Topazia Alliata e l’intraprendenza di una donna libera
Principessa per nascita, artista per scelta, in poche parole, Topazia Alliata di Salaparuta (Palermo, 5 settembre 1913 – Roma, 23 novembre 2015).
La sua appartenenza a una famiglia della nobiltà siciliana, che porta avanti una tradizione culturale di primo piano, ma anche la sua indipendenza, emancipazione e autodeterminazione è ciò che emerge dalla retrospettiva Topazia Alliata. Una vita per l’arte. Nella mostra che si tiene a Palermo presso il Palazzo Sant’Elia curata da Anna Maria Ruta, non c’è solo il frutto del lavoro di una vita della nobildonna palermitana, infatti è possibile osservare anche dipinti, video, fotografie e testi di persone a lei vicine, legate da vincoli di parentela o da profonda amicizia. Lungo il percorso si ammirano le opere delle zie Amalia e Felicita Alliata, così come quelle di Quintino di Napoli – i cui suggestivi lavori di sabbia su tela offrono allo spettatore un ventaglio cromatico unico e irripetibile. Inoltre, in mostra troviamo anche i maestri del periodo accademico, tra i quali: Pippo Rizzo, Ettore De Maria Bergler, Mario Mirabella e Archimede Campini. Uno spazio è dedicato infine ai colleghi del Corso di nudo e all’uomo con il quale condivideva una sincera amicizia: Renato Guttuso. Dell’artista bagherese, particolare enfasi è suscitata dal Ritratto di Topazia Alliata, un olio su tavola del 1931-32 appartenente alla collezione Eredi Topazia Alliata di Roma.
In mostra trovano dunque spazio anche gli artisti del periodo della Galleria di Trastevere a Roma, da Topazia curata e avviata. In questo periodo, le scelte e le modalità stilistiche sono diverse rispetto agli anni giovanili, da imprenditrice però, non abbandonò mai il gusto della novità, del moderno, diventando punto di riferimento della vita artistica capitolina. In tale direzione vanno viste le opere di Pupino Samonà, di Corrado Cagli e l’amico Emilio Villa per l’occasione esposte a Palermo.
Dalla produzione artistica proveniente da diversi musei, fondazioni, gallerie, istituzioni e collezionisti privati, quello che più emerge è il ritratto di una donna impegnata nel mantenere alto il vessillo della Cultura. Sposata con uno dei più importanti antropologi del Novecento, Fosco Maraini – dal quale ebbe tre figli: Dacia, la futura scrittrice, Yuki e Toni – Topazia incarna l’eclettismo nella sua accezione più articolata. Donna coraggiosa e dotata di spirito imprenditoriale, artista a 360° e amante delle sfide, ha condotto una vita all’insegna della libertà, conclusasi alla veneranda età di 102 anni, nel 2015.
Portare un cognome ingombrante come il suo, potrebbe schiacciare chiunque per le pressioni e le aspettative nutrite nell’ambito di un percorso nobiliare, come viene testimoniato dalle opere delle zie, che possedevano uno studio di pittura e scultura, esposte in questa mostra. Topazia con la sua determinazione e risolutezza si può di fatto definire un’eroina della sua epoca, indipendente e capace di scardinare le convenzioni e di cavalcare i moti del cuore. Lo fece talmente tanto che come ella stessa afferma: «Seguii Fosco fino alla fine del mondo», parlando del suo periodo giapponese, culminato con la prigionia della sua famiglia in un campo di concentramento durante il secondo conflitto bellico. Di lei suo marito disse: «Di Topazia non dimenticherò mai il fermo coraggio col quale si tenne alla strada prescelta, nel settembre del 1943, anche di fronte alla miseria, alle umiliazioni, alla fame, ai pericoli d’una lunga prigionia».
La sua avanguardia è tradotta in idee artistiche che affascinano lo spettatore, proiettandolo in un astrattismo lirico, poetico ma nel medesimo istante reale. Gli scorci della dimora familiare, Villa Valguernera – che per estensione nel Meridione è seconda solo alla Reggia di Caserta – i balconi, le case e gli autoritratti, dimostrano una precisa visione della vita, che si traduce nell’uso quasi spirituale del colore.
opazia Alliata. Una vita per l’arte è la prima retrospettiva nella città che le ha donato i natali è dunque un emozionante viaggio all’insegna della scoperta, quella che ha mosso Topazia, spinta da un’innata curiosità. Le opere in esposizione della sua nobile famiglia, sembrano suggerire che sì, lei era di estrazione aristocratica, ma gli agi, la sicurezza economica e il suo status, furono barattati con la natura sperimentale di cui la Donna era pregna. Nella pittura, in amore, nell’attività imprenditoriale a guida della Vini Corvo, sino alla Galleria romana, c’è tutta l’essenza dell’artista, come se tutto il suo mondo fosse un’estensione della sua vivace personalità.
Dario Cataldo per MIfacciodiCultura
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