A Ulassai, alla Stazione dell’Arte, “La frana” è il titolo dell’open call che il museo rivolge a tutti nell’ambito della mostra “Sii albero“, a cura di Davide Mariani e Stefano Boeri Architetti.
La mostra “Sii albero”, rinviata a fine ottobre a data da destinarsi a causa dell’emergenza sanitaria (Davide Mariani ci aveva raccontato la situazione nell’articolo che potete trovare qui), inizierà comunque a pendere vita attraverso apre una call rivolta a tutte e tutti, organizzata dalla Fondazione Stazione dell’Arte, «con l’intento di raccontare e condividere online, attraverso un’immagine, un testo, un video, ecc., la propria interpretazione del concetto di “frana”», ha spiegato l’istituzione.
«L’iniziativa della Fondazione si sviluppa nell’ambito del progetto espositivo “Sii albero”, che ripercorrerà, per la prima volta in Sardegna, il lavoro e la filosofia dell’architetto Stefano Boeri in dialogo con le opere e la poetica di Maria Lai.
Al centro della call un processo artistico che diventa un momento di riflessione condivisa», ha proseguito il museo.
Perché il titolo “La frana”
«Oggi, nel 2020, il mondo continua ad essere minacciato da frane: dai cambiamenti climatici alle catastrofi ambientali, dai rischi per le biodiversità alle grandi migrazioni, dalle disuguaglianze crescenti alle povertà dilaganti, dall’esclusione sociale allo spopolamento di interi territori, fino all’ultima pandemia ancora in corso.
Si tratta di problemi e criticità che richiedono soluzioni urgenti e, al contempo, pongono le comunità di fronte a grandi interrogativi. Qualsiasi risposta non può che maturare da un impegno collettivo, in cui l’apporto di ciascuno riveste un ruolo fondamentale», ha raccontato il museo.
«Durante il primo lockdown le iniziative online della Stazione dell’Arte – ha dichiarato Davide Mariani, Direttore del museo – si sono incentrate su attività volte principalmente a intrattenere e sensibilizzare il pubblico, soprattutto grazie al format #ProssimaFermata e alla mostra virtuale “Lente sul mondo“. Ora crediamo che i tempi siano maturi per invitare i visitatori ad essere maggiormente partecipi e soprattutto creativi. Il progetto “La frana” – ha continuato Mariani – assegna agli utenti il ruolo di “audience as artists”, chiamandoli ad essere co-creatori di contenuti, incentivandoli a sviluppare una propria riflessione e a esprimerla in maniera originale».
Come partecipare
«Nel solco della filosofia tanto di Maria Lai quanto di Stefano Boeri Architetti, i quali hanno fatto della condivisione e della partecipazione una componente essenziale del loro operare, la Fondazione Stazione dell’Arte lancia un invito alle persone perché raccontino la propria visione di frana, da pubblicare all’interno di un’apposita sezione della piattaforma multimediale www.stazionedellartexperience.com».
Le testimonianze più significative saranno, inoltre, rilanciate sui canali social del museo con l’utilizzo dell’hashtag #LaFrana.
«A partire dal 20 novembre 2020 fino a metà gennaio chi vorrà partecipare potrà farlo inviando all’indirizzo info@stazionedellartexperience.com il proprio contributo (un’immagine, un testo inedito di max 4.000 battute, una frase, una poesia, un disegno, una canzone, un video e qualsiasi altra forma di comunicazione utile a veicolare il messaggio), specificando il titolo e il nome dell’autore».
«L’insieme dei contenuti andrà dunque a costituire un racconto corale e una riflessione composita sulle frane che caratterizzano la nostra epoca, una sorta di archivio della memoria, un patrimonio comune di idee, pensieri e punti di vista, da cui ripartire per ricucire le varie fratture del mondo», ha precisato il museo.
Potrete trovare tutti gli aggiornamenti sulle fasi dell’open call sulla pagina dedicata nel sito della Stazione dell’Arte e sui suoi canali social, in particolare Facebook e Instagram.
Le parole di Stefano Boeri
«Abbiamo interpretato l’invito della Fondazione Stazione dell’Arte a riflettere sul concetto di frana riprendendo un lavoro che avevamo prodotto nel 2013 per San Rocco – Book of Copies (di cui in questa pagina potete trovare alcune illustrazioni, ndr), che aveva come titolo Voragini e che consiste in una serie di fotocopie basate su una sequenza di associazioni visive. La voragine non è una frana, ma può essere il risultato di una frana o può comunque essere la sua condizione di partenza. Si tratta di uno spazio che si apre ai nostri piedi, sulla nostra testa o al nostro fianco, ed è spesso di dimensioni immense e incontrollabili per l’attività umana. Allo stesso tempo può anche essere la rappresentazione di una dimensione psicologica o sociologica.
Ci piace pensare che questo concetto visto oggi in una fase di grande fragilità della specie umana possa anche diventare una questione di grande attualità: abbiamo di fronte a noi un enorme voragine legata all’universo sconosciuto, la dimensione di ciò che non conosciamo infatti si è enormemente ampliata, in quanto c’è un’area gigantesca di fenomeni che non sappiamo di non sapere.
Questa voragine dello sconosciuto va però affrontata senza l’ansia illuminista di un controllo razionale sulla realtà del pianeta e sui fenomeni dell’universo. Dobbiamo imparare a convivere con le voragini, imparare ad abitare le voragini e questa sequenza di immagini è un invito proprio in questa direzione», ha dichiarato Stefano Boeri.
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