Copenaghen, la città ideale, dove l’arte si lega (in senso metallurgico) alla vita quotidiana, dove la felicità è palpabile e la bellezza sembra quasi essere un obbligo morale verso la Vita. Tralasciando quelli che sono i parametri numerici dell’Happiness Index, in cui la Danimarca resta comunque la terza al mondo dopo Finlandia e Norvegia, la vera felicità si avverte nelle abitudini e nei modi di fare degli abitanti danesi. Non a caso la LEGO, ultimo baluardo contro il rimbecillimento infantile, è figlia di Ole Kirk Kristiansen e fu partorita durante la Grande Depressione quando divenne disoccupato. In molti dicono che Copenaghen non sia nè più nè meno che una città nordica: per me non è così! Provate ad andare da soli in un pub di sabato sera in una città nordica e ditemi in quanti si ritrovano seduti ad una tavolata di una decina di indigeni manco tanto ubriachi! A parte la birra, mediamente pessima (la Ceres è solo una favola scritta da una SpA italiana che fa capo ad una multinazionale danese, la Royal Unibrew A/S, Denmark… ma io la bevo lo stesso!), i trasporti pubblici carissimi (per noi italiani) e le biciclette che sfrecciano a velocità supersoniche con i bauli “familiari” a tutte le ore del giorno e della notte, a parte questo, non è difficile annusare la “strana” cordialità danese, ben diversa a mio avviso da quella tedesca, belga o olandese (sono i posti che conosco un pochino di più). I plaid sulle sedie dei caffè all’aperto sotto i funghi riscaldanti a gas sono il grido di un popolo che desidera ardentemente di vivere all’aperto e la natura circostante viene rispettata, ammirata, quasi consacrata alla propria esistenza. I bambini corrono, cadono, si rialzano e sorridono o al limite piangono (ma educatamente) mentre i genitori assistono a tutto ciò senza morire per la seconda volta! I vecchi parlano due lingue e salgono sui mezzi pubblici vestiti da ciclisti o da pescatori. La curiosità è tanta ma si ferma al rispetto senza mai diventare invadenza e quando nelle giornate di primavera il clima si rasserena le nuvole sfrecciano velocissime in un cielo blu cobalto come fosse un dipinto in una continua e felice metamorfosi.
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