Franco Vimercati, Un minuto – Galleria Raffaella Cortese

Franco Vimercati, Un minuto – Galleria Raffaella Cortese

Franco Vimercati è sempre stato in grado di coinvolgere lo spettatore nei suoi racconti attraverso la fotografia. Gli oggetti di vita quotidiana che Vimercati fissa con la sua Leica, siano bicchieri, brocche, bottiglie o sveglie, sebbene affondino nel nero dello sfondo, sono sempre circondati da ambienti domestici dove non è l’oggettualità a governare ma precisione ed essenzialità, realtà e concretezza. La sua fotografia densa e intensa, dimostra che l’oggetto ritratto deve essere in grado di parlare da solo raggiungendo quasi un interesse reciproco: è la fotografia a dare voce all’oggetto, così come esso è in grado di dare voce alla fotografia.

Franco Vimercati, Senza titolo (Bottiglie di acquaminerale), 1975

Il desiderio e il bisogno di ritrarre serie di oggetti identici che vengono plasmati dalla luce e dal chiaroscuro permettono a Vimercati di dimostrare come in fotografia il passare del tempo, lo scorrere veloce di un’epoca, o semplicemente la diversa posizione della luce a seconda dell’ora, siano in grado di trasmettere interpretazioni sempre diverse della stessa realtà.
Tutto quindi nella ricerca artistica di Vimercati è legato allo scorrere del tempo. Ed è proprio da questo aspetto che prende vita l’esposizione alla Galleria Raffaella Cortese, curata dall’attenta e precisa visione di Marco Scotini. Non solo il titolo “Un Minuto” ma anche la scelta di scandire la mostra nelle tre sedi così che ognuna possa ospitare un decennio, dagli anni Settanta al Duemila.
La mostra inizia al civico 7, con l’emblematica sveglia che si trova poi, in altre prospettive, ad accogliere lo spettatore negli altri due spazi. Qui, Un minuto di fotografia del 1974 può essere inteso come il manifesto del pensiero di Vimercati, il quale affermava: “Considero elemento qualificante del mio lavoro non la rappresentazione dell’oggetto, bensì la fitta trama di relazioni che si verificano tra una registrazione e l’altra: opera come teatro di esperienza”. Nella serie di 13 foto Vimercati posiziona una accanto all’altra l’immagine del quadrante fisso sulle 2:46. A trascorrere, però, sono i secondi, testimoni del dispiegarsi del tempo, del cambiamento che in una frazione di secondo avviene in noi e nel mondo che ci circonda. Accanto, la serie delle 36 fotografie in bianco e nero che ritraggono 36 bottiglie di acqua Levissima. 36 in particolare come la capacità del rullino Kodak dove la diversità tra un oggetto e l’altro si ritrova nella posizione delle etichette, nel gioco di luci e ombre, nel livello dell’acqua. Una bottiglia in particolare viene inondata da una sorta di romanticismo, scorgendo sulla sua superficie il riflesso della silhouette di Franco nell’atto di scattare.

Franco Vimercati Vaso (o Le Temps retrouvé), 1982

A seguire, il punto di vista cambia spostandosi verso il basso, per ritrarre alcune piastrelle di una stanza della sua abitazione e listelli di parquet del suo studio, sottolineando la visione quotidiana e intima della vita. Approdando agli anni Ottanta, ci spostiamo in Via Stradella 4: ad accoglierci sempre una sveglia, questa volta isolata. In questi anni la ricerca artistica si muove verso serie di brocche, vasi e zuppiere. Franco sperimenta non solo nuove possibilità espressive dell’inquadratura ma anche differenti formati di stampa e, per la prima volta, l’utilizzo della sfocatura. La curatela di Marco Scotini in questo spazio ci regala una meravigliosa installazione di 11 fotografie della serie Senza Titolo (brocca) che assume centralità nello spazio, scandendosi tra luci e ombre e nell’alternanza di formati fotografici rettangolari, quadrati o circolari. L’esposizione termina, nella terza sede, con gli anni Novanta e Duemila dove viene ricordata, attraverso una proiezione sul muro, quella che fu la mostra inaugurale di Raffaella Cortese: una mostra retrospettiva sull’opera di Vimercati nel 1995. Partendo quindi da una fotografia originale, sulla parete vengono perpetuate ripetizioni dell’opera andando a creare uno spazio altro e trasportando lo spettatore indietro di venticinque anni, in una continuità di dialogo tra passato e presente. In questo ultimo spazio si ritrovano i diversi oggetti incontrati lungo la mostra, alcuni capovolti, alcuni sfocati, proprio a riconfermare una visione attenta, meditativa e fondamentale per il nostro tempo. Abituati giornalmente a condividere foto e visioni del mondo momentanee e sfuggevoli, Vimercati ci insegna a percepire il mondo ancora con romanticismo, cura e concentrazione rispettando la nostra individualità. Ci invita quindi a un ritorno a noi stessi, imparando a non disperdere alcun frammento di tempo.

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