapore, il contatto col suolo, sono tutti elementi che offrono una potente esperienza sensibile, che va a essere scandita dal ritmo del tamburo e di varie percussioni, tra cui sonagli, così come di canti, che segnano seppur in maniera ciclica il passare del tempo nella capanna, e aiutano a entrare in uno stato quasi di trance, che permette all’inconscio di emergere. Così, nella capanna si può cedere qualsiasi emozione, esprimere qualsiasi stato d’animo, condividere qualsiasi segreto, liberandosene, cedendolo agli altri, al gruppo. Inoltre, il sudore (e nei riti officiati dalla Chiesa Nativa Americana, il peyote) contribuisce anche a una profonda purificazione del corpo, attraverso l’espulsione delle tossine accumulate in tutti i tessuti.

È a questa esperienza che mi ha riportata Smoke Sauna – I segreti della sorellanza, il primo lungometraggio della regista estone Anna Hints, nelle sale italiane il 5, il 6 e il 7 febbraio. Nelle tenebre di una “smoke sauna” – la tipica sauna a fumo e vapore di origine finlandese – un gruppo di donne condivide il racconto delle proprie esperienze più intime, gioiose o tragiche. Non a caso le tradizioni legate alle capanne sudatorie sono in realtà sempre state diffuse, in tutto il mondo, proprio perché mezzo capace di sanare il corpo e al tempo stesso unire la comunità. La pratica della sauna a vapore della regione Vana-Võromaa, in Estonia del sud, è anche chiamata “savvusanna kombō” e oggi rientra tra i Patrimoni tangibili dell’UNESCO. Al pari dell’Inipi dei nativi americani, è una tradizione che supera il benessere fisico, assumendo tratti spirituali e simbolici. La sauna infatti, luogo condiviso per eccellenza, oltre che di nudità, diventa uno spazio di pace e autocoscienza.

Così, nel documentario – vincitore al Sundance Film Festival e premiato come Miglior Documentario agli EFA (European Film Awards) 2023, oltre che scelto per rappresentare l’Estonia agli Oscar – questo rito collettivo diventa un punto di partenza drammaturgico per concentrarsi sul vissuto più recondito di un gruppo di donne che si riuniscono insieme nelle tenebre protettive delle saune a vapore, condividendo i segreti più inconfessabili, lavando via le scorie accumulate. Nello scorrere delle ore – come può accadere durante un viaggio in solitaria intrapreso con degli sconosciuti con cui paradossalmente scopriamo di avere ben più cose in comune di quanto potessimo mai immaginare – si instaura un profondo senso di sorellanza e comunione. Le protagoniste del film si spogliano della vergogna intrappolata nei loro corpi, mescolata al loro DNA, capace di intossicare ogni ambito della vita e riacquistano la consapevolezza della loro forza femminile.

Realizzato in condizioni climatiche estreme tra altissima umidità e grandi sbalzi di temperatura tra caldo e freddo, Smoke Sauna, grazie a una formidabile perizia tecnica, ci fa entrare in quel luogo laicamente sacro, commovente e mozzafiato. Facendo emergere tra i vapori temi come la ferita che ciascuno di noi si porta dentro, la guarigione, la comunità, l’aborto, la violenza maschile e la sudditanza femminile, quella debolezza che la cultura ha finito per trasfromare in una condizione atavica, ma può assolutamente non esserlo. Con una fotografia magistrale, lo sguardo della camera non è mai invadente, pur avvicinandosi all’intimità emotiva, psicologica e fisica delle protagoniste. E la sfida era tutt’altro che semplice, in primis perché bisognava entrare a propria volta, e con tutta una squadra, in quello stesso spazio, denso di respiri, corpi, esperienze, diventarne parte a tutti gli effetti, assumersi a propria volta la responsabilità della fiducia, costruendo una sorta di bolla, di sogno.

