Il Museo Guggenheim Bilbao presenta l’allestimento di una spettacolare opera di Lucio Fontana nel suo Atrio, che i visitatori del Museo potranno ammirare per i prossimi tre anni. La Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, concepita dal grande artista italo-argentino nel 1951, è un’opera che può essere considerata allo stesso tempo un disegno, una scultura, un’opera di design luminoso e un tratto espressivo congelato nell’aria, e il privilegio di esibirla è il risultato dell’eccezionale collaborazione tra la Fondazione Lucio Fontana di Milano e il Museo Guggenheim Bilbao.
La complessità di quest’opera, che nel 2019 ha fatto parte dell’esposizione Lucio Fontana. En el umbral, trova un interlocutore d’eccezione nell’edificio progettato da Frank Gehry, i cui schizzi scarabocchiati su carta ricordano gli arabeschi spaziali di Fontana. Per la sua luminosità e dimensioni, l’imponente neon inganna la prospettiva e la distanza, regalando a chi l’osserva un’esperienza intensificata dell’architettura, percepibile sia dall’interno che dall’esterno del Museo.
Nel corso della sua carriera, Lucio Fontana (Rosario, Argentina, 1899 – Varese, Italia, 1968) fece dello spazio un tema di ricerca e meditazione costante, che affrontò in svariati contesti e usando materiali molto diversi. Dopo aver posto le basi del movimento spazialista e il suo ritorno in Italia nel 1947, Fontana intraprese progressivamente il cammino dell’astrazione e della sperimentazione radicali. Pioniere nell’uso del vuoto come generatore dell’opera d’arte e suo componente distintivo, Fontana fu una figura chiave per lo sviluppo di numerosi gruppi d’avanguardia — tra essi, il gruppo internazionale Zero —, nonché un punto di riferimento per notevoli artisti di generazioni successive, come Yves Klein, Jorge Oteiza e Jesús Rafael Soto. Nonostante sia noto in tutto il mondo per le sue folgoranti tele monocrome, tagliate e bucate, Fontana si ritenne sempre uno scultore e affrontò ogni opera come un’esperienza completa di colore e gesto, tempo, profondità, volume, materiale e luce.
Con le parole del presidente della Fondazione Lucio Fontana, Paolo Laurini, “il neon creato per la IX Triennale di Milano del 1951 può essere senz’altro considerato una delle opere più rappresentative e iconiche di Lucio Fontana, esempio assoluto della sua dirompente creatività”. Per Laurini, la presentazione di quest’opera nell’Atrio del Museo Guggenheim Bilbao è eccezionale perché “l’artista ha sempre avuto un rapporto speciale con gli architetti, che sentiva particolarmente vicini alla sua sensibilità spaziale. La grande naturalezza con cui l’installazione di Bilbao dialoga con l’affascinante struttura dell’architetto Gehry — offrendo visioni e prospettive suggestive ed inedite — ci fa pensare ad un’ideale continuazione di questo rapporto”.
La Struttura al neon per la IX Triennale di Milano è una delle espressioni più risolute della concomitanza tra arte e tecnologia nel XX secolo. Eseguita con un materiale sorprendente per i criteri estetici del periodo, l’opera è il risultato di un incarico specifico per lo Scalone della Triennale di Milano del 1951. È probabile che Fontana rispose, con il suo disegno al neon spaziale, ai famosi “disegni luminosi” eseguiti da Pablo Picasso in collaborazione con il fotografo Gjon Mili nel 1950. All’uso della luce elettrica come materiale “esotico” delle arti tradizionali, Fontana proponeva, con i suoi cento metri di tubi al neon contorti e caotici, un tour de force alle capacità dell’industria dell’epoca, rendendo così effettivo uno dei principi del manifesto spazialista del 1948: “Con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose”. Al contempo, la sua struttura univa in modo inaspettato l’estetica del Barocco, che tanto ammirava sin dalla gioventù, con il programma tecnologico dell’era spaziale.
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