Amica mia

Ah! mica mia

Le mie ali bianche per te

Sono alibi anche perché

Sai che oggi io non volo più

Alibi anche

Riprendo un passaggio del testo di Dente (Coniugati passeggiare) perché credo sia doveroso dare una spiegazione a questo spazio. Perché Light Words? Che poi, per quanto banale, ho notato dopo averlo creato che Google non ne era affatto pieno!

Light Words, Luce Parole, Parole di Luce, Leggere Parole (e anche qui l’accento va un po’ a piacere…)

Un alibi a questo sito, ma anche delle Ali Bianche come quelle di quest’angelo terreno fotografato a Matera, ali che possano permettere, anche solo per qualche istante, di volare via dallo schermo verso esperienze altrui, verso desideri e ragioni intrappolate in corpi non nostri.



LIGHT WORDS: chi, cosa e perchè

Vademecum e glossario di un photoblog molto personale

Alibi anche

Un alibi credibile

Innanzitutto FOTOGRAFIA, la mia più grande passione. C’è addirittura chi dice che sono bravo ma di fotografi bravi io ne ho visti, molti li ho letti, altri ho avuto la fortuna di incontrarli, altri invece li conosco ma non sanno di esserlo. L’Alibi è senza dubbio il mio intendo nel voler mantenere anche su uno spazio digitale, traccia di ciò che accade davanti ai miei occhi e siccome difficilmente mi separo dalla macchina fotografiche l’impresa non mi sarà poi tanto ardua. Moltissime delle foto pubblicate le conservo stampate diverse scatole di plastica, di quelle che uso anche per il cambio di stagione. Non è un voler essere spocchioso: è solo per avvalorare ancora di più l’alibi della “conservazione” dei ricordi (che poi si traduce anche in memoria). Credo valga la pena RICORDARE e le foto aiutano molto in questo: dalle foto posso ricordare perfino i profumi di istanti che, diversamente, avrei dimenticato una volta passata la sbronza!

Ali bianche

Ali per poter volare

“Dovresti scrivere”, “dovresti recitare”, “dovresti fare cabaret”… per gli altri io dovrei fare tutto fuorché ciò che realmente faccio: il programmatore! consapevole che non sarei riuscito mai a fare nulla di quanto il mondo reale volesse che io facessi allora mi sono rifugiato nel mondo digitale, un mondo binario ed effimero, sovraffollato di tutto fuorché di verità! In questo ciberglobo ho deciso di vagabondare, come faccio nella vita reale, ho indossato un paio ali bianche come zaino e ho spiccato il volo in questo universo tutto sommato familiare, molto più chiaro della Vita terrestre. Lego a me queste ali e sorvolo la rete in cui noi stessi siamo pesci e pescatori, discepoli e Maestri (di discepoli se ne vedono pochi in giro…) e in questo oceano sconfinato verso (verbo!) le mie gocce di quotidianità più o meno interessanti affinché tutti possano navigare attraverso esse in mondi del tutto miei. “Ho chiesto di avere le ali” era il titolo di un libro che mai dimenticherò!

Fotografia

Tutti fotografi

Frequento mostre ed esposizioni, partecipo attivamente a circoli fotografici ed a discussioni sul tema anche online. Alla fine, ma spesso anche all’inizio, si infiocchetta lo status della fotografia contemporanea (almeno quella non d’autore) con un “oggi con il digitale sono tutti fotografi!”. Questa visione così drammatica, eretica e disfattista di un’arte finalmente diventata accessibile è per me una forma di classismo artistico da combattere! Tutti scattano fotografie ma non tutti fanno “fotografia” (io ne sono la concreta dimostrazione). La fotografia è forse l’unica arte ad essere entrata nelle tasche della quasi totalità di appartenenti ad una forma vivente. Questo dovrebbe essere una conquista, un punto da cui iniziare un discorso di cultura fotografica, di etica ed anche di trasgressione. La fotografia intesa come strumento documentaristico capillare potrebbe in effetti diventare lo strumento di cambiamento con cui rivoluzionare le logiche culturali globali.

