Helmut Newton – MeToo

Helmut Newton – MeToo

Quando il tempo ci opprime, talvolta è un secondo a salvarci. E’ il miracolo dell’attimo: essere, vedere o scattare una foto. La foto è lì, si raccoglie come un ciottolo sulla spiaggia… Oggi sappiamo che è l’attimo a salvarci…

— EDOUARD BOUBAT

Helmut Newton ha incarnato, a mio avviso, il sogno di qualsiasi eterosessuale over 40 occidentale amante della bellezza e del giocoso ballo che è LA VITA in ogni suo sfaccettatura! Non mi riferisco solo ai maschietti: l’immagine ed il discorso artistico, erotico e performativo che Newton ha fissato su lastra fotografica è stato, e continua ad essere oggi, un inarrivabile Olimpo a cui, perbenisti e non, vorrebbero aver accesso!

È il 1920 ed a Berlino, in una Germania che si appresta a combinare il più grande disastro della Storia, nasce Helmut Neustädter che diventerà poi Newton (traduzione letterale di Neustädter in inglese) nel 1946, in Australia, a conflitto ormai concluso. Ma andiamo per ordine.

All’età di 8 anni ha il suo primo contatto con il mondo dei quartieri a luci rosse, dove ha modo di vedere la famosa prostituta Red Erna, solita indossare stivali altissimi fino quasi all’inguine e la frusta.

A 12 anni, dopo aver risparmiato per lungo tempo, acquista la sua prima macchina fotografica per poter dare sfogo alla sua creatività immortalando proprio gli scorci di quei quartieri che lo attraggono così magneticamente, al punto da tralasciare completamente gli studi fino ad essere espulso dalla scuola americana che frequentava per scarso rendimento.

A 16 anni decide di iniziare un apprendistato presso la nota fotografa di moda Yva (pseudonimo di Else Ernestine Nauländer) nel 1936 diventò apprendista della fotografa berlinese Yva (Else Simon), specializzata in moda, ritratti e nudi, successivamente deportata e uccisa dai nazisti ad Auschwitz.

Poco dopo, a causa delle leggi razziali, viste le sue origini ebraiche, è costretto ad abbandonare la Germania iniziando così un percorso che lo porterà prima a Singapore dove conosce una ricca signora belga di cui diventa amante e con lei inizia un lungo viaggio attraverso le colonie inglesi fino ad approdare in Australia nel 1940.

Dopo una piccola parentesi di prigionia, in quanto cittadino tedesco, decide di arruolarsi nell’esercito australiano per combattere al fronte e ci rimarrà fino al 1945 ottenendo la cittadinanza australiana nel 1946. Qui conosce e sposa l’attrice e modella australiana June Brunell che come lui coltiva la passione della fotografia e che decide di adottare lo pseudonimo di Alice Springs, proprio come il nome della città.

Con il nuovo nome, più facile e intuitivo da pronunciare e capire, Newton decide di aprire a Melbourne un negozio di fotografia arrivando ben presto a pubblicare diverse sue fotografie su riviste del calibro di Playboy, specializzandosi però sempre di più nel settore della moda. Dall’Australia a Parigi per perfezionare la sua professione di fotografo di moda, acquistando ben presto fama e notorietà cominciando collaborazioni con le più importanti testate di settore come Vogue, Harper’s Bazaar, Max, GQ, Vanity Fair, Marie Claire.

Newton ha sempre dichiarato di sentirsi femminista ed assolutamente contrario a tutte le disparità di genere avendo ritratto le donne sempre come parti attive della scena e molto spesso in una posizione di dominio. Ha esplicitamente dichiarato di non essere attratto dall’interiorità dei personaggi fotografati, ma dalla loro esteriorità, dal corpo, dall’espressione del viso e dal rapporto con lo spazio nel quale vengono ripresi.

A lanciare uno sguardo alternativo sulla facile figura del “Newton misogino” è VOGUE, rivista di cui mi fregio di essere abbonato da anni, e dalla quale arriva quest’appunto qunatomeno interessante:

Con Newton la donna raramente è una vittima. Anche se nuda, è lei che decide, non perde mai la propria dignità. Sta dritta, sorride raramente, quasi mai. Percepiamo anche che porta avanti una storia. Non è più una modella. O meglio: Newton fa indossare alle donne che fotografa gli stereotipi degli uomini, restituendogli lo specchio del loro machismo. In questo è un rivoluzionario.

Neoclassico e punk allo stesso tempo, Newton ritraeva corpi statuari, scolpiti dal gioco di luci e ombre, nudi o vestiti, in una gamma di contesti che andava dai paesaggi desolati alle ville di Hollywood. Lavorava anche a colori, ma le sue immagini più famose sono quelle in bianco e nero. Una costante dei lavori di Newton è la luce intensa, naturale o artificiale.

Spesso lavoro a mezzogiorno, persino nel deserto, perché adoro la luce accecante, tanto per la fotografia di moda quanto per i ritratti o i nudi. Nel caso dei nudi, la luce forte fa risaltare i muscoli

Helmut Newton

La sua incredibile ascesa come icona del mondo della fotografia, seppur molto discussa dalla critica, si lega in maniera indissolubile alla forza dei suoi scatti intrisi di erotismo e sensualità sconfinando spesso nel sadomasochismo e fetish. Su di lui si scagliano i movimenti femministi additandolo come misogino e responsabile di aver condotto l’immagine ed il ruolo della donna a pura merce del mercato dell’erotismo e talvolta addirittura del porno.

