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Un mondo di gemelli. Oggi sono più comuni che mai

Un neonato ogni 42 è un gemello. Sono più di 1,6 milioni all’anno i parti di gemelli. Mai erano stati tanti negli ultimi quarant’anni e forse da sempre. È frutto del ricorso sempre maggiore alle tecniche di riproduzione medicalmente assistita, come fertilizzazione in vitro, stimolazione ovarica e inseminazione artificiale, ma anche dell’età sempre più avanzata delle madri. I dati sono stati raccolti in più di cento paesi ed elaborati fra l’Università di Oxford, l’Istituto francese di studi demografici e l’università olandese di Radboud. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction.

I casi famosi non mancano. Roger Federer è padre di due coppie di gemelli. Sono gemelli i figli di Jennifer Lopez e i piccoli di Brad Pitt e Angelina Jolie come i principini di Monaco e i figli di George e Amal Clooney (le immagini sono nella gallery in alto). Hanno gemelli Lorella Cuccarini e Heather Parisi, ma anche Andrea Pirlo, allenatore della Juventus, e il suo giocatore Alvaro Morata.

Nella ricerca sono state prese in esame le nascite del periodo 2010-2015 in 165 Paesi e sono state confrontate con quelle del periodo 1980-1985 registrate in 112 paesi. Il tasso di parti gemellari è cresciuto di un terzo. Erano 9 ogni mille e ora sono 12.

I casi sono in tutto il mondo, ma l’80% dei parti gemellari avviene tra America e Africa dove nascono soprattutto gemelli dizigoti cioè per fecondazione di due ovociti da parte di due spermatozoi diversi. Sono proprio i gemelli non monozigoti ad aver fatto crescere il numero di parti gemellari. I gemelli monozigoti nascono in quattro parti ogni mille.

«Il numero assoluto di parti gemellari è aumentato ovunque tranne che in Sud America», spiega Gilles Pison, demografo dell’INED. «Nel Nord America e in Africa i numeri sono cresciuti di oltre l’80% e in Africa questo incremento è causato dalla crescita della popolazione». Studiare i parti gemellari è importante soprattutto per i paesi più poveri. Il sociologo Christiaan Monden dell’Università di Oxford ne ricorda l’associazione «a un maggior tasso di mortalità tra neonati e bambini e a maggiori complicanze per madri e figli durante la gravidanza, il parto e nel periodo successivo». Nell’Africa sub-sahariana uno dei due gemelli rischia di morire nel primo anno di vita.

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