Viaggio nel mondo alla ricerca della felicità: l’estasi ad Aleppo con la musica tarab

Viaggio nel mondo alla ricerca della felicità: l’estasi ad Aleppo con la musica tarab
Tarab, una storia lunghissima
I guardiani del tarab
Le parole che generano la trance
Aleppo, la culla del tarab
La musica siriana che provoca estasi

Poche cose possono emozionare come la musica. Una sinfonia di Mahler suonata da un’orchestra, una performance di fado portoghese, un concerto blues o un’esibizione di tango… C’è però un altro genere musicale, con una storia centenaria ma meno conosciuto, almeno qui da noi, che è in grado di suscitare emozioni ancora più forti. Il tarab, musica popolare siriana, pare abbia il potere di lasciare gli ascoltatori in uno stato estatico, simile alla trance.

Diffusa in tutto il mondo arabo, specialmente in Egitto e Libano da dove arrivano i musicisti più famosi, il cuore del tarab è però Aleppo: per i suoi abitanti infatti questa musica è nel sangue da secoli ed è considerata come qualcosa di sacro, da tutelare. E come dargli torto visto il “potere” che ha? 

Si dice che l’effetto estatico sia dovuto dalla combinazione di due elementi, da una parte il suono degli strumenti e dall’altro dalle parole. Le canzoni di tarab vengono suonate da diversi strumenti: una sorta di cetra chiamata qanun, un liuto arabo a forma di pera chiamato oud, un lungo flauto chiamato ney e occasionalmente un rebab, lo strumento ad arco più antico del mondo. Sopra le melodie suonate su questi strumenti, i cantanti ripetono i versi di alcune antiche poesie (ma non solo), chiamate muwashahat, per ore

Ma perché se è diffuso in tutto il mondo arabo e perché se i cantanti più famosi provengono da Egitto e Libano, è Aleppo la culla del tarab? Senz’altro c’entra la posizione della città siriana. Aleppo si trova infatti all’estremità occidentale della Via della Seta, dove sono confluite tradizioni e culture diverse come quelle curde, irachene, turche e dell’Asia centrale ed è qui che sono state scritte le prime muwashahat, introdotte dai mori per la prima volta, ed è grazie agli aleppini se sono rimaste in vita per più di mille anni. Sono loro che le hanno custodite e tramandate.  Inoltre, nella lunga storia del tarab molti nomi famosi, che forse alla maggior parte di noi non dicono nulla, ma che per chi ama o conosce il genere sono considerati dei miti, hanno proprio origine siriane. 

E chi ha avuto la fortuna di ascoltare un concerto di tarab dal vivo lo descrive come un’esperienza “magica”. La giornalista Helen Russell ha inserito questa esperienza nel suo libro The Atlas of Happiness, The Global Secrets of How to Be Happy.

Nella gallery trovate altre curiosità sul tarab.

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