Linguaggio fotografico

Tra forma e insostanza

Ho letto tanto di fotografia e continuo a farlo. Mi appassiona l’argomento e mi entusiasma leggere, l’azione in sé del leggere intendo. Da ragazzo leggevo molto di più poi col tempo i libri sono stati soppiantati dagli impegni e, inutile negarlo, dai social network e dall’informazzone (ho tolto la ‘i’ perché chiamare informazione quella dei social network mi sembrava sacrilego!) mordi e fuggi. Mai cliché fu più azzeccato per ciò che offrono i social: mordi e fuggi! Infatti la qualità delle informazioni reperibili sui social network è pressapoco quella del Mc Donald o di qualsiasi altra discarica di cibo/nutrimento di massa. LA MASSA. La massa ha sempre avuto un potere enorme e continua ad averlo e nel linguaggio comunicativo delle masse moderne l’immagine rappresenta senza dubbio alcuno l’elemento più caratterizzante e più usato, quello a cui si presta più attenzione. Ma come per il linguaggio parlato e scritto a china anche per la fotografia l’impoverimento che esso ha subito e continua a perpretare è spaventoso! Così come nella lingua parlata stanno scomparendo forme verbali, termini, assiomi e tempi del discorso analogamente nella fotografia stanno scomparendo punti cardine del linguaggio dell’immagine in generale come il messaggio, il paradosso visivo, la meditazione, il rendere immaginario il reale, il rispetto dei toni e l’umiltà della grana e delle informazioni perdute. Che sia un congiuntivo sbagliato o un autoritratto col muso a culo di gallina poco importa: in entrambi i casi il linguaggio si deteriora fino a raggiungere l’accettazione se non formale quantomeno culturale della perdita di forma. La sostanza che ne deriva non può che essere scadente, come l’informazzone reperibile sui social o il condimento di un Big Mac!

Scrivere con l’alluce

L’enigma della sfinge

«Qual è l’animale che di mattina cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e alla sera con tre?». La pena per la risposta errata era quello di essere divorato dalla sfinge. Ma si sa: la sfinge non esiste! eppure forse la sfinge era a sua volta una figura pedagogica, forse eccessivamente severa per carità, che con il suo indovinello tentava di indicare ai malcapitati alunni quale fosse la naturale strada da intraprendere nella Vita, quest’ultima che può senza dubbio essere interpretata dal giorno che viviamo che potrebbe essere sempre l’ultima, anche se la sfinge, ripeto, non esiste! La comunicazione e quindi il linguaggio sono la più alta forma di evoluzione mai raggiunta da specie vivente (almeno per quanto ne sappiamo fino ad oggi). Al netto di “scherzi” poco piacevoli nasciamo incapaci di comunicare con mondo che ci circonda dopodiché impariamo a parlare, a comporre frasi, a coniugare verbi, accresciamo il nostro vocabolario acquisendone spesso altri, fino ad apprendere magicamente i misteri della comunicazione verbale che è insita nella dotazione di corde vocali che addomestichiamo a nostro piacimento. Durante questo affascinante percorso impariamo a fissare questi suoni su carta, imparando così la scrittura, estensione già più innaturale del linguaggio. In altri casi, infine, tentiamo di imprimere il linguaggio verbale e le emozioni che lo hanno mosso, su altri supporti come dischi per i cantanti, tela per i pittori, movenze per i ballerini e carta fotografica per i fotografi. Il tutto è possibile solo dopo aver imparato a parlare. Credo che questa cosa avrebbe sempre ricordata e credo anche che la sfinge lo sapesse già diecimila anni prima di Cristo!

Qualcosa di personale

Sui contenuti

Penso che le esperienze siano il midollo di ciò che siamo! La gente che incontriamo, gli eventi che si susseguono incessantemente con e senza il nostro arbitrio, la musica che ascoltiamo, i libri che leggiamo, i quadri che ci appassionano, i film che vediamo, il nostro lavoro, il cibo, i nostri viaggi e quelli che ci vengono raccontati. Siamo i nostri sogni ad occhi aperti che si muovono sulle nostre gambe. Tutto questo lo percepiamo attraverso i sensi, il profumo del vino in un calice di vetro, il calore del sole in riva al mare, la freschezza del vento mentre siamo affacciati dalla terrazza di un castello medioevale che dà su una valle sconfinata. Noi siamo tutto ciò e soprattutto attraverso gli occhi respiriamo la Vita che meravigliosamente ci ingoia giorno dopo giorno. Della bellezza di tutto ciò e della fortuna che ho di poter assistere a questo ripetersi mai uguale ne ho voluto fare omaggio con questo sito. Un omaggio a me stesso forse, ma pur sempre un doveroso omaggio alla Vita.

Tra le pagine di Light Words ritroverai me stesso e forse ti ritroverai anche tu, magari in qualche scatto o in un testo. Sì perché analogamente alla fotografia credo sia utile descrivere con parole scritte i proprio pensieri, sentimenti e stati d’animo affinché un giorno ognuno di noi possa rileggersi e rileggendosi giudicare i propri passi compiuti e le idee maturate. Allora anch’io ritroverò tra queste pagine un po’ confuse un me stesso che forse avrò dimenticato. Sicuramente lo avrò sbiadito sulle strade e negli autogrill, tra un concerto ed una mostra che non mi sarà piaciuta e che, rivedendola tra i miei scatti, magari rivaluterò. Ciò che vi aspetta è un viaggio in qualcosa di personale!

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