Amarono l’arte. Il collezionismo italiano – I Medici a Firenze

Amarono l’arte. Il collezionismo italiano – I Medici a Firenze
Medici

Botticelli, Ritratto di Lorenzo il Magnifico (particolare Adorazione dei Magi), 1475 ca, commissione di Gaspare di Zanobi del Lama

Nella Firenze quattrocentesca dei Medici cambiò l’attitudine dei committenti verso gli artisti, che finalmente uscirono da quell’anonimato che San Tommaso d’Aquino motivava con la frase «il nome di Arte dovrebbe darsi solo a quelle arti che servono a produrre le cose necessarie della vita». È proprio alle vicende collezionistiche delle principali famiglie italiane che la rubrica Amarono l’arte si dedica.

Nella capitale del mercato finanziario dell’Europa occidentale, indiscusso ruolo primario non solo nel mecenatismo cittadino ma anche italiano, lo ebbero i Medici, famiglia fiorentina di mercanti nonché ricchissimi banchieri. Questi crearono una collezione privata, dove pittura, scultura, antichità, arte orafa, armi, libri, numismatica, strumenti scientifici e naturali ricevevano il medesimo plauso.

Nel 1402 Cosimo Pater Patriae bandì il concorso, vinto da Ghiberti, per le porte di bronzo del Battistero, dando inizio al Rinascimento. Nel 1430 fece costruire la prima dimora storica della famiglia a Palazzo Riccardi in Via Larga, dove venne posto il David di Donatello. Incoraggiò vari talenti come Fra Angelico, Filippo Lippi, Ghiberti, l’architetto Michelozzo (responsabile della realizzazione delle ville medicee di Careggi e Fiesole) e Brunelleschi. In Palazzo Riccardi suo nipote, Lorenzo il Magnifico, si circondò dei più prestigiosi intellettuali dell’epoca (tra i quali Poliziano, Ficino, Leon Battista Alberti, Pulci e Pico della Mirandola). Vi collocò una collezione di opere, molte delle quali antichità  comprate su consiglio di Donatello, che fu visitata dai più importanti uomini d’Europa.

Suo pittore prediletto fu Botticelli, ma il suo “occhio clinico” non si fece scappare nessuno degli altri grandi geni dell’epoca e nemmeno le giovani promesse che dal 1489 poterono essere educati presso la sua accademia nella villa suburbana in San Marco. Là, potevano ammirare le sculture antiche e quadri, che fisicamente non potevano entrare in Palazzo Riccardi. Esse ricevettero le cure dello scultore Bertoldo, collaboratore di Donatello, e insegnante di Lorenzo di Credi, Bugiardini, Baccio da Montelupo e di Michelangelo. Alla morte di Lorenzo nel 1492 le collezioni d’arte della famiglia erano raddoppiate.

Tra il 1494 e il 1531 i Medici furono esiliati per ben tre volte da Firenze con la conseguente dispersione di parte del loro ricchissimo patrimonio di beni, tuttavia due papi del primo Cinquecento appartenenti a questa famiglia Leone X e Clemente VII si fecero promotori dell’arte nell’Urbe.

Bronzino, Ritratto di Cosimo I, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, commissionato da Cosimo I

Nel luglio 1531 Alessandro de’ Medici abolì le istituzioni repubblicane e si conferì poteri assoluti; inoltre grazie a un diploma imperiale ricevette il titolo di Duca. Morì nella notte dell’Epifania del 1537 in una congiura ordita da un parente, Lorenzino de’ Medici. Dell’infausta situazione, approfittò un altro membro di un ramo cadetto dei Medici, Cosimo, che con il favore del Senato il 9 gennaio 1537 colmò il vuoto di potere che la morte di Alessandro aveva lasciato.