Le immagini si dipanano in maniera simile al fumo, che pare di varie consistenze a seconda di come lo investe la luce – persistente, fluttuante, sospeso – proprio come i nostri ricordi, i nostri pensieri. Che proprio l’ayurveda, una delle medicine tradizionali indiane, considera appunto legati a vata, la qualità dell’aria. Non a caso Anna Hints – oltre ad avere una formazione legata all’arte contemporanea e alla musica folk sperimentale, tanto che spesso si esibisce come cantante e usa il canto anche per spiegare i propri film nel corso delle interviste – è molto legata all’India, la cui cultura ha molti punti di contatto con quella sudamericana, e africana, in particolare per lo sviluppo di pratiche estreme volte alla purificazione di corpo e mente, così come il controllo consapevole di diversi stati mentali.

“Quando mio nonno morì avevo undici anni,” ha dichiarato la regista, “e mia nonna, mia zia, mia nipote ed io andammo insieme in una smoke sauna. Fu lì che la nonna ci raccontò che mio nonno l’aveva tradita. La nonna lasciò andare il dolore e la rabbia, fece pace con mio nonno e il giorno dopo poté seppelirlo in pace. È stato allora che ho capito che la sauna non serve solo a purificare il corpo, ma anche l’anima”. Ci sono infatti traumi che risulta impossibile dire ad alta voce, o alla luce del sole. Parole che hanno bisogno di uno spazio protetto in cui essere proferite, svelate, neanche fossero potenti e pericolosi incantesimi. La verità, però, è che per le persone che se li portano dentro lo sono. Quasi maledizioni che si sono mescolate alla nostra essenza, che il mondo o noi stessi ci siamo inflitti. Incantesimi da sciogliere. Invisibili. La voce assume quindi un ruolo fondamentale. “L’idea concreta del film,” continua Hinti, “mi è venuta nel 2015, mentre ero in un monastero buddista e partecipavo a un ritiro silenzioso con mia madre, con la quale ho avuto una relazione molto turbolenta. Lì, nel silenzio, ho sentito l’importanza di condividere le nostre esperienze e quanto potere abbia la voce. Nell’oscurità protettiva della smoke sauna tutte le emozioni possono presentarsi e nessuna esperienza è troppo dura o troppo imbarazzante; ogni voce ha il diritto di esprimersi”. È come se all’interno del gruppo, che mantiene coesa una realtà ben definita, fatta di valori condivisi e fiducia, il singolo potesse abbandonarsi e sfidare i suoi demoni.

Anna Hints è davvero riuscita con questo film a offrire al pubblico un’esperienza toccante di ciò che vuol dire vivere in un corpo di donna, un risultato ottenuto con grande rispetto, sensibilità e la profonda empatia necessaria a realizzare qualsiasi tipo di documentario. Il film mostra il dispiegarsi del legame magnetico e potente della sorellanza, ma non è d’obbligo che questo sentimento si instauri tra donne, perché non dipende dal sesso, è una relazione che riguarda tutta la comunità, questo termine collettivo che di questi tempi abbiamo ormai del tutto dimenticato, a parte qualche frase retorica di circostanza. Quello che ci manca infatti è l’esperienza fisica della comunità, ovvero il potersi affidare, l’essere consistenti, l’abbandonarsi e il reggere, alternativamente. È in questo semplicissimo scambio di peso che sta la connessione tra gli esseri umani, e non solo, è in questa fisiologia che ogni storia si fa parabola, ogni parola diventa salvifica e si riscopre quel profondissimo e appagante sentimento di unità che può emergere solo quando ci si spoglia di tutto e ci si dimentica di essere un sé, tornando a mescolarsi al mondo.


Questo articolo è realizzato da THE VISION in collaborazione con WANTED CINEMA in occasione dell’uscita italiana di “Smoke Sauna – I segreti della sorellanza”, nelle sale il 5, 6 e 7 febbraio. Il documentario, diretto da Anna Hints al suo debutto alla regia, ha vinto il Sundance Film Festival, è stato premiato come Miglior Documentario agli European Film Awards 2023 ed è stato scelto per rappresentare l’Estonia agli Oscar.

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