L’onnipresenza nelle sue foto di tacchi vertiginosi, pellicce, una vera ossessione. La biancheria di seta, le calze trasparenti: tutti accessori dal carattere fetish, simboli dell’atto sessuale. Possono servire a evocarlo, così da svolgere un’azione eccitante prima e durante l’atto, o fungere da surrogato, rimpiazzandolo. Quando l’atto sessuale si sublima in un oggetto, diventa eterno, affrancandosi dalla corruzione della carne. L’accostamento di accessori fetish ai corpi semiscoperti di donne mature, equivale a mettere in scena il contrasto tra l’incorruttibilità dei primi e la corruttibilità dei secondi. Prima che foto di moda, sono dei memento mori.

Sono come tante altre persone, mi siedo sulla spiaggia o sulla terrazza di un caffè, guardo la gente – soprattutto le donne – e mi invento delle storie. È un buon modo per passare una mezz’ora

Helmut Newton

Al giorno d’oggi la fotografia di Newton non sembra piu’ cosi’ trasgressiva, in parte perche’ sono cambiati i tempi, in parte anche grazie proprio al suo contributo. Quello che una volta era considerato politicamente scorretto adesso e’ “porno-chic”. E’ stato copiato ed emulato cosi’ tante volte che i fotografi contemporanei di successo cercano di evitarlo in tutti i modi.

Bisogna sempre essere all’altezza della propria cattiva reputazione

Helmut Newton

Helmut Newton aveva capito che più le sue opere erano ambigue, più riuscivano a disorientare l’osservatore, più sarebbero rimaste nella sua memoria. Ha sempre sfidato le convenzioni e lo sguardo dell’osservatore, talvolta prendendolo in giro, ma sempre con stile ed eleganza.

Nonostante sia stata spesso oscurata dai contenuti, la sua tecnica fotografica e’ sopraffina: luci e composizione sono praticamente impeccabili.

Newton non aveva bisogno di luoghi suggestivi: era lui che sapeva rendere qualunque luogo suggestivo. Lo spiega con un esempio lampante il direttore e curatore della Helmut Newton Foundation, Matthias Harder: “Uno dei set fotografici preferiti era il garage del suo condominio a Monaco, con modelle e auto parcheggiate disposte a formare un dialogo visivo. Newton era in grado di trasformare luoghi banali in palcoscenici teatrali dai forti contrasti o particolarmente minimalisti per i suoi scenari assolutamente non convenzionali. La vita esclusiva ed eccentrica del bel mondo e del jet set, piena di dissolutezze erotiche e gastronomiche, è un tema ricorrente nella sua fotografia”.

Ora che, sotto l’impulso del movimento #MeToo, il dibattito sul femminismo si è radicalizzato, qualunque museo, ovunque sia, deve avere molto coraggio per assumersi il rischio di dedicargli spazio. Poco importa che non sia stato oggetto di denunce quando era vivo. Poco importa che abbia lavorato con Kate Moss, Karen Mulder, Monica Bellucci, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Naomi Campbell o Iman. Poco importa il sentimento generale, come ricorda Violeta Sanchez, la sua musa: «Ogni modella sognava di posare per Helmut. E io ho avuto il privilegio di lavorare con lui vent’anni». Poco importa, perché quando era vivo, non era l’uomo a essere sotto tiro, ma la sua opera.

Scrive, sempre su VOGUE, Angelo Flaccavento: “La salute pubblica è il parametro unico della riscrittura delle regole, e chissà che gli inchiappettamenti dei vasi greci non cadano sotto lo strale, perché l’età del consenso vi appare bassa alquanto e culi e paideia fanno una strana coppia. E giù roghi mediatici, peggio della caccia alle streghe. Abbiamo un bel lamentarci che non si producono più le immagini potenti di una volta, ma escludendo che il talento non si concentri in egual modo in tutti i decenni, cosa è rimasto da fare a un fotografo, ma anche a uno scrittore, per potersi esprimere? Ben poco.”

Helut Newton muore il 23 Gennaio 2004, a 84 anni, in seguito a un incidente stradale – avvenuto a West Hollywood quando il suo SUV Cadillac SRX. Si schianta su un muro del famoso Chateau Marmont (hotel sul Sunset Boulevard che era stato per anni la sua residenza quando abitava nella California del Sud) – al Cedars-Sinai Medical Center, lasciando in eredità al mondo della moda e della fotografia tutta uno sguardo nuovo, irriverente, inimitabile. Le sue spoglie sono state poste a Berlino nell’area ebraica del Cimitero di Friedenau e la sua tomba è collocata a qualche metro da quella di Marlene Dietrich.



FONTI

https://www.imagery.academy/blog/helmut-newton

https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/arte/a45205923/mostra-foto-helmut-newton

https://www.harpersbazaar.com/it/cultura/a38371992/helmut-newton-foto

https://www.grandi-fotografi.com/helmut-newton

https://www.universofoto.it/helmut-newton-grandi-fotografi-contemporanei/

https://www.iguzzini.com/it/lighthinking-fotografia/cent-anni-di-helmut-newton

https://www.elledecor.com/it/arte/a38789014/helmut-newton-il-fotografo-tedesco-che-ha-sconvolto-le-regole-del-buon-gusto

https://www.vogue.it/moda/article/ossessioni-helmut-newton

https://www.vogue.it/moda/article/contro-il-perbenismo-angelo-flaccavento-helmut-newton

https://www.vogue.it/moda/article/helmut-newton-lo-specchio-del-macho

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