Nel 1539 il Duca Cosimo I (dal 1569, per nomina papale, primo Granduca della famiglia) spostò la residenza della famiglia a Palazzo Vecchio e poi Palazzo Pitti, unitamente alla creazione del Giardino di Boboli. Il famoso Corridoio Vasariano univa i due edifici. Commissionò la fabbrica degli uffici delle Magistrature fiorentine, già  sotto suo figlio il Granduca Francesco I de’ Medici Galleria degli Uffizi. Si circondò di letterati e artisti di fama, tra cui Giorgio Vasari che gli dedicò Le Vite, Agnolo Bronzino e Benvenuto Cellini. Grazie all’intercessione di Vasari, il 13 gennaio 1563 fondò l’Accademia e la Compagnia dell’Arte e del Disegno. Promosse alcuni scavi archeologici in Etruria. Amante della scienza, commissionò all’astronomo Ignazio Danti le carte geografiche ora conservate nella Sala delle Carte di Palazzo Vecchio. Il suo primogenito, Francesco I seguì la passione paterna, soprattutto quella scientifica, facendo realizzare a Buontalenti la Tribuna negli Uffizi, dove vi trasferì il contenuto del suo Studiolo di Palazzo Vecchio.

Il suo interesse scientifico era condiviso anche dal fratello che gli succedette nel 1582: Ferdinando I, che aveva vissuto a Roma. La sua corte fiorentina fu fastosa e culturalmente raffinata. Spostò a Palazzo Pitti le collezioni antiquarie portate da Roma e vi fece realizzare una galleria da Emilio de’ Cavalieri dove espose oggetti tecnico-artigianali. Non da ultimo, istituì l’Opificio delle pietre dure a Palazzo degli Uffizi e a Pisa cercò di dare maggiore prestigio all’università, soprattutto nell’ambito scientifico. Egli fece educare suo figlio Cosimo II, che gli succedette nel 1609, da Galileo Galilei, che nel 1610 gli dedicò il suo Sidereus Nuncius. Una volta Granduca, Cosimo II commissionò opere teatrali, giostre e tornei, la costruzione della villa di Poggio Imperiale ad Arcetri e l’ingrandimento di Palazzo Pitti. Protesse alcuni pittori come Matteo Rosselli e Chiabrera. Nel 1612 l’Accademia della Crusca pubblicò la prima edizione del suo Dizionario.

Il Baciccio, Ritratto di Leopoldo de’ Medici in abito cardinalizio, olio su tela, Palazzo Pitti

Entrambi i figli di Cosimo II, Ferdinando II, che gli succedette, e il cardinale Leopoldo furono due grandi amanti dell’arte e della scienza. Il primo sposò Vittoria, l’ultima discendente dei della Rovere di Urbino, motivo per cui sotto il suo governo giunsero a Firenze le raccolte dei duchi di Urbino, tra cui la Venere di Tiziano e il Ritratto di Giulio II della Rovere di Raffaello. Amante della scienza fu il mecenate di Galilei, Torricelli e Viviani e nel 1642 fondò inoltre l’Accademia Medicea Sperimentale che poi divenne l’Accademia del Cimento.

Tuttavia, fu Leopoldo il vero collezionista del periodo, che si procurò opere d’arte, gemme, cammei, gioielli, strumenti scientifici, libri e antichità ; infine, grazie a Filippo Baldinucci, raggruppò un primo gruppo di disegni, ora nucleo primigenio del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi. Sul collezionismo di Leopoldo è visitabile a Palazzo Pitti fino al 28 gennaio 2018 la mostra Leopoldo de’ Medici. Principe dei collezionisti.

L’ultima erede diretta della famiglia Anna Maria Luisa de’ Medici, figlia di Cosimo III, nel 1737 lasciò a Firenze la collezione di famiglia «per l’ornamento dello Stato, per l’utilità del pubblico e per attirare la curiosità  dei forestieri». L’apertura al pubblico degli Uffizi fu nel 1789 ad opera del Granduca Pietro Leopoldo della famiglia Asburgo-Lorena, che tenne il Granducato di Toscana fino all’Unità  di Italia.

Eulalia Testri per MIfacciodiCultura

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