Gian Lorenzo Bernini: «Che sia colore, spirito e vita»

Gian Lorenzo Bernini: «Che sia colore, spirito e vita»

Colore, spirito e vita,: queste le qualità che devono essere generate dall’artista mediante un freddo blocco di marmo, secondo la filosofia dell’uomo che andremo ad omaggiare oggi. Il 7 dicembre è un dovere ed è un piacere ricordare la nascita di uno dei più grandi artisti italiani: Gian Lorenzo Bernini.

Nato a Napoli nel 1598, il Bernini fu un uomo poliedrico, si affacciò infatti a mondi artistici tra loro diversi come la pittura, l’architettura e la scultura. Fu quest’ultima però che lo rese immortale e tra le sue opere più significative, per esempio, spiccano alcune fontane monumentali di Roma: la Fontana delle Api, la Fontana del Moro, la Fontana dei Quattro Fiumi, la Fontana del Tritone. Il Bernini è quindi considerato il massimo esponente del filone Barocco in Italia, ma la sua grandezza non ebbe limiti geografici, infatti le sue le sue opere e le sue brillanti tecniche divennero spunto per gran parte degli artisti europei. Idee brillanti seguite però da un enorme talento, formatosi nell’ambito artistico romano, sotto lo sguardo vigile del padre Pietro, il quale riconobbe e cercò di valorizzare al massimo il precoce dono del figlio, insegnandogli i primi rudimenti della scultura già in giovane età.

bernini-colonnatoUn altro personaggio fondamentale nella crescita del giovane artista fu l’architetto Flaminio Ponzio, il quale gli fece conoscere l’importanza di un lavoro collettivo, dove fondere architettura, pittura e scultura sotto un progetto unitario e grazie alla sua abilità in questa tecnica “mista”. nel 1618 il Bernini fu notato da Scipione Borghese, il quale dopo avergli affidato l’esecuzione di un piccolo busto raffigurante lo zio Paolo V, decise di commissionargli alcune opere dal 1618 sino al 1625. Di questo periodo sono infatti il Ratto di Prosperina, il  David, l’Apollo e Dafne ed Enea, Anchise e Ascanio, tutte creazioni che andarono ad ornare la lussuosa villa di Scipione Borghese. Oltre a queste sculture di grandi dimensioni, il Bernini si occupò di mezzi busti come quello raffigurante la Medusa, opera, di una struggente bellezza. La Medusa infatti non si presenta come una figura rabbiosa come nel dipinto del Caravaggio, ma col volto tenero, triste, malinconico, il volto di una persona che ha appena visto se stessa e preso coscienza della sua situazione mediante uno specchio: il Bernini rappresenta emozioni.

Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini sulle 50 mila lire

Col susseguirsi degli anni e lavorando per Papa Urbano VIII, Gian Lorenzo Bernini iniziò a dedicarsi all’architettura e alla pittura, oltre che alla scultura. Il 5 febbraio 1629 assunse la direzione dei lavori di San Pietro. La basilica fu teatro di grandiosi interventi berniniani: il sepolcro di Urbano VIII, la statua del San Longino e il monumentale baldacchino di San Pietro, al quale l’artista lavorava già dal 1624 e alla cui realizzazione partecipò anche l’architetto-assistente Francesco Borromini. Gran parte dell’affascinante bellezza di Roma è proprio dovuta alla leggendaria rivalità tra questi due eccezionali artisti sempre spinti a superarsi l’un l’altro.

Nel 1680 la salute di Bernini si aggravò a causa di una paralisi al braccio destro: la sua infermità lo condurrà alla morte il 28 novembre 1680.

bernini_proserpinaRaramente si può parlare di un artista così immenso in poche righe di articolo, ma penso sia doveroso fermarsi ed analizzare una delle opere più significative ed emozionanti del Bernini, il Ratto di Prosperina. Il soggetto è legato al tema delle stagioni ed è tratto da un passo molto importante delle Metamorfosi di Ovidio, i cui protagonisti sono la bellissima Prosperina e Plutone, dio degli Inferi, il quale dopo averla vista, se ne invaghi scein un lampo e la rapisce mentre la fanciulla è intenta a raccogliere dei fiori. La madre di lei, Cerere (dea della fertilità), per il dolore, abbanda i campi, causando una gravissima carestia. Giove, quindi, interviene trovando un accordo tra Plutone e Cerere: Proserpina avrebbe trascorso sei mesi con la madre favorendo l’abbondanza dei raccolti, mentre per i restanti mesi dell’anno, quelli invernali, sarebbe rimasta con Plutone nell’Ade.
L’opera del Bernini, leggibile da tutte le visuali siccome ciascun punto di vista è in grado di continuare la narrazione della scultura, illustra il momento esatto in cui Plutone, rappresentato con corona, barba e scettro mentre il cerbero controlla che non lo veda nessuno, avvolge la ragazza la quale cerca di allontanarsi, dimenandosi, dalla presa. Proprio questa presa ci permette di notare la grandezza del Bernini: le mani, le dita del dio penetrano la pelle della fanciulla, creano ombre che mostrano il movimento nello spessore della tenerezza della carne. L’artista ci mostra avidità, tensione, passione e violenza in contrasto con la bellezza eterea e fanciullesca della carne di Prosperina.
Un altro elemento fondamentale è lo sguardo, creato mediante il gioco di ombre: lo sguardo del dio risulta avido e terribile mentre gli occhi della ragazza appaiono bagnati di lacrime, disperati sia per la paura dell’oscurità degli inferi sia per la presa di coscienza di quello che accadrà.

dettaglioOltre alla bellezza dell’opera e alla genialità dei movimenti, dei punti di vista e della tensione erotica espressa, questa scultura mi ha sempre ricordato il tema della saudade: un sentimento di ricordo nostalgico, di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo, una vana speranza per un futuro, una “malinconia per qualcosa che non si è vissuto”. Prosperina mi trasmette questo, Prosperina riconosce che perderà tutto ciò che aveva, dagli affetti alla spensieratezza dei fiori che stava cogliendo, e se tutto ciò è possibile, se queste emozioni vengono espresse in maniera così diretta mediante un blocco di marmo, è solo merito del tuo genio maestro Gian Lorenzo Bernini.

Gianmaria Turco per MIfacciodiCultura

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