Nella vita la sfida è «normalmente» quella di riuscire bene almeno in una cosa. In base alle inclinazioni, alle opportunità, alle persone che si incontrano. Come? Mettendoci passione, talento, curiosità e quel bel po’ di determinazione che se non c’è tocca inventarsela.
Per Jane Fonda – nata il 21 dicembre 1937, e dunque nel 2020 83 anni e un costante entusiasmo da adolescente progressista – la sfida – stravinta – è stata ed è quella di essere tante cose insieme. Attrice (vincitrice di due premi Oscar come miglior attrice protagonista), produttrice televisiva, sex symbol, pacifista, femminista, guru del fitness e attivista.
Quel corpo esile, sfinato da anni di aerobica («sudavo per bruciare kilocalorie, combattevo così la bulimia», disturbo che l’ha accompagnata per anni, causa di un padre – gigante hollywoodiano – ossessionato dalla magrezza) e quel viso, su cui non ha mai fatto mistero di aver abusato di bisturi e chirurgia estetica oggi sono il manifesto liberato dalla ricerca di perfezione.
La signora Jane è un’icona per generazioni intere. Lo è per il suo attivismo, che ha origine con le proteste contro la guerra in Vietnam, la difesa dei Nativi americani, il suo arresto sotto l’amministrazione Nixon fino ad arrivare alle manette simbolo del 2019, quando nei Fire Drill Fridays a Washington davanti al Campidoglio si faceva trovare pronta a metterci la faccia e a farsi ammanettare. Lei e il suo cappotto rosso.
«La disobbedienza civile è il solo modo per far cambiare le cose», ribadisce nell’intervista a Fabio Fazio a Che tempo che fa poco prima di incontrare, emozionata, Greta Thunberg.
In quell’incontro generazionale e culturale sta l’unicità del personaggio. La saggezza che desidera essere contaminata da una gioventù guerriera. Ritrovando nuova linfa. Perché ambientalista lo è stata da sempre, ma ad un certo punto Greta l’ha «risvegliata», ispirandola. E così ha iniziato a usare la sua «piattaforma di popolarità», uscendo dalla comfort zone e diventando un simbolo trasversale a difesa del pianeta. Anche per questo, con un’ironia con gli anni è sempre più presente – riconosce anche lei – sbarca sul social degli under 25 con un «Hello Tik Tok, I’m bringing back the Jane Fonda Workout to fight the climate crisis». Ed eccola nella sua lussuosa casa, con tappetino a terra e via con gli esercizi “Up and down”. E poi cappotto rosso, tuta da ginnastica e video call con giovani attivisti.
Che gli auguri per queste 83 candeline – che non saranno in carcere come per gli 82 dove il suono di Happy birthday to you filtrava nella cella – arriveranno da tanti e di tutte le età. Chi l’ha conosciuta su Tik Tok, chi per i Fire Drill Fridays, chi su Netflix con Grace&Frankie, chi l’ha sognata in Barbarella o in Una squillo per l’ispettore Klute, chi si è commosso nel vederla ricevere il Leone alla Carriera al Festival di Venezia insieme all’adorato partner artistico di A piedi nudi nel parco, Robert Redford (per chi non l’ ha mai visto, recuperatelo, e ritroverete il senso della commedia), chi l’ha ascoltata prendere il microfono e coinvolgere migliaia di persone e marciare con loro. Con noi.
Happy birthday, Jane.
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