Dopo più di cinque anni di lavori e circa 42 milioni di euro investiti, il Centro d’Arte Hortensia Herrero ha finalmente aperto le porte nel cuore di Valencia, con l’ambizione di diventare un nuovo punto di riferimento per l’arte contemporanea in Spagna e oltre. Situato nell’antico Palazzo Valeriola, nel centro della città, terza del Paese per numero di abitanti dopo Madrid e Barcellona, il nuovo spazio può contare su un’area espositiva di 3.500 metri quadrati, nei quali è in esposizione una selezione di opere della collezione privata di Hortensia Herrero, vicepresidente della famosa catena di supermercati spagnoli Mercadona e presidente della Fondazione che porta il suo nome.
Nata a Valencia, dove tuttora vive, Herrero ha messo insieme una raccolta di opere di altissimo profilo, esposte in musei come il MoMA di New York, la Tate di Londra e il Centre Pompidou includendo artisti internazionali, a partire dall’acquisizione di un’opera di grandi dimensioni, Böse Blumen, di Anselm Kiefer. «Questa collezione di arte contemporanea che può essere vista al Centro d’Arte Hortensia Herrero, è il frutto di una vita, la mia, in cui l’arte è stata una componente molto importante. Come la maggior parte dei collezionisti, ho iniziato ad interessarmi agli artisti più vicini, quelli che creavano o esponevano nella mia città, Valencia», così Herrero parla della sua attività collezionistica, sempre vicina a quella filantropica.
Con la sua Fondazione, istituita nel 2012, infatti, ha portato avanti una serie di attività rivolte allo sviluppo della comunità artistica e creativa valenciana, in particolare nei settori della danza e dell’arte contemporanea. Ma la Fondazione è attiva anche in progetti di restauro di opere e recupero di siti di interesse storico e artistico, come nel caso della Chiesa di Santos Juanes, il cui intervento si concluderà nel 2024, con un costo di sei milioni di euro.
Il Centro d’Arte Hortensia Herrero ha sede nell’antico Palazzo Valeriola, complesso monumentale che, posizionato tra le rovine del Circo Romano e il quartiere ebraico, riassume fin dalle sue fondamenta la storia della città, dall’epoca romana a quella cristiana, passando per le dominazioni visigote e islamiche. Durante gli scavi sono stati scoperti tratti dello spesso muro delle tribune occidentali dell’antico Circo e altri reperti archeologici, come una fontana a forma di stella a otto punte ma anche antichi graffiti, che sono stati conservati e saranno in esposizione.
La forma attuale del Palazzo, in un elegante stile barocco, risale al XVII secolo e in passato è stato adibito a vari scopi ma per decenni è rimasto in disuso, fino all’acquisto da parte della Fondazione Herrero. Il restauro della facciata ha inteso ripristinare il più possibile l’aspetto originario, conservando i frontoni neoclassici, i balconi originali in ferro battuto e i motivi floreali dipinti sui cornicioni del terrazzo.
«Ci siamo innamorati di qusto edificio, nonostate fosse un rudere. Ha avuto la fortuna di attirare l’attenzione di Hortensia Herrero, che ha investito tempo, risorse e passione, senza restrizioni», ha dichiarato l’architetto Amparo Roig, partner dello studio ERRE, che ha progettato i lavori di restauro.
All’interno, si può contare su 17 spazi espositivi, divisi su quattro livelli, nei quali ammirare la collezione d’arte contemporanea, diretta da Javier Molins e comprendente più di 100 opere di circa 50 artisti internazionali. Tra le opere esposte, anche sei lavori site specific, appositamente realizzati per alcune aree dell’edificio da artisti come Jaume Plensa, Tomás Saraceno, Sean Scully, Cristina Iglesias, Olafur Eliasson e Mat Collishaw.
Tomás Saraceno ha realizzato un’installazione composta da sei nuvole formate da tetraedri e dodecaedri irregolari ricoperti da pannelli iridescenti, che riempiono completamente l’atrio alto 16 metri. Sean Scully è intervenuto nella cappella del vecchio palazzo, riempiendo lo spazio di colore, mentre Cristina Iglesias è intervenuta nel collegamento tra il palazzo e la dependance. Olafur Eliasson ha dato vita, in un altro corridoio dell’edificio, a un tunnel con due punti di vista molto diversi: l’ingresso, in cui possiamo vedere milletrentacinque cristalli, ognuno con un disegno e una posizione diversa e contenente tutti i colori dell’arcobaleno, e quello di uscita, in cui vediamo un tunnel nero.
Tra gli altri artisti in esposizione, Andreas Gursky, Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Anish Kapoor, Tony Cragg, Thomas Ruff, Idris Khan, Antonio Girbés e David Hockney ma anche i maestri del XX secolo come Joan Miró, Alexander Calder, Jean Dubuffet e Roy Lichtenstein.
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L’articolo Tra arte contemporanea e archeologia, a Valencia il nuovo Centro Hortensia Herrero proviene da exibart.com.