#LaStradaGiusta: 48 donne per scrivere una nuova geografia

#LaStradaGiusta: 48 donne per scrivere una nuova geografia

ILARIA CAPUA
virologa
«Nella mia vita per farmi strada è servita soprattutto la forza interiore, che poi si manifesta in tanti modi: con la creativitИ, con la determinazione, con la pazienza. E con la resilienza, una parola che oggi non si può più dire e che sta a indicare la capacità di rialzarsi e rimettersi in gioco. Ma giocando in maniera diversa. 
Se devo pensare a una donna che è stata un esempio, questa è senz’altro Lady Mary Wortley Montagu (1689-1762). Era una scrittrice e una poetessa, ma è stata anche la prima a credere nell’efficacia della variolizzazione come metodo per prevenire il vaiolo: in altre parole è stata l’antesignana della vaccinazione.
Sono molte le donne di scienza che lavorano nel silenzio e nell’indifferenza generale: operatrici sanitarie, ricercatrici, tecniche di laboratorio, infermiere, fisiche, donne di chimica e di medicina, veterinarie, matematiche. Esiste il monumento al “milite ignoto”: a me piacerebbe dedicare una piazza alla “ricercatrice ignota” perchО spesso le ricercatrici non riescono ad avere tutta la luce che meritano e fanno il doppio della fatica».

MILENA GABANELLI
giornalista
«Il lavoro è neutro, quello che conta è che sia fatto bene. Se il criterio di reclutamento fosse meritocratico, non staremmo a porci il problema delle quote (l’idea di essere una quota rosa mi fa orrore), per la semplice ragione che ci sono più donne che uomini, e inoltre le donne laureate sono più numerose. Invece per fare carriera devi soprattutto costruire relazioni: non sei valutato per i risultati, ma per le conoscenze che hai inanellato. Una donna di solito, dopo 8 ore di lavoro, preferisce giustamente dedicare tempo ai figli, e non saltare da una cena all’altra. Io credo di essere riuscita ad affermarmi perchè ho rischiato da libera professionista.
L’unica volta che sono stata “inquadrata” mi sono dimessa 10 mesi dopo per l’impossibilità a svolgere il lavoro per cui ero stata assunta. Nel mio campo non ho mai visto uomini agevolati in quanto tali, mentre le “belle gnocche” sì… per il resto è questione di sistema: o sei dentro, o sei fuori. Le vie vengono dedicate a persone che hanno fatto grandi cose, perchè dedicargliele da morte? 
Liliana Segre merita di vedere da viva questo riconoscimento».

EMMA BONINO
senatrice
«Ho sempre dovuto e voluto studiare. Ma è servita anche la passione per emergere, e soprattutto la consapevolezza che nulla si ottiene subito. In Italia, per una svolta femminista, serve una rivoluzione culturale che coinvolga gli uomini. E soprattutto che le donne facciano l’ennesimo sforzo per farsi sentire e apprezzare di più. Non sono mai stata una fan delle quote rosa, ma forse sarebbe utile dedicare piazze o strade a tutte le Donne d’Italia. Per me un esempio è stata certamente Simone Veil, autrice della legge contro l’aborto clandestino in Francia nel 1974, seppur ministro di un governo di “destra” e poi prima presidente del Parlamento europeo. Non un’eroina, ma una donna colta e determinata»

MARINA CUOLLO
scrittrice, attivista, speaker radiofonica
«Quello che leggiamo, quello che guardiamo sullo schermo, ci influenza da sempre. Le storie hanno un grande impatto sulla nostra vita, ma spesso quello che ci viene raccontato passa solo attraverso lo sguardo di alcune persone. L’incontro con il femminismo è stato fondamentale per emergere e liberarmi dai condizionamenti indotti dalla società, ma per creare una nuova geografia femminile è necessario che gli spazi si moltiplichino per non lasciare nessuna indietro: donne con disabilità, donne non bianche, donne grasse, donne LGBTQ+. Perché se non possiamo riconoscerci in quello che leggiamo e guardiamo vivremo sempre la sensazione inconscia che le nostre vite non siano degne di essere raccontate. È tempo di cambiare narrazione, è tempo di raccontare la nostra storia. Mi piacerebbe che venisse dedicata una via a Nora Ephron».

ALBA ROHRWACHER
attrice
«La fortuna del mio lavoro è avere la possibilità di incarnare più donne. E questa figura molteplice che mi abita, che ho la fortuna di ospitare, contiene la complessità della femminilità. Essere una donna significa portare nel sangue una storia di discriminazione e violenze, ma anche di ribellione, di coraggio e di strabordante felicità, e doverci fare i conti ogni giorno. Per dare più spazio alle donne, in futuro, c’è una sola regola da applicare: uguaglianza! Uguaglianza! Uguaglianza! Dedicherei una via ad Agnès Varda, regista, sceneggiatrice e grandissima artista, una rivoluzionaria acuta e fantasiosa. Io vorrei vivere in via Varda!».

ALESSANDRA PRAMPOLINI
direttore generale WWF Italia
«Per una geografia femminile dell’ambientalismo ci vuole un cambio di prospettiva sui temi dello sviluppo e del benessere per 
riconoscere l’importanza del rapporto con la natura e mettere in evidenza la capacità delle donne di mettere in pratica tale visione. Dedicherei una via a Dian Fossey, portatrice di due tratti comuni a tante donne in questo ambito: la passione per le scelte e la testardaggine per portarle avanti